“SE TU NOI. SAI, IO SONO VIVUTO…NUTRICATO A NAPOLI…”
Giunto a Napoli nella seconda metà del 1327, Giovanni lascia la città per fare ritorno a Firenze, solo nell’inverno del 1340-1341: un lungo periodo trascorso nella capitale del regno, durante il quale il giovane manifesta tutta la propria insofferenza verso il mestiere bancario e mercantile e scopre la propria insopprimibile vocazione letteraria.
Napoli, la sua vita, la sua cultura restano un importante punto di riferimento per il Boccaccio, che nella città comporrà il “Filocolo”, primo romanzo in prosa della letteratura italiana, i poemi “Teseida” e “Filostrato”, in cui l’uso dell’ottava assurge ad alti livelli d’arte, destinati a segnare il futuro della poesia eroica, e il poema in terza rima “Caccia di Diana”.
Ma anche dopo essersi allontanato da Napoli, lo scrittore continuerà a coltivare un intenso ricordo della città. Egli stesso afferma in un rilevante passaggio del “Ninfale d’Ameto”, composto dopo il ritorno a Firenze, che, quando giunse a Napoli e la città”gli si fe’ palese, le mai non vedute rughe con diletto tennero l’anima sua”. E nel nome dell’antiuchità e del diletto egli costruisce l’immagine di Napoli, “città antichissima e forse così dilettevole, o più, come ne sia alcuna altra in Italia”, come afferma nella novella sesta della giornata terza del “Decameron”. Non a caso, sempre nel “Ninfale d’Ameto”, egli farà raccontare da Fiammetta la storia relativa all’antichissima, duplice fondazione della città, ricca di particolari leggendari.
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