Grano o frumento tenero – Triticum spp.
Atlante delle coltivazioni erbacee – Cereali
Classe: Monocotyledones
Ordine: Glumiflorae
Famiglia: Graminaceae (Gramineae o Poaceae)
Tribù: Hordeae
Specie: Triticum spp.
Francese: blè; Inglese: wheat; Spagnolo: trigo; Tedesco: Weizen.
Semina.
Scelta della semente. Uno dei cardini del successo della coltivazione è la scelta di semente idonea sia dal punto di vista genetico (varietà) che agronomico (purezza, germinabilità).
Buona regola per un’azienda è di evitare sia di affidarsi a una sola varietà sia di coltivarne un numero esageratamente alto.
Le varietà vanno scelte sulla base dell’esperienza passata, ma senza trascurare la cauta prova e la graduale introduzione delle novità varietali più promettenti, senza di che nessun progresso vi sarebbe.
Molto utili risultano le liste di varietà raccomandate sulla base dei risultati di prove sperimentali regionali così come sarebbe molto utile che le organizzazioni professionali dei produttori, per evitare un’eccessiva frammentazione, pianificassero a livello comprensoriale i programmi di semina e di raccolta in modo da realizzare «stocks» omogenei delle varietà più richieste dagli utilizzatori.
Una volta scelte le varietà va ricercata la semente di qualità. Requisiti del frumento destinato alla semina sono: purezza specifica non inferiore al 98%; germinabilità minima: 85%; immunità da parassiti (carie, Claviceps); assenza di semi di erbe infestanti (non più di 10 semi in 500 grammi e zero semi di avena selvatica e Lolium temulentum).
Per quanto riguarda la purezza varietale il mercato offre tre tipi di seme:
– seme di base (limite minimo di purezza varietale 99,9%),
– seme certificato di la riproduzione (99,7%),
– seme certificato di 2° riproduzione (99,0%).
Le due prime categorie consentono di produrre frumento da seme seguendo le direttive e i controlli dell’Ente preposto alla certificazione delle sementi (Ente Nazionale Sementi Elette, ENSE).
Essendo una pianta strettamente autogama e le varietà odierne essendo delle linee pure, il frumento prodotto in azienda potrebbe essere reimpiegato come seme; però in un’agricoltura avanzata il seme certificato del commercio dovrebbe essere preferito al seme riprodotto in azienda per la innegabile migliore qualità di quello: garanzie di purezza genetica, agronomica e igienica, che solo grandi impianti industriali possono garantire con adeguati macchinari per la cernita e la concia della semente.
Quantità di seme. Il frumento è pianta a «fittezza elastica» nel senso che con l’accestimento può compensare ampie differenze di fittezza iniziale. Ciò è provvidenziale perché ad esempio in caso di semine mal riuscite che hanno prodotto nascite molto scarse (esempio: 100 piante per m2) grazie ad un accestimento molto spinto si può avere un’accettabile copertura di culmi-spiga. Però in condizioni normali si ritiene conveniente realizzare fittezze iniziali piuttosto alte per limitare l’accestimento.
Prassi assodata è di porsi come obiettivo 300 piante nate dalla semina che poi con un moderato accestimento formeranno una copertura di 5-600 spighe per m2, indicativamente.
In condizioni medie (buon valore reale della semente, buona preparazione del terreno e tempestiva epoca di semina) si può considerare che per avere 300 piante nate a m2 siano necessarie e sufficienti 400-450 cariossidi a m2 pari a 160-180 kg/ha di semi aventi un peso medio di 40 mg. Dosi raccomandabili sono quindi 160-180 kg/ha per semine d’autunno tempestive in buone condizioni; con semine ritardate la quantità di seme va aumentata indicativamente di 1 kg per ettaro per ogni giorno di ritardo. Nel caso di semine di fine inverno non si può far conto sull’accestimento, per cui le quantità di seme vanno fortemente aumentate, fino anche a 300 kg ad ettaro.
Spesso si vedono impiegate quantità di seme molto superiori ai valori indicati, nell’intento di avere garantito l’investimento voluto. Questo è un modo sbagliato, perché per garantire nascite regolari è meglio curare la preparazione del letto di semina e l’esecuzione della semina che tentare di ripararne i difetti aumentando la quantità di seme.
Epoca di semina. In Italia l’epoca normale di semina del frumento è l’autunno inoltrato, e la data media in cui la semina può essere fatta è tanto più anticipata quanto maggiore è la latitudine o l’altitudine.
L’epoca ottimale di semina è quella che dà il massimo di garanzia che all’arrivo dei freddi invernali le piantine di frumento abbiano raggiunto e non superato lo stadio di 3 foglie, stadio al quale la resistenza al freddo raggiunge il suo massimo.
La semina non deve essere né troppo anticipata né troppo ritardata.
Con semina troppo anticipata, nel caso di un autunno a lungo mite la coltura potrebbe essere indotta ad uno sviluppo vegetativo eccessivamente rigoglioso prima dell’arrivo dei freddi invernali, che la coglierebbero in uno stato di vulnerabilità. Particolarmente esposte a questo rischio sono le varietà alternative.
Con semine troppo ritardate la germinazione e le nascite sono rallentate dalle basse temperature e, nel caso di gelate precoci, queste potrebbero cogliere la coltura nella fase di emergenza, quando le plantule hanno una limitata resistenza al freddo.
Nelle regioni settentrionali la semina in pianura inizia a metà ottobre, nell’Italia centrale ai primi di novembre, nel Meridione nella seconda metà di novembre. Le semine si anticipano procedendo dalla pianura alla montagna. In ogni ambiente l’esperienza locale dà buone e sicure informazioni.
Periodo utile per la semina.
Un elemento importante in una grande azienda per organizzare il lavoro e ottimizzare l’uso dell’attrezzatura aziendale necessaria è il periodo utile per la semina: questo può protrarsi per 20-30 giorni senza apprezzabili conseguenze sulla coltura, se non un lieve ritardo nella fioritura e nella maturazione.
Semina primaverile – La semina primaverile del frumento in Italia è eccezionale, come rimedio di emergenza quando la semina autunnale sia stata impossibile o sia fallita. Queste semine «primaverili» (o di fine inverno) si fanno verso la fine di gennaio nel Sud, in febbraio-marzo al Nord.
Le rese di queste colture sono sempre più basse e aleatorie di quelle autunnali perché il ritardato ciclo di sviluppo le espone maggiormente al rischio della deficienza idrica nella fase finale.
Per queste semine ritardate è necessario impiegare solo le varietà alternative, che non hanno bisogno di vernalizzazione. Poiché in Italia la semina normale è quella autunnale con impiego indifferente di varietà alternative e non alternative, non sempre delle varietà si conoscono queste loro caratteristiche.
Concia della semente. Il seme dovrebbe sempre essere trattato («concia») con polveri a base di fungicidi organici che assicurino una buona protezione dalla carie e da altri funghi.
È molto importante che il trattamento al seme sia ben fatto: la concia umida («slurry») fatta da ditte sementiere specializzate è da preferire a quella polverulenta, la sola fattibile nelle aziende agrarie.
Distribuzione del seme. La semina è fatta a file con seminatrice «universale» e richiede una buona preparazione del terreno che non lasci zolle grosse tanto da non passare tra gli elementi seminatori.
Distanza tra le file
Le file sono semplici, distanti da 0,14 a 0,18 m, con media intorno a 0,15 m. Le distanze maggiori sono adottate nei terreni con problemi di struttura dei quali è difficile l’affinamento.
Una tecnica di semina che in passato ha avuto una certa diffusione perché agevola la sarchiatura manuale è quella a righe binate anziché semplici: 0,10 m tra le due file della Tina, 0,30 m tra le bine. Nel caso di agricoltura biologica, dove non è ammesso l’uso di diserbanti, la sarchiatura meccanica potrebbe essere resa possibile da semine a file largamente spaziate o a bande di file strette separate da spazi larghi, secondo le esigenze della macchina sarchiatrice.
Profondità. La profondità di semina è molto importante: essa deve essere compresa tra 20 e 50 mm: la norma è 30-40 mm aumentabili a 40-50 mm al massimo nel caso di terreni sciolti e asciutti, riducibili a 20-30 mm in terreni limosi o argillosi bagnati.
Un grave e comunissimo errore è di deporre i semi troppo in profondità: da tali semi si originano piante che stentano ad emergere (e spesso non vi riescono), restano per tutta la loro vita stentate, con ridotto accestimento e limitato sviluppo fogliare o radicale.
Seminatrici
La semina del frumento si fa con seminatrici trainate o semiportate che sono di due tipi:
· con distribuzione a gravità, per cilindri scanalati (seminatrici universali);
· con distribuzione pneumatica, più veloci.
Le seminatrici trainate hanno una larghezza variabile da 1,5 a 4 metri e una velocità di lavoro di 4-8 km/h. Quelle semiportate vanno da 2 a 6 metri di larghezza e consentono velocità superiori alle precedenti: 6-10 km/h. Le seminatrici pneumatiche semiportate lavorano bene anche con velocità superiori (10-12 km/h).
Nel calcolare la capacità di lavoro oraria si tenga conto dei tempi di rifornimento che, con la migliore organizzazione possibile, rappresentano il 10-15% del tempo totale.
Per la semina «diretta» (senza lavorazione alcuna) sono state realizzate seminatrici speciali, di struttura, peso e robustezza tali da poter seminare su terreno sodo.
Consociazione. Per definizione, la consociazione è la coltura contemporanea di due o più specie sulla stessa unità colturale. In passato o in regioni ad agricoltura primitiva erano frequenti consociazioni permanenti di segale, lenticchie, ecc. col frumento o la consociazione temporanea di essenze da prato (erba medica, trifoglio, sulla, lupinella) traseminate nel cereale in autunno o più spesso in primavera con la tecnica detta della «bulatura». L’impiego dei diserbanti e l’uso di forti dosi di azoto rendono la bulatura poco praticabile o addirittura impossibile.
Continua.