Medicina
Pillole & Pasticche
Pillole – piccole sferiche, un tempo erano confezionate dai farmacisti.
Compresse – di aspetto rugoso, sono formate compattando principi attivi in polvere. Se hanno un rivestimento in zucchero si chiamano confetti.
Pastiglie – sono quelle che si sciolgono in bocca. Un sinonimo, talora usato per le droghe, è pasticche.
Capsule – L’involucro esterno è di gelatina, rigida o molle, a elevata disgregabilità per un’azione più rapida.
Soltanto in Italia si vendono ogni anno 1,5 miliardi di confezioni medicinali, che contengono circa 20 miliardi di pillole, 600 al secondo. Nel mondo, il record assoluto va a una decina di nomi (per esempio alcuni farmaci contro l’ulcera o anticolesterolo) di ciascuno dei quali si producono, ogni anno, circa 4,5 miliardi di pezzi. E non è finita, perché sotto forma di pillole non si vendono soltanto molti medicinali, ma anche droghe come l’ecstasy, integratori alimentari, vitamine, specialità dimagranti e così via.
Ma che cosa succede quando inghiottiamo una pillola, indipendentemente dal suo contenuto?
Proviamo a rispondere seguendone il cammino passo passo.
Farmaco a orologeria
Immediatamente dopo averla ingerita, la compressa (o la capsula) viene sospinta, attraverso i movimenti ritmici dell’esofago nello stomaco. Se l’assunzione avviene con un po’ d’acqua, e se l’esofago non ha problemi di adesione, la compressa raggiunge lo stomaco nell’arco di 5-10 secondi. Unica eccezione, le pastiglie che si sciolgono in bocca, come i disinfettanti del cavo orale o come alcuni anti-infarto che si fanno sciogliere sotto la lingua: il caso più noto è quello della nitroglicerina. Una curiosità: le pastiglie sublinguali sono le uniche confezionate in forme strane – per esempio a triangolo – proprio per evitare che vengano inghiottite accidentalmente. Se lo stomaco è vuoto e la compressa facile da disgregare (come le capsule), il principio attivo è pronto ad agire in un tempo variabile da 2 a 10 minuti. E nel caso di sostanze facili da assorbire in ambiente acido, come gli analgesici, comincia ad essere assorbito già a livello dello stomaco. Sono passati circa 20 minuti. Per accelerare questa fase, oggi vengono prodotti anche farmaci che contengono il principio attivo già sotto forma di una goccia di liquido.
Se il principio attivo viene assorbito meglio in ambiente alcalino (il contrario di acido), bisogna attendere il passaggio della compressa, ormai disgregata, nel duodeno e nell’intestino tenue. Qui agisce la gran parte dei medicinali: dagli psicofarmaci agli antibiotici. Il tempo di passaggio dipende dal contenuto dello stomaco: si va dai 15 minuti alle 6 ore.
Il principio attivo attraversa quindi la mucosa gastrica, o quella intestinale, e raggiunge il fegato (nel migliore dei casi, sono passati da 20 a 40 minuti. Da parte sua il fegato svolge il consueto lavoro di demolizione e disattiva il principio attivo… ma non del tutto: dal 20% al 95% della sostanza supera la barriera e si riversa nel sangue. Sono passati nella maggioranza dei casi, 30-45 minuti. Il farmaco continua a svolgere la sua azione nel corpo finché gli enzimi del fegato non lo disattivano del tutto, e proprio questa azione di demolizione produce uno dei più classici effetti collaterali di quasi tutte le pastiglie medicinali: un cambiamento nel colore dell’urina. Il fegato, infatti, incolla alla sostanza da eliminare un veicolante (come l’acido glucuronico) che la aiuterà a viaggiare verso i reni sono passati 60-180 minuti. Ed è proprio questo veicolante a rendere la pipì giallo brillante o addirittura bruna. Continua.