La favola del giorno

I racconti di Sherazad – da Le mille e una notte

STORIA DEL SECONDO CALENDER, FIGLIO DI RE. – 2

Poiché avevamo dieci cavalli carichi dei nostri bagagli e dei doni che dovevo fare al sultano delle Indie da parte di mio padre, e poiché eravamo pochi, potete immaginare come quei ladri ci venissero incontro arditamente. Non essendo in condizioni di respingere la forza con la forza, dicemmo loro che eravamo ambasciatori del sultano delle Indie, e speravamo perciò che essi non facessero niente contro il rispetto che gli dovevano. Avevamo creduto di salvare così il nostro bagaglio e le nostre vite; ma i ladri ci risposero insolentemente:

“Perché volete che rispettiamo il sultano vostro padrone? Noi non siamo suoi sudditi: non siamo neppure sulle sue terre.”

Dette queste parole, ci circondarono e ci attaccarono. Io mi difesi finché mi fu possibile; ma, sentendomi ferito e vedendo che l’ambasciatore, i suoi e i miei uomini erano stati tutti gettati a terra, approfittai delle forze che restavano al mio cavallo, anch’esso gravemente ferito, e mi allontanai da loro. Lo spinsi finché poté portarmi; ma ad un tratto me lo sentii mancare sotto e cadde morto stecchito per la stanchezza e per il sangue perduto. Mi sbarazzai in breve di lui e, vedendo che nessuno mi inseguiva, pensai che i ladri non avessero voluto allontanarsi dal bottino che avevano fatto.

Eccomi dunque solo, ferito, privo di ogni aiuto, in un paese sconosciuto. Non osai riprendere la strada mastra, per paura di ricadere nelle mani dei ladri. Dopo aver fasciato la mia ferita, che non era grave, camminai per il resto del giorno e arrivai ai piedi di una montagna dove scorsi, a mezza costa, l’ingresso di una grotta; vi entrai e vi passai la notte abbastanza tranquillamente, dopo aver mangiato qualche frutto raccolto cammin facendo.

Continuai a camminare il giorno dopo e quelli seguenti, senza trovare un posto dove fermarmi. Ma, dopo un mese, scorsi una grande città, molto popolosa e situata in una posizione tanto più favorevole in quanto nei suoi dintorni scorrevano parecchi fiumi, e vi regnava una perenne primavera. I luoghi ameni che si presentarono allora ai miei occhi mi procurarono una certa gioia, e alleviarono per qualche momento la tristezza mortale cui ero in preda vedendomi in quello stato. Avevo il viso, le mani e i piedi abbronzati e bruciati dal sole; a furia di camminare le scarpe mi si erano logorate ed ero stato costretto a camminare a piedi nudi; e a parte questo, i miei abiti erano a brandelli.

Continua domani.

3 pensieri riguardo “La favola del giorno

    1. Ciao Elvira, sono io che ringrazio te e anche tutti gli altri che mi seguono assiduamente dandomi il loro gradimento a cose che scrivo io perché piacciono a me ma non è detto che debbano piacere anche ad altri, quindi è per questo che ringrazio te e tutti gli altri. Trascorri una bella serata.

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