Il fedele Giovanni – 2
Ma un giorno, mentre navigavano in alto mare, il fedele Giovanni che sedeva a prua e sonava, scorse in aria tre corvi, che si avvicinavano a volo. Smise di suonare e ascoltò quel che dicevano, perché lo capiva bene. Uno gracchiò: – Be’, ecco che si porta a casa la principessa dal Tetto d’oro. – Sì, – rispose il secondo, – ma non l’ha ancora! – Disse il terzo: – Ma sì, è con lui sulla nave -. Allora il primo riprese a dire: – A che pro! Quando sbarcheranno, gli balzerà incontro un cavallo sauro; allora egli vorrà montare in sella, e se lo farà, il cavallo correrà via con lui e si alzerà nell’aria a volo, cosicché egli non vedrà mai più la sua fanciulla -. Disse il secondo: – Non c’è scampo? – Oh sì, se un altro balza in sella, estrae la pistola dalla fonda e uccide il cavallo, il giovane re è salvo. Ma chi può saperlo! E chi, sapendolo, glielo dicesse, diverrebbe di pietra dalla punta dei piedi alle ginocchia -. Allora il secondo disse: – Io so di più: anche se il cavallo viene ucciso, il giovane re non conserva la sua sposa: entrando nel castello, troveranno su un vassoio una camicia nuziale che sembrerà intessuta d’oro e d’argento, ma sarà tutta di zolfo e pece. Se egli l’indosserà, brucerà fino alle midolla -. Disse il terzo: – Non c’è scampo? – Oh sì, – rispose il secondo, – se qualcuno afferra la camicia coi guanti e la getta nel fuoco e la brucia, il giovane re è salvo. Ma a che pro! Chi, sapendolo, glielo dicesse, diventerebbe di pietra a mezzo il corpo, dalle ginocchia al cuore -. Disse il terzo: – Io so di più: anche se bruceranno la camicia, il giovane re non avrà ancora la sua sposa: quando, dopo le nozze, comincerà il ballo, e la giovane regina danzerà, impallidirà all’improvviso e cadrà come morta. E se qualcuno non la solleva e non succhia dalla sua mammella destra tre gocce di sangue e non le risputa, ella morirà. Ma se qualcuno lo sa e lo rivela, diventerà tutto di pietra, dalla testa alla punta dei piedi -. Scambiate queste parole, i corvi volarono via, e il fedele Giovanni aveva capito tutto; ma da quel momento fu triste e taciturno: se non diceva al suo signore quel che aveva udito, questi sarebbe stato infelice; se glielo rivelava, doveva sacrificar la sua vita. Ma infine si disse: “Il mio signore devo salvarlo, a costo della mia rovina”.
Quando sbarcarono, accadde quel che il corvo aveva predetto, e balzò loro incontro uno splendido sauro. – Orsù, – disse il re, – mi porterà al mio castello -. E voleva montare in sella; ma il fedele Giovanni lo prevenne, balzò a cavallo, estrasse la pistola dalla fonda e lo abbatté. Allora gli altri servi del re, che non amavano il fedele Giovanni, esclamarono: – Che infamia uccidere il bell’animale, che doveva portare il re al suo castello! – Ma il re disse: – Lasciatelo fare: è il mio fedelissimo Giovanni; un buon motivo l’avrà -. Poi entrarono nel castello, e nella sala c’era un vassoio con la camicia nuziale, che pareva tutta d’oro e d’argento. Il giovane re si avvicinò per prenderla, ma il fedele Giovanni lo respinse, afferrò la camicia con i guanti, la buttò rapidamente nel fuoco e la bruciò. Gli altri servi ricominciarono a brontolare e dissero: – Guardate, brucia persino la camicia nuziale del re! – Ma il giovane re disse: – Un buon motivo l’avrà, lasciatelo fare: è il mio fedelissimo Giovanni -. Poi celebrarono le nozze: cominciò il ballo e anche la sposa vi partecipò. Il fedele Giovanni stava attento e la guardava in volto; d’un tratto ella impallidì e cadde a terra come morta. Allora egli corse a lei, la sollevò e la portò in una stanza; qui la depose, s’inginocchiò, succhiò le tre gocce di sangue dalla sua mammella destra e le risputò. Subito ella riprese a respirare e si riebbe, ma il giovane re aveva visto tutto e non sapeva perché il fedele Giovanni l’avesse fatto; andò in collera e gridò: – Gettatelo in prigione -. La mattina dopo il fedele Giovanni fu condannato e condotto al patibolo; e quando fu lassù e stava per essere giustiziato, disse: – Ognuno che debba morire, prima della morte può parlare ancora una volta; ho anch’io questo diritto? – Sì, – rispose il re, – ti sia concesso -. Allora il fedele Giovanni disse: – Sono condannato a torto e ti son sempre stato fedele -. E gli raccontò che aveva udito sul mare i discorsi dei corvi e aveva dovuto fare tutto quel che aveva fatto per salvare il suo signore. Allora il re esclamò: – O mio fedelissimo Giovanni! grazia! grazia! Portatelo giù -. Ma, appena pronunciata l’ultima parola, il fedele Giovanni era caduto senza vita; era di pietra.
Il re e la regina se ne afflissero molto, e il re diceva: – Ah, come ho ricompensato male tanta fedeltà! – Fece sollevare la statua di pietra e la fece mettere nella sua camera, vicino al suo letto. Ogni volta che la guardava, piangeva e diceva: – Ah, potessi ridarti la vita, mio fedelissimo Giovanni! – Passò qualche tempo e la regina partorì due gemelli, due maschietti, che crebbero ed erano la sua gioia. Un giorno che la regina era in chiesa e i due bambini giocavano accanto al padre, il re guardò con gran tristezza la statua di pietra, sospirò e disse: – Ah, potessi ridarti la vita, mio fedelissimo Giovanni! – Allora la pietra si mise a parlare e disse: – Sì, puoi ridarmela, a prezzo di quanto ti è più caro -. Il re esclamò: – Per te, darò tutto quello che ho al mondo! – La pietra proseguì: – Se di tua mano tagli la testa ai tuoi due bambini e mi sfreghi con il loro sangue, io riacquisterò la vita -. Il re inorridì, udendo che doveva uccidere egli stesso i suoi figli diletti, ma pensò a quella gran fedeltà e che il fedele Giovanni era morto per lui: trasse la spada e di sua mano tagliò la testa ai bambini. E quando l’ebbe sfregata con il loro sangue, la pietra si rianimò e il fedele Giovanni gli stette innanzi vivo e sano. Disse al re: – La tua fedeltà non deve rimanere senza ricompensa -. E prese le teste dei bambini, le mise sul busto e spalmò le ferite con il loro sangue; ed eccoli risanati, e ripresero a saltare e a giocare come se nulla fosse accaduto. Il re era felice, e quando vide venir la regina, nascose il fedele Giovanni e i due bimbi in un grande armadio.
Quand’ella entrò, le disse: Hai pregato in chiesa? – Sì – ella rispose, – ma ho sempre pensato al fedele Giovanni, che per causa nostra fu così sventurato -. Allora egli disse: – Cara moglie, noi possiamo ridargli la vita, ma a prezzo dei nostri due figlioletti: dobbiamo sacrificarli -. La regina impallidì e le si gelò il sangue, ma disse: – Glielo dobbiamo per la sua grande fedeltà -. E il re fu lieto che ella pensasse proprio come lui, andò ad aprire l’armadio e ne uscirono i bambini e il fedele Giovanni. Il re disse: – Grazie a Dio, egli è disincantato e noi abbiamo ancora i nostri figlioletti -. E le raccontò tutto quel che era successo. Poi vissero felici insieme, fino alla morte.
Le fiabe del focolare – Fratelli Grimm