La casa dei doganieri
Tu non ricordi la casa dei doganieri
sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:
desolata t’attende dalla sera
in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri
e vi sostò irrequieto (1)
Libeccio sferza da anni le vecchie mura
e il suono del tuo riso non è più lieto: (2)
la bussola va impazzita all’avventura
e il calcolo dei dadi più non torna.
Tu non ricordi; altro tempo frastorna
la tua memoria; un filo s’addipana. (3)
Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana
la casa e in cima al tetto la banderuola
affumicata gira senza pietà. (4)
Ne tengo un capo; ma tu resti sola
né qui respiri nell’oscurità. (5)
Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accende
rara la luce della petroliera! (6)
Il varco è qui? (Ripullula il frangente
ancora sulla balza che scoscende…)
Tu non ricordi la casa di questa
mia sera. Ed io non so chi va e chi resta. (7)
Eugenio Montale – da Le Occasioni
Questa poesia è concordemente considerata una delle più belle non solo di Montale ma di tutta la poesia italiana contemporanea. C’è una casa sperduta sopra una scogliera, nella quale il poeta una volta si recava con la donna amata; ma quell’amore ora è soltanto un ricordo di lui, perché il tempo ha allontanato la donna presa nel vortice di altri ricordi. Ed al poeta il ricordo di quei momenti felici che non torneranno mai più, lascia un senso di smarrita solitudine che l’inesorabile scorrere del tempo scandisce dolorosamente.
- Il poeta si rivolge alla donna amata, lontana e non più memore della casa nel rialzo a strapiombo sulla scogliera nella quale una volta si rifugiava con lui; ora quella casa è desolata perché da allora, da quando cioè la donna vi entrò piena di pensieri irrequieti (lo sciame dei tuoi pensieri) attende invano il suo ritorno. Il poeta, come si vede, trasferisce a quella casa ed a quei luoghi i suoi sentimenti.
- Il vento sferza sempre le vecchie mura della casa solitaria e il riso della donna non vi risuona più, lieto come allora.
- Le immagini simboliche della bussola impazzita, che non indica cioè la direzione esatta, e dei dadi vanamente gettati alla ricerca di una soluzione favorevole, stanno ad indicare lo smarrimento e il disordine interiore del poeta in preda all’angoscia che il ricordo della felicità per sempre perduta gli procura. Nella donna il ricordo è stato frastornato, cioè cancellato da altre vicende, ed è come se dalle mani di lei sia caduto un capo del filo del ricordo, si che il filo s’addipana, si avvolge su se stesso, torna alla sua matassa.
- Ma l’altro capo del filo del filo è trattenuto dal poeta. Invano egli cerca di ricostruire quel momento di felicità nel suo ricordo seguendo quel filo: vede sempre più lontane la casa dei doganieri e la banderuola piantata sul tetto, annerita dagli anni, che gira senza pietà. La banderuola sta a significare lo scorrere inesorabile e impietoso del tempo.
- Ancora l’immagine del filo del ricordo: un capo è nelle mani del poeta, ma l’altro è caduto da quelle della donna amata, che perciò è sola e lontana, e nell’oscurità il poeta non sente il suo respiro.
- Anche l’orizzonte sembra perdersi in lontananza (in fuga) per il balenare intermittente delle luci di una petroliera.
- Occorre uscire da quel luogo e dal cerchio struggente dei ricordi Il varco è qui? Si chiede il poeta, mentre la scogliera (il frangente) schiumeggia (ripullula) sulla balza scoscesa. Ma ormai tutto è vano: la donna non ricorda più nulla di quella sera che ora appartiene solo al ricordo del poeta (questa mia sera), il quale non sa più chi va e chi resta, cioè chi sia rimasto a lui vicino e chi si sia allontanato per sempre. La solitudine, insomma, e lo smarrimento regnano ormai nel suo spirito.
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