I Canidi – 9

Gli esperimenti compiuti a Kiel hanno dimostrato soprattutto che è possibile, mediante un adeguato allevamento e un’opportuna selezione artificiale, ottenere in brevissimo tempo delle nuove razze. Allo stato libero, ove la vita è dominata dalle severe leggi della selezione naturale, la maggior parte di queste non riuscirebbe a sopravvivere, ed è perciò che le specie selvatiche sono abbastanza omogenee sia nel comportamento sia nell’aspetto. Sotto la protezione dell’uomo le più singolari combinazioni geniche possono invece essere conservate, e utilizzate per costituire nuove associazioni mediante un’opportuna selezione. Dai primi Lupi divenuti domestici si è in tal modo originata, nel periodo di circa 10.000 anni, una grande molteplicità di razze canine (dal Pinscher al Terranova) che esteriormente non hanno quasi più nulla in comune con il modello di partenza, pur conservandone l’organizzazione anatomica. Lo scopo principale di taluni allevatori è quello di ottenere animali dotati di resistenza e coraggio; tuttavia solo un numero limitato di razze canine possiede queste due qualità che sono state acquisite attraverso una riproduzione selettiva e non mediante semplici incroci con i Lupi. Un simile metodo non consente inoltre di ottenere nuovamente tali doti nel caso esse siano state gradualmente perdute nel corso dell’allevamento, poiché la natura timida e circospetta del Lupo costituisce, negli incroci con i Cani, una caratteristica ereditaria dominante.
Il processo di addomesticamento è stato accompagnato nel Cane da trasformazione degli organi interni: rispetto al Lupo, le razze domestiche hanno infatti l’encefalo più piccolo e conseguentemente meno pesante (di circa il 31%), e inoltre la vista, l’udito e l’olfatto meno sviluppati; l’olfatto no raggiunge neppure nei più abili segugi la capacità di percezione che ha nel Lupo. La riduzione dell’encefalo non significa peraltro che il cane sia meno intelligente del proprio antenato: esso è semplicemente un animale diverso, che si è abituato a vivere in continuo contatto con l’uomo così come il Lupo si è adattato alla vita allo stato libero. Mentre infatti la sopravvivenza dell’animale selvatico dipende essenzialmente dalle sue capacità sensoriali, il cane si avvale della protezione del padrone, e quindi è meno condizionato dall’acutezza dei sensi. Grzimek constatò che presentando a un Lupo numerose ciotole coperte, l’animale impiegava solo qualche minuto per scoprire in quale di essa fosse stata nascosta la carne, mentre i diversi Cani sottoposti all’esperimento avevano bisogno anche di un’ora per scegliere la ciotola giusta. In un’altra prova lo sperimentatore faceva nascondere la carne nel terreno dal Lupo stesso, che veniva poi privato della possibilità di utilizzare l’olfatto. In tal caso l’animale scavò per oltre 16 ore alla ricerca del punto in cui aveva interrato la carne.
Il fatto che presso gli Egizi vivessero già forme simili ai Levrieri, ai Cani da caccia e ai Bassotti, e nell’Asia Minore esistessero grandi Cani da guardia e da caccia, non significa che le razze odierne si siano originate da tali forme; ciò indica semplicemente che già 3000 o 4000 anni fa veniva attuato l’allevamento di diverse razze domestiche. Il Dingo australiano (Canis lupus familiaris dingo), un tempo considerato da taluni un vero e proprio Cane selvatico, è invece senza dubbio una forma domestica inselvatichita, poiché presenta molte affinità con razze indonesiane. Ciò vale anche per il Canis lupus familiaris hallstromi, scoperto in Nuova Guinea solo alcuni anni fa. La trasformazione del Dingo in predatore di bestiame domestico coincise con l’introduzione dell’allevamento degli Ovini nel continente australiano e con la contemporanea riduzione numerica dei Canguri, che in precedenza costituivano le sue principali prede, a opera dei colonizzatori europei. Allo stato libero vive oggi un numero abbastanza modesto di Dingo di razza pura, mentre la maggior parte di questi Cani giallo-rossi, che in talune caratteristiche ricordano ancora i propri antenati Lupi, viene allevata nei giardini zoologici. Continua – 8