Miu è un gattino di un mesetto di vita che ho trovato per la strada due giorni fa, mi ha seguito come un cagnolino cosa che mi ha meravigliato tantissimo visto che i gatti che sono nati in casa mia non lo fanno. Il suo nome è Miu perché è il verso che faceva quando l’ho trovato. E’ un gattino tricolore cosa abbastanza rara e probabilmente di sesso femminile, non ho resistito al suo richiamo e mi sono comportato come un bambino non pensando che a casa ho cani, alcuni dei quali particolarmente cattivi, e altri sei gatti adulti; ma il gattino se la sta cavando abbastanza bene con i gatti adulti inarca la schiena i gli adulti, almeno quelli maschi scappano per quanto riguarda le femmine, tra parentesi sterilizzate, non ha avuto ancora incontri diretti, almeno per il momento, per quanto riguarda i cani che sembrano molto interessati, basta un mio urlo di tanto in tanto a tenerli lontani.
Ci tenevo molto a presentarvi Miu che non ho resistito. Grazie a chi gradirà e auguro a tutti una buona notte.
Paese d’origine: Stati Uniti Classificazione FIFe: Category IV – Siamese & Oriental
A differenza del suo nome esotico, il Balinese è di origine statunitense. Nel 1920 per dare nuovo vigore alla razza Siamese e per ottenere una nuova varietà a pelo lungo, furono effettuati degli accopiamenti con Angora a pelo lungo. I gattini nati però mantenevano la caratteristica del pelo corto. Non avendo ottenuto i risultati sperati, gli allevatori, abbandonarono ogni nuovo tentatico. Solo in seguito si scoprì che la caratteristica del pelo lungo nel Siamese era un carattere recessivo. La razza venne riconosciuta ufficialmente nel 1961. Il nome Balinese gli fu attribuito dal fatto che muovendosi, con i suo modi aggraziati, il gatto ricordava le danzatrici dei templi di Bali.
Aspetto generale
E’ la varietà a pelo semi-lungo del Siamese. A differenza del Siamese ha una voce più morbida. Di aspetto fiero e aristocratico. Di taglia media, presenta un’ossatura sottile. Snello e longilineo, il suo peso non deve superare i 5,5 Kg. La maschera dovrebbe coprire tutto il viso, comprese le parti con le vibrisse, ed essere collegata alle orecchie tramite linee segnate. Le estremità non devono contenere ticking o peli bianchi. Raggiunge precocemente la maturità sessuale.
Carattere
Affettuoso e generoso, inteligente e molto agile. Determinato, sensibile ed estroverso come il Siamense. Socievole, si affeziona a tutta la famiglia, con i bambini gioca instancabilmente. Come un cane però, si affezziona ad una sola persona. E’ davvero un gran giocherellone, allegro ed esuberante. Ha bisogno di tutte le vostre attenzioni, soffre a stare solo. Ha un assoluto bisogno di compagnia, umana o animale che sia. Comunica con un miagolio molto più dolce rispetto al Siamese.
Non ha bisogno di una particolare toelettatura. Necessita solo di una spazzolatura giornaliera. Il suo pelo è meno portato alla formazione di nodi grazie all’assenza di sottopelo. E’ molto sensibile agli sbalzi di temperatura e al freddo.
Varietà di colore
Presenta tutte le colorazioni del Siamense e del Colorpoint Shorthair. Alcune associazioni Americane riconoscono solo 4 varietà: seal point, blue point, chocolate point e lilac point; le altre varietà di colori sono riconosciute come Giavanese. In Europa invece non si fa differenza tra Balinesi e Giavanesi.
Standard
Categoria: Pelo semi-lungo. Corporatura: media. Corpo: longilineo e sotile, dotato di una buona musolatura. Le spalle non devono essere più larghe delle anche. Mantello: tessitura fine come seta. Non presenta sottopelo ed è assente la gorgiera tipica dei mantelli a pelo lungo. Testa: a forma di cuneo, che parte dal naso e si allarga gradualmente con due linee dritte fino alle orecchie. Ben proporzionata. Non è presente lo stop ed alcuna depressione sulle vibrisse. Occhi: a forma di mandorla, di colore blu zaffiro. Sono posizionati in obliquo verso la canna nasale. Naso: dritto e lungo. Esso continua la linea della fronte, senza alcuna depressione. Orecchie: attaccatura larga, grandi. Appuntite alla sommità. Sono posizionate in modo da continuare la linea della testa cuneiforme. Mento: forma una linea verticcale con il naso. Arti: di ossatura leggera, magri. Gli arti posteriori sono più alti di quelli anteriori. Piedi: piccoli e ovali. Coda: lunga e affusolata. Si assottiglia fino alla punta. I peli della coda si allargano come in un pennacchio. Penalità: carenza di pigmento sul tartufo o sui cuscinetti plantari; Occhi strabici; Zampe posteriori deboli; Respirazione dalla bocca a causa di un’ostruzione nasale; Coda piegata; Colore degli occhi non in standard; Macchie bianche sui piedi; Sottopelo lanoso; Salute cagionevole.
La specie è diffusa in Europa settentrionale, soprattutto in Norvegia e Russia, ove è presente oltre le metà dell’intera popolazione europea, ma anche in Groenlandia, Danimarca, Svezia, Polonia e Germania. Piccole popolazioni sono segnalate anche in Islanda, Gran Bretagna, Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, Austria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Bulgaria, Romania, Ungheria, Moldavia e Grecia; il suo areale si estende in Asia, attraverso la Turchia e il Medio Oriente sino alla Mongolia, la Cina e il Giappone. Presente anche in Italia.
Il maschio e la femmina sono indistinguibili in natura. Il piumaggio è quasi completamente marron con screziature abbondanti e diffuse marron chiaro (soprattutto su collo e capo) ad eccezione della corta coda che è completamente bianca. Il becco massiccio, le zampe e l’iride dell’occhio sono gialle. I giovani sono marron scuro con la differenza (rispetto gli adulti) di avere il becco giallo alla base e nero nella restante parte e la coda marron con screziature chiare. La parte interna delle ali superiormente è screziata di chiaro e anche inferiormente presenta delle copritrici più chiare. Gli individui al secondo inverno hanno screziature biancastre sulla parte centrale superiore delle ali e sul dorso.
Biologia
Si ciba di pesci, di carogne di vari animali, nonché di mammiferi. Vola bassa sulle acque per catturare il pesce in superficie, talora si tuffa parzialmente. Il nido è costituito da una grande struttura di rametti con una depressione al centro ed è posto su una scogliera, su una cengia rocciosa o su un albero. In genere vengono deposte 1 o 2 uova.
Origine: Italia. Classificazione F.C.I.: Gruppo 8 – cani da riporto cani da cerca cani da acqua.
Il Lagotto Romagnolo è un’antica razza da riporto in acqua. E’ presente dal 1800 nelle zone paludose di Ravenna e nelle pianure di Comacchio. Con la bonifica di quasi tutte le zone paludose d’Italia, avvenuta nel corso dei secoli, il Lagotto Romagnolo dovette trovare un altro “lavoro” per aiutare l’uomo e quindi si è pian piano specializzato nella ricerca al tartufo in aperta campagna e sulle zone collinari romagnole. E’ divenuta, a livello mondiale, l’unica razza riconosciuta con questa attitudine. Il suo olfatto è semplicemente infallibile ed ormai per lui, trovare un tartufo, è divenuta un’operazione molto facile.
Aspetto generale
Cane di media-piccola taglia, con proporzioni buone e di aspetto forte, robusto e rustico al tempo stesso. La particolarità estetica che lo caratterizza è il pelo riccio e lanoso su tutto il corpo, compresa la testa. Le doti di rusticità ne istituiscono la funzionalità al lavoro.
Carattere
Canino dall’espressione sempre vigile e attenta a tutto. Molto vivace e gioviale con le persone che lo circondano quotidianamente, ma anche con estranei, appena preso confidenza. Per lui essere portato a caccia di tartufi è quasi diventato una sorta di gioco. Mentre svolge il suo lavoro esibisce passione e efficienza. Si sente esperto in questo tipo di ricerca e ama mettersi in mostra con il suo insuperabile olfatto. L’istinto venatorio è stato pian piano cancellato, così da non venire distratto dal selvatico. Legato in modo incredibile al suo padrone; si dimostra un ottimo cane da compagnia per la sua intelligenza ed obbedienza. E’ una razza facilmente addestrabile.
Altezza: – maschi da 43 cm a 48 cm – femmine da 41 cm a 46 cm Peso: – maschi da 13 kg a 16 kg – femmine da 11 kg a 14 kg
Tronco: quasi uguale all’altezza al garrese in lunghezza. Testa e muso: testa di forma trapezoidale con leggera divergenza tra gli assi superiori del cranio e quelli del muso. Muso abbastanza largo. Il rapporto è cranio 56%, muso 44%. Tartufo: sulla stessa linea della canna nasale, largo e voluminoso. Denti: regolarmente allineati e completi nel numero; sono ammesse chiusure a forbice o a tenaglia ed un leggero prognatismo. Collo: muscoloso, asciutto e privo di giogaia. Pelle: aderente in tutte le parti del corpo. Arti: ben in appiombo sia gli anteriori che i posteriori. L’avambraccio è perfettamente dritto. Spalla: le scapole sono lunghe il 30% dell’altezza al garrese e ben stese all’indietro di circa 53 gradi. Muscolatura: buona soprattutto sugli arti posteriori. Linea superiore: retta con garrese e mai curva. Coda: con giusto punto di attaccatura. In lunghezza arriva fino ai garretti. Proporzioni: lunghezza testa è pari ai 4/10 dell’altezza al garrese; lunghezza muso è minore di 2/10 di quella del cranio; la profondità del costato è circa la metà dell’altezza al garrese. Pelo: con tessitura lanosa. Molto particolare. E’ riccio su tutto il corpo. I ricci devono essere distribuiti in modo omogeneo. Colori ammessi: bianco sporco uniforme, bianco con macchie marroni, roano, marrone fegato uniforme, arancio unicolore. Difetti più ricorrenti: misure fuori standard, enognatismo, depigmentazione del naso, mantello cordato, assi cranio-facciali convergenti, mantello nero, macchie nere, canna nasale concava, monorchidismo, criptorchidismo.
Persano – Cavallo Salernitano Atlante delle razze di Cavalli – Razze italiane
Origini e attitudini
Oltre al Salernitano vero e proprio, nella piana tra il Sele e il Calore (Salerno – Campania) era allevata la rinomata “razza governativa di Persano”. Fondata nel 1762 da Carlo III di Borbone e formata da fattrici prevalentemente orientali e stalloni arabi andalusi. Nel 1874 il governo soppresse la razza e tutti i soggetti furono venduti alla asta pubblica. Nel 1900 venne ricostituita con fattrici di conformazione omogenea e di provata attitudine al servizio da sella, scelte tra i diversi reggimenti di cavalleria, e con due stalloni, Jubilée (purosangue inglese da Melton) e Giacobello (mezzosangue arabo da stallone Siriano). In seguito alla soppressione del Centro di rifornimento quadrupedi i Persano (1954) la razza si è ridotta a una cinquantina di fattrici, trasferite al Posto raccolta quadrupedi di Grosseto, dipendente dal Ministero della difesa. Attitudine: sella, completo, dressage e alta scuola. Nevrili ed eleganti i Persano sono impiegati oltre che per gli sport equestri anche per l’ippoturismo. Temperamento: docile e coraggioso. Registro Anagrafico delle popolazioni Equine riconducibili a gruppi etnici locali (D.M. 24347 del 5/11/2003).
Standard di Razza – Cavallo Persano
1) AREA DI ORIGINE: La razza odierna deriva da un nucleo di 78 fattrici scelte presso i reggimenti di cavalleria ed inviate a Persano nel 1901 nel quadro di un tentativo di ricostruzione su basi morfologiche dell’antica razza allevata in nell’ allevamento reale chiuso nel 1874. 37 di dette cavalle furono coperte da un PSI (Jubilee da Malton e Jalonse) e le rimanenti 41 da un mezzosangue orientale (Giacobello da Lucati e Facciabella). Nel 1917 e nel 1918 furono ulteriormente immesse in razza rispettivamente 10 ed 8 fattrici (Regione Campania).
2) ATTITUDINE: sella, completo, dressage e alta scuola.
3) CARATTERI TIPICI: a) mantello: baio, sauro, grigio, morello; b) conformazione: – testa: ben proporzionata, fronte larga, occhi grandi e vivaci, profilo diritto con leggera concavità seguita da convessità sull’asse nasale, mascella rotonda, orecchie corte distanziate; – collo: muscoloso, lungo a tronco di cono, leggermente arcato, attaccato in profondità ed in alto, criniera folta e lunga; – spalla: ben inclinata e lunga; – garrese: pronunciato; – linea dorso-lombare: dritta, di media lunghezza; – groppa: corta, muscolosa, inclinata, sempre più bassa del garrese, coda folta e di notevole lunghezza attaccata medio-alta; – petto: ampio; – torace: profondo; – arti: robusti, ma fini, tendini resistenti; – articolazioni: larghe e ben proporzionate; – andature: elastiche ed armoniche; – appiombi: perfetti. c) temperamento: docile e coraggioso.
4) DATI BIOMETRICI (espressi in cm):
Altezza minima garrese: – Maschi: 150 – Femmine: 150
5) DIFETTI CHE COMPORTANO L’ESCLUSIONE DAL REGISTRO ANAGRAFICO: – Mantello: roano, pezzati o maculati; – Altezza al garrese: inferiore a 150 cm.
Associazione Regionale Allevatori della Campania A.R.A.C. Corso Meridionale, 18 – 80143 Napoli – Tel. 081 202970
Paese d’origine: Myanmar (ex Birmania); Nazionalità: Francia, Gran Bretagna. Classificazione FIFe: /
Si narra che il Birmano ( o Sacro di Birmania) discenda da un’antica popolazione di gatti sacri ospitati in un tempio Khmer di Myanmar. Durante un assalto al medesimo tempio, il gran sacerdote, mentre stava in meditazione davanti alla statua della dea insieme al suo gatto bianco Sinh, venne mortalmente ferito ed il suo fedele gatto Birmano si accucciò sopra di lui rivolgendo lo sguardo alla dea. Mentre ciò accadeva, avvenne una trasformazione: il suo mantello divenne dorato e gli occhi blu zaffiro, quando si voltò verso la porta del tempio le sue zampe, il muso e le orecchie si tinsero di colore scuro della terra, ad eccezione delle zampe ancora appoggiate sul padrone morente le quali rimasero bianche candide in segno di purezza. Guidati dallo sguardo del gatto rivolto alle pesanti porte di bronzo del tempio, i monaci si precipitarono a chiuderle, salvandosi così dal saccheggio e dalla distruzione. Nello stesso tempo anche gli altri gatti del tempio subirono la stessa trasformazione trasmettendola ai loro discendenti. Sinh non abbandonò il suo padrone, e morì sette giorni dopo di lui. Quando i monaci si riunirono per eleggere il nuovo successore del Gran sacerdote videro accorrere tutti i gatti del tempio. Da ciò deriva il nome della razza, Gatto Sacro di Birmania. I primi esemplari comparsi in Europa furono una coppia giunti in Francia nel 1918. In segno di riconoscimento a un signore francese, i monaci Kittahs gli inviarono due dei preziosi e rari gatti Birmani, da loro stessi allevati e ritenuti sacri. Il maschio morì durante il viaggio, mentre la femmina, partita dal tempio già gravida partorì a Nizza la sua cucciolata, da cui ebbe origine l’intera razza. Dopo l’ultima guerra mondiale la razza fu vicina all’estinzione, in tutto il mondo rimasero solo due coppie, e da queste si partì per ottenere il riconoscimento ufficiale, ottenuto nel 1966.
Aspetto generale
Il Birmano è un gatto di medie dimensioni, di ossatura robusta col corpo leggermente allungato. I maschi sono generalmente più grandi ed hanno la zona della gorgiera più possente e la testa più massiccia rispetto alle femmine. La gorgiera è meno evidente in estate e in giovane età. Ha un portamento elegante e due magnetici occhi blu zaffiro. Di aspetto imponente, col suo lungo pelo, si aggiunge un tocco di classe con le zampe guantate di un colore bianco candido. Il netto contrasto tra le estremità scure e il corpo chiaro lo legano al Siamese. In sintonia con l’aspetto maestoso, il Gatto Sacro di Birmania ha un carattere mite e tranquillo. Rispetto ai gatti a pelo lungo, esso matura presto e le femmine spesso vanno in calore a sette mesi d’età. Il suo mantello è più setoso al tatto rispetto quello del Persiano, ma è rispettivamente meno folto. A causa della mancanza di un folto sottopelo soffre il freddo, bisogna stare attenti quindi alle temperature rigide e alle correnti d’aria. Ha una forte e spiccata personalità. Ama parlare più che con la voce con gli occhi, gli sguardi e con tutto il suo corpo. In alcune linee tendono a manifestarsi forme di debolezza degli arti posteriori o di ostruzione nasale, che obbliga l’animale a respirare con la bocca.
Carattere
Curioso e affettuoso, alla apparenza distaccato, quasi fosse pienamente consapevole delle sue origini mistiche. Ha un temperamento attivo e reattivo, è un gatto poco vocale, con un miagolio flebile. Molto socievole e raramente aggressivo. Ama la tranquillità e la quiete e non sopporta confusione. Per questo tollera poco la compagnia di bambini vivaci e di altri animali, si comporta con molta riservatezza con gli estranei. Adatto alla vita di appartamento, ma può essere lasciato libero di uscire in giardino, dove si divertirà ad arrampicarsi su alberi, senza alcun rischio di rovinare il mantello. Sopporta alcune ore di solitudine, ma in caso di assenze prolungate è preferibile garantirgli la compagnia di un suo simile. I gattini sono molto attivi ed esuberanti, amano giocare fino allo sfinimento, comportamento questo che avranno anche da adulti. I maschi adulti tendono a ricercare la compagnia dell’uomo più dei loro simili di sesso femminile. A differenza di altri gatti, è molto attaccato al suo padrone, lo amano, lo seguono, lo cercano continuamente. Hanno bisogno delle sue attenzioni e della sua compagnia. Non è adatto a persone che cercano un gatto “soprammobile”, ma è l’ideale per quelli che vogliono trovare in un gatto un amico, da vivere a pieno, un compagno con cui dialogare e giocare.
Nonostante abbia un pelo lungo e sottile, la pelliccia setosa si toeletta facilmente perché dotato di poco sottopelo. Una o due spazzolate settimanali sono sufficienti per mantenerlo in forma. Durante il periodo di muta le spazzolate devono essere più frequenti, almeno una volta al giorno, agendo sia nel verso del pelo che contropelo, ma comunque i nodi sono rari. Il pelo del Birmano è molto fine per cui è necessario non essere troppo energetici per evitare di strapparlo, le spazzolate lenti e ritmiche diventano in questo modo un momento di relax. I guanti bianchi devono essere sempre mantenuti puliti e privi di macchie lavandoli regolarmente, asciugandoli con attenzione e applicando del borotalco, in secondo tempo strofinare il pelo con una spazzola, in modo da lasciare le parti bianche perfettamente pulite e senza macchie.
Birmano Seal point a otto mesi – Maschio di Birmano Red point (foto www.birmans.it)Cucciolo di Birmano Blue point (foto www.birmans.it)
Varietà di colore
Può presentarsi nelle tonalità: Seal point (un marrone molto scuro), Blu point, Chocolate point, Lilac point (un marrone chiaro), Red point e Cream point. Oltre ai colori puri del mantello esistono le varianti: Tabby point, una lieve striatura che si fonde al colore base, che può essere Seal, Blu, Chocolate, Lilac, Red o Cream point; Tortie point, una maculatura generale del mantello incrociata con il colore Red, il colore di base può essere Seal, Blu, Chocolate o Lilac point; Torie Tabby point, caratteristica che si ottiene con l’unione delle due varietà precedenti, avendo come colore di base il Seal, Blu, Chocolate o Lilac point. Quando i gatti sono ancora cuccioli il colore e la maschera sul muso sono molto tenui. Crescendo la pigmentatura diviene molto evidente e la maschera copre praticamente tutto il muso e le parti interessate.
Standard
Categoria: si può presentare a Pelo lungo o Semilungo. Corporatura: di media struttura. Corpo: Lievemente allungato e robusto, di tipo Stocky. I maschi devono essere più massicci delle femmine. Il colore del corpo, e del ventre è guscio d’uovo molto pallido; il dorso è beige dorato in tutte le varietà esistenti. Mantello: è setoso, morbido, lungo o semilungo con poco sottopelo. Il pelo è corto sul muso, si allunga gradualmente sulle guance e diventa lungo e folto formando la tipica gorgiera, sul dorso e sui fianchi rimane lungo, sulle zampe si accorcia leggermente ed infine tra i polpastrelli si formano dei ciuffi di pelo più lungo. Si presenta lievemente riccio sullo stomaco. Testa: cranio forte, vasto ed arrotondato. La testa ha una forma data da una ossatura piuttosto robusta, la fronte è leggermente arrotondata, le guance sono piene. Presenta un leggero stop, ed ha un profilo leggermente arrotondato. La maschera che presenta sul muso fa parte dei points colorati del Birmano, essa incornicia occhi, guance e bocca, al centro il tartufo. Ha forma romboidale ed è nettamente staccata dai points delle orecchie. Occhi: di forma non troppo arrotondata, leggermente ovale, di color Blu zaffiro intenso. Naso: proporzionato alla testa, di lunghezza media. Nel profilo è di tipo romano. Esso comincia appena sotto gli occhi. Orecchie: di media grandezza, poste leggermente inclinate e rivolte in avanti, ben distanziate. Le punte sono arrotondate. Mento: vigoroso, forte e ben sviluppato. Con la mascella più bassa forma una linea perpendicolare con il labbro superiore. Arti: robusti e corti. Piedi: grandi e rotondi. I polpastrelli solitamente sono di color rosa. La caratteristica di questa razza è il guantaggio, ossia le dita di tutte le zampe hanno la pelliccia di colore bianco candido. Il bianco, nei piedi anteriori si deve arrestare superiormente all’articolazione ed inferiormente nella zona tra le dita e il metacarpo. Il bianco può essere leggermente più alto nelle zampe posteriori. Nella fascia plantare delle zampe posteriori i guanti terminano a punta. I guanti devono essere di uguale lunghezza e simmetrici. Nella fascia plantare delle zampe posteriori i guanti terminano a punta. Coda: di media lunghezza, la forma è a pennacchio. Solitamente viene tenuta verso l’alto, ondeggiando ad ogni passo. Il pelo è molto folto ma non si annoda. La coda ha punta arrotondata. Penalità: aree bianche che non si estendono sulle parti anteriori dei piedi secondo una linea uniforme; assenza di guanti bianchi su qualsiasi piede; ombreggiatura bianca sul ventre e sul petto; zone di color bianco puro alle estremità, eccetto i piedi; testa assomigliate al Siamese o al Persiano; occhi strabici; numero errato di points; presenza di macchie sul corpo; fragile struttura ossea; guantaggio fuori standard.
L’Alzavola comune è una specie migratrice e localmente sedentaria diffusa in tre sottospecie in Eurasia e America settentrionale. In Europa è comune a Nord del 45° parallelo. Sverna a sud dell’areale fino al bacino del Mediterraneo e dell’Africa centrale. Scarsa nidificante in Italia, ma comune come svernante. Abita soprattutto in zone umide d’acqua dolce, densamente coperte da vegetazione. In alcune aree dell’Europa centrale la sua popolazione è fortemente in declino, forse a causa della bonifica di terreni palustri adatti alla sua sopravvivenza.
Caratteristiche morfologiche
Poco accentuato il dimorfismo sessuale. Il piumaggio del maschio è facilmente riconoscibile nella stagione degli amori a causa del capo castano macchiato da una chiazza verde cupo che attraversa l’occhio e da una chiazza giallo vivo sotto la coda. Le ali presentano una banda (il cosiddetto specchio) per metà verde metallico e per metà nera, presente anche nella femmina; le parti inferiori sono chiare e fittamente macchiettate sul petto. La femmina ha invece un piumaggio più anonimo, brunastro.
Alimentazione e comportamento
L’attività riproduttiva comincia, in modo ridotto, già nell’autunno, anche se il corteggiamento e le parate più significative iniziano solo in primavera. La femmina costruisce il nido sulla terra, su uno strato di densa vegetazione, e durante il periodo riproduttivo lo riempie gradualmente di piume. Depone di solito 8-11 uova, una volta all’anno (aprile-maggio). In libertà si nutre di piccoli insetti, molluschi e sementi che possono essere sostituiti da un mangime bilanciato in cattività. Si riproduce facilmente in cattività. Simile all’Anas creeca è l’Anas formosa che vive nelle zone costiere del mare Artico, in Siberia, Giappone, Cina e occasionalmente in India, Nepal e Alaska (predilige la taiga, la tundra e gli estuari dei fiumi).
Alzavola comune – Anas crecca (foto Emanuele Natali http://emanuelenataliphotography.weebly.com)Alzavola comune – Anas crecca (foto Camilla Gargini) Alzavola comune (foto Alessio Bartolini – Palude di Fucecchio)
Razza originaria del sud della Spagna (Andalusia). Razza robusta e resistente, con carattere docile. Deriva dall’asino egiziano probabilmente introdotto dai Camitas o dagli Iberici nella penisola iberica. Destinato principalmente alle attività di trasporto su strade sconnesse e produzione di muli, con la meccanizzazione delle campagna, il suo numero ha subito una drastica riduzione; sono rimastipochi allevatori nella campagna di Siviglia e Cordoba e un nucleo riproduttivo nella scuderia militare di Écija.
Caratteri morfologici
Mantello grigio con macchie più scure. Peli corti e fini ben sistemati e morbidi al tatto, più spessi e più ruvidi in inverno. Pelle sottile e tesa di colore scuro. Taglia grande.
Altezza media: – Maschio: 145 cm – Femmina: 135 cm
Dogo Sardo – Cani pertiatzu Atlante delle razze di Cani
Origine, classificazione e cenni storici
Sardìngia/Sardegna (Italia) Classificazione F.C.I.: RAZZA NON RICONOSCIUTA
Dogo Sardo – Tzitzone, capostipite delle migliori linee di sangue oggi esistenti (foto Pietro Perra)
Aspetto generale
Tipico molossoide leggero, testa quadrata e muso corto che a volte può essere anche a forma di tronco di cono, con presenza di masseteri ben sviluppati. Essendo una razza da lavoro la sua selezione è stata basata sull’utilità del cane, per questo oggi esiste una grande varietà fenotipica, però riconducibile sempre al molosso leggero.
Caratteristiche morfologiche
La taglia può variare molto da esemplare a esemplare e da linea a linea, ma mediamente è alto al garrese (che ricordiamo essere più basso della groppa) dai 55 cm ai 65 cm per 30-45 kg, ha il pelo corto (ma non raso o peggio ancora lucido come il boxer, mentre i cani con pelo arruffato o cinghialesco tradiscono incroci con il cane fonnese) fulvo in varie tonalità, frumentino (colore raro considerato molto tipico e antico), tigrato in varie tonalità, raro il nero e il grigio. I muscoli masseteri devono essere prominenti e la dentuatura a forbice o tenaglia. Brachicefalo, ha l’apofisi occipitale molto pronunciata.
Dogo Sardo – Esemplari tigrati in un ovile a Gavoi (foto Pietro Perra)Dogo Sardo – Nur, figlio di Tzitzone (foto Pietro Perra)
Attitudini e carattere
Ottimo cane da guardia veniva e viene utilizzato nelle battute di caccia grossa come cane da presa. Eccellente come cane per recuperare i bovini semi-selvatici sardi, allevati allo stato brado in montagna.
Standard
Non esiste uno standard.
Progetto di recupero
Agli inizi del 2000 lo studioso esperto cinofilo Roberto Balia ha iniziato a scrivere i risultati di anni e anni di studi nelle nostre campagne alla ricerca del dogo sardo (ma non solo, anche il cane fonnese, il levriero sardo e il volpino sardo). Numerosi articoli di qualità sui maggiori quotidiani sardi hanno fatto rinascere l’interesse su questa razza e tanti esemplari sono stati messi a disposizione per iniziare una selezione seria ed accurata e per scongiurare il pericolo di meticciamento sempre in agguato, vista la presenza di boxer e pit bull. Il punto di svolta nel processo di recupero è stata la pubblicazione nel 2005 del libro “Canis Gherradoris”, sempre di Roberto Balia. Ad oggi si può dire che la razza, benchè rara, non sia più in rischio di estinzione.
Norico o Noriker Atlante delle razze di Cavalli – Razze italiane
Origini e attitudini
Il Norico (Noriker) è un cavallo da tiro pesante originario delle valli alpine, tra l’Austria e l’Italia. Studi recenti fanno risalire le origini del cavallo norico al cavallo dei Romani ma a quello dei Celti alpini Nel Rinascimento la razza sarebbe stata migliorata con apporti di sangue Napolitano ed Andaluso. Il Norico è nato nel territorio alpino, dove ancora oggi registra la sua maggiore diffusione; la prima stazione di monta fu istituita vicino a Salisburgo. In Alto Adige, il Norico viene allevato soprattutto in Val Pusteria e nelle valli Ladine. Dopo il calo preoccupante che la popolazione Norica ha dovuto registrare negli anni settanta in seguito alla crescente meccanizzazione nell’agricoltura e nella silvicoltura, negli ultimi anni, la razza ha vissuto un notevole sviluppo. Il carattere e l’affidabilità del Norico sono particolarmente apprezzati nelle Province di Trento, Belluno, Verona e Rovigo. Razza di montagna, resistente alle malattie, robusto, fertile e longevo. In Austria ne viene allevata una varietà più leggera denominata Pinzgauer. Attitudini: tiro pesante lento, lavori agricoli. Andature: passo attivo e ampio, trotto non accentuato, con una forte spinta dal treno posteriore, galoppo ampio ed elastico.
Caratteri morfologici
Tipo: brachimorfo. Mantello: sauro, sauro chiaro, sauro scuro, baio, baio chiaro, baio scuro, morello, maculato Altezza media al garrese: 152-165 cm. Peso: 700 – 900 kg. Torace ampio e profondo e arti muscolosi con articolazioni larghe e solide. Carattere: buona disposizione all’attività, docile, tranquillo con sufficiente nevrilità.
Cavallo Norico o Noriker (foto Fausto Del Pin e Giorgia Ietri)Cavallo Norico (foto www.haflinger.eu)Cavallo Norico (foto www.haflinger.eu)
Paese d’origine: Turchia. Classificazione FIFe: Categoria II – semi-longhair
L’Angora Turco è una delle razze feline più antiche; è stata tra le prime razze registrate nelle Associazioni feline. Il suo nome deriva da Ankara, capitale della Turchia. Nel 1620 Pietro della Valle, detto “il Pellegrino”, gentiluomo romano, umanista, famoso viaggiatore e archeologo dell’epoca, approdato in Turchia rimase colpito da questo affascinante e delicato gatto, che portò con sé al ritorno a Roma, insieme ai suoi reperti egizi. Ne portò ben sette coppie che donò ad amiche del patriziato romano. Gli Angora Turchi dovranno però aspettare l’arrivo di Nicolas Claude Fabri de Peiresc, collezionista d’arte e appassionato di gatti, che importò due coppie di questi in Francia, le quali conquistarono benevolenza delle dame e dei borghesi dell’epoca. Perfino Luigi XV fu ritratto diverse volte accanto al suo splendido gatto bianco di Angora Turco di nome “Brillant”. Questa fama arrivò fino in Inghilterra, dove ebbe una grande popolarità, specialmente in epoca vittoriana. Gli Angora Turhi furono i promotori del Persiano e proprio nelle esposizioni feline, l’emergere di quest’ultimo tipo, ne causò la quasi totale estinzione. I Turchi, gelosi della loro razza, proibirono tutte le esportazioni di gatti e affidarono allo zoo di Ankara un programma per la salvaguardia della razza, ammettendo alla riproduzione solo gli Angora bianchi. Solo agli inizi degli anni ’60, quando alcuni soggetti vennero importati negli Stati Uniti, ci fu una nuova rinascita della razza. Nel 1970 venne riconosciuta solo nel colore bianco e nel 1978 nelle varietà colorate, ma le opinioni su questa scelta su una nuova selezione divergono tra le associazioni.
Aspetto generale
L’Angora Turco è un gatto robusto, ben proporzionato, elegante, agile, aggraziato e fluido nei movimenti. Presenta una muscolatura atletica, grazie alla quale compie dei salti ampi e potenti. La varietà più famosa e tradizionale è l’Angora Bianco, ma esiste anche in molti altri colori. Originariamente il mantello bianco e occhi azzurri erano accompagnati dall’handicap di sordità, ma grazie a una dura selezione fu debellato il problema. La varietà ad occhi impari, conosciuta come Ankara Kadi viene considerata la più antica. Il pelo estivo si presenta molto più corto rispetto a quello invernale.
Carattere
Ha un carattere quieto, adatto alla vita casalinga. E’ un gatto curioso, affettuoso e molto coccolone. Si affeziona ad un solo membro della famiglia, con il quale instaura un rapporto di amore e rispetto. Vi seguirà ovunque voi andate e amerà dormire al vostro fianco. Se lo ignorate farà di tutto per attirare la vostra attenzione finché non la ottiene. E’ definito un “gatto parlante”, perché oltre a starvi ad ascoltare, cercherà di rispondervi “gorgheggiando”. Molto dinamico, equilibrato, ma soprattutto intelligente, basterà sgridarlo una volta per fargli capire l’errore.
Grazie alla mancanza del sottopelo, la toelettatura si rivela molto semplice. Per mantenere in ordine il pelo bianco, basterà spazzolarlo 1-2 volte alla settimana. E’ buona abitudine abituarlo fin da piccolo a farsi fare il bagno, per una pulizia più approfondita del pelo.
L’Angora può essere Nero, Bianco, Blu, Crema, Rosso, Smoke, Blu smoke, Tabby mackerel e blotched, Silver tabby, Red tabby, Brown tabby, Blu tabby, Cream tabby, Tortie, Tortie blu-crema, TRicolore. Viene ammesso qualunque altro colore o disegno, eccetto quelli che rivelino ibridazione, quali Chocolate, Lilac, Colourpoint e gli stessi associati al bianco. La varietà tradizionale è Bianco con occhi impari, conosciuta come Ankara kedi.
Standard
Categoria: Pelo Lungo e Semilungo. Corporatura: intermedia. Peso: 5 kg. Corpo: muscoloso; completamente coperto da pelo; privo di sottopelo. Di forma allungata e tubolare. Ossatura minima, petto stretto e un tronco snello, mantenendosi aggraziato e agile. Presenta un collo di media lunghezza, abbastanza sottile e aggraziato. Mantello: di media lunghezza sul corpo, con gorgera più lunga. Il pelo è sottile e lucente come la seta; presenta una caratteristica angolatura sul ventre. Sono accettati tutti i colori, ad esclusione del chocolate, lilac, cinnamon, fawn, Burmese e il disegno Himalayano, o altri colori che sono segni di ibridazione. Testa: triangolare, di grandezza da piccola a media. Cranio largo. Mascelle affilate. Occhi: grandi, accennata la forma a mandorla, leggermente obliqui. Tutti i colori sono accettati in relazione al mantello. Naso: di media lunghezza, diritto, leggermente incurvato, ma senza stop. Orecchie: forma lunga e appuntita, proporzionata rispetto alla forma cuneiforme della testa; attaccate in alto sulla testa; larghe alla base, con dei ciuffi di pelo sulle punte. Posizionate ben diritte sulla testa. Mento: leggermente forte e arrotondato. Arti: si presentano lunghe e fini. Gli arti posteriori sono un po’ più alti degli anteriori, donando un aspetto ballerino nella camminata. Piedi: rotondi, piccoli, presenza di ciuffetti di pelo tra le dita. Coda: molto lunga e affusolata. Attaccatura larga, sottile in punta, con un lungo pelo ricadente, formando un pennacchio. Viene portata bassa, ma senza toccare il suolo; in movimento assume una posizione dritta o ricurva, arrivando a toccare quasi la testa. Penalità: coda piegata o anomala; tipo Persiano.
L’Angora Turco, è il gatto ideale per tutti coloro che desiderano un compagno d’eccezione con cui condividere le proprie esperienze e con cui stabilire un feeling speciale. Dotato di sofisticata eleganza, ha un grande cuore e una grande dedizione per gli esseri umani…
La specie è presente come nidificante in tutta Europa, Africa nord-occidentale e Asia. In Italia è stazionaria, svernante al sud e di doppio passo (ottobre-novembre e marzo-aprile). Le zone tipiche dello svernamento sono il bacino del mediterraneo e l’Africa settentrionale.
Dimensioni piccole (35-44 gr.). Il piumaggio in entrambi i sessi è bruno scuro con striature nere nella parte superiore, ventre e sottocoda bianchi con sfumature gialle, timoniere esterne bianche e inoltre presenta il caratteristico ciuffo nucale che spesso è sollevato. Altra caratteristica tipica di uccelli terragnoli è l’unghia dell’alluce molto allungata che viene usata anche nei combattimenti per la difesa del territorio di nidificazione.
Biologia
E’ una specie molto gregaria, tranne nel periodo riproduttivo che inizia in aprile; Predilige le grandi estensioni cerealicole alternate a prati falciabili e a pascoli. Il maschio compone una vera e propria parata nuziale volando sopra il territorio della cova dove è già pervenuta la femmina; Questo vola fino ai 150 m di altitudine con voli a spirale per poi discendere in ampi cerchi. Il nido è costruito a terra e vi vengono deposte 5-6 uova, bianco grigiastre che vengono covate per 15-16 giorni dalla femmina. I piccoli abbandonano il nido già dopo 10 giorni dalla schiusa. Annualmente avvengono 2-3 covate. L’alimentazione è granivora e insettivora.
La cavalcatura e il trekking someggiato L’attività della cavalcatura dell’asino si rivolge principalmente ai bambini ed è svolta principalmente in strutture agrituristiche, fattorie didattiche, o ancora in feste o sagre paesane. L’asino è la cavalcatura ideale per i bambini non esperti, perché poco impegnativo, lento e molto sicuro; è meno nevrile rispetto al cavallo, e necessita di minor sorveglianza da parte degli adulti. L’adulto, purché di peso normale, può cavalcare l’asino d’età superiore ai quattro anni e di struttura proporzionata al peso del cavaliere. L’asino cavalcato mantiene un’andatura di 2-3 km orari e può proseguire il percorso per diverse ore consecutive senza sosta. Nel “trekking someggiato”, invece l’asino o il mulo, sono utilizzati per il trasporto dei più svariati tipi di materiale, dalle tende, ai rifornimenti, alle attrezzature utili all’escursione. Il trasporto avviene tramite basto, una tecnica che consente di percorrere, con carichi piuttosto elevati, ragguardevoli distanze su sentieri molto stretti e scoscesi. Il basto è costituito da due arcioni di legno armato e imbottito, uniti da assicelle di legno; viene posto sul dorso dell’asino e qui fissato tramite cinghie sottopancia; è molto rapido da montare, caricare e scaricare, ed è ben tollerato dall’asino che può sopportare il carico anche in sosta. Un asino adulto di grande taglia è in grado di trasportare un carico di circa un quintale, su un percorso di pianura per una durata di alcune ore; ma su percorsi impegnativi, con tratti impervi e di lunga durata, il carico da porre sul basto non dovrebbe superare un terzo del peso vivo dell’animale L’attività di ”accompagnatore someggiato” deve essere svolta da personale adeguatamente preparato; a tal fine l’ENGEA (Ente Nazionale Guide Equestri) organizza periodicamente corsi di formazione professionalizzanti.
I lavori in bosco L’asino ed il mulo sono da sempre stati impiegati in bosco per l’esbosco a soma di legna da ardere o di assortimenti di lunghezza inferiore ai 2 m, e per il concentramento e l’esbosco a strascico di assortimenti di dimensioni maggiori. Secondo un’indagine censuaria svolta sulle metodologie di raccolta del legname da ardere in alcune regioni dell’Italia Meridionale, l’esbosco a soma con animali in regioni come la Calabria, la Basilicata e la Campania è ancora praticato nell’8-25%. L’esbosco a soma è razionalmente realizzato con un gruppo di 3-6 animali, un conducente per gruppo, più un addetto per l’accatastamento della legna esboscata all’imposto. L’esbosco a soma può essere realizzato su pendenze comprese tra 0 e 60% e su distanze di 200 – 1000 m. I tempi di carico sono di 4 –8 minuti per animale, a seconda della dimensione dell’assortimento e della modalità di sistemazione del carico, mentre i tempi di scarico sono di circa 1 minuto per animale. Ogni animale può portare un carico di circa 150-200 kg spostandosi ad una velocità media di 1m/s. Su brevi distanze, dell’ordine di 200 – 300 m, un conducente con 3-4 animali può esboscare 6-10 tonnellate al giorno di legname, mentre sulle lunghe distanze, dell’ordine di 1000 m, può esboscare fino a 5-9 t al giorno. Un ulteriore impiego degli animali, per lo svolgimento dei lavori in bosco, è il concentramento a strascico, che può essere considerato anche come tecnica di esbosco, ove sia possibile costituire l’imposto a brevissime distanze dal cantiere di abbattimento. Questa tecnica è impiegabile su terreni con pendenza massima del 40%, dove lo strascico può avvenire solo in discesa. I muli possono esercitare una forza di trazione sul carico variabile da 60 a 100 kg e possono quindi essere impiegati per il concentramento di legname leggero di piccole e medie dimensioni, su distanze di qualche centinaio di metri. Di norma la squadra è formata da un addetto per ogni coppia di animali e la produttività si aggira intorno a 8-12 mc per animale al giorno, per l’esbosco in discesa su distanze di circa 100 m . Benché lo svolgimento di lavori in bosco con l’ausilio di animali possa considerarsi “superato” dal punto di vista tecnologico ed economico, questi potrebbe essere comunque tenuto in considerazione in determinati ambiti territoriali, ove la mancanza di una viabilità interpoderale, lo scarso valore economico degli assortimenti retraibili, uniti all’impatto generato al suolo dal transito di mezzi cingolati o gommati, rendono improbabile lo sfruttamento del bosco.
Il pascolamento e il controllo delle infestanti L’asino ed il mulo per le loro caratteristiche di frugalità e rusticità possono dare un valido contributo nella gestione delle aree di pascolo limitando l’invasione delle specie erbacee ed arbustive a scarso interesse floristico vegetazionale (rovi, cardi, inula viscosa etc) che, essendo sgradite ai ruminanti domestici, tendono a diventare predominanti sul pascolo gestito esclusivamente con i bovini. Un altro possibile impiego del pascolo equino è dato dal controllo della vegetazione del sottobosco quando l’eccessivo rigoglio di tale vegetazione può rappresentare un potenziale innesco d’incendi boschivi.
L’onoterapia L’onoterapia è un particolare ramo della pet-therapy che usa l’asino come “terapeuta”. Questa tecnica sfrutta le particolari caratteristiche fisiche e comportamentali dell’asino (taglia ridotta, morbido da toccare ed accarezzare, paziente, lento nei movimenti ed incline alle andature monotone e controllate), offrendo preziosi servizi per la riabilitazione e la cura degli handicap, ma anche a favore di quelle persone, in particolare bambini, che avvertono l’esigenza di superare problemi di relazione e socializzazione. In particolare, l’asino può trattare con pazienti autistici, depressi, aggressivi, ipercinetici e ritardati. Pur non essendo ancora una disciplina riconosciuta dalla comunità scientifica, l’onoterapia è già diffusa negli Stati Uniti e nelle vicine Francia e Svizzera. In Italia sono ormai molti i centri che la praticano, ma il primo ad introdurla è stato il Centro “Asinomania”, situato a Introdacqua, in Abruzzo. Eugenio Milonis, psicoterapeuta direttore del centro, è stato il precursore di questa tecnica in Italia.
Origine: Italia. Classificazione F.C.I.: Gruppo 5 – cani di tipo spitz e di tipo primitivo.
Il Cirneco dell’Etna è una razza molto antica. Le sue origini risalgono al 1000 a.C. Si dice che questa razza derivi dai cani dei Faraoni egiziani delle ultime dinastie e da cani importati in Italia dai commercianti Fenici. Successivi studi hanno indicato che molto probabilmente il Cirneco sia una razza autoctona siciliana. Nei secoli scorsi è stato utilizzato per la caccia al coniglio selvatico. Razza poco diffusa fuori dall’Italia.
Aspetto generale
Cane di media-piccola taglia, di forma elegante e slanciata con il pelo raso su tutte le parti del corpo. Ha una muscolatura asciutta e possiede una costruzione leggera ma salda e resistente.
Carattere
Per il suo carattere, conformazione e affettuosità, Il Cirneco non può essere considerato solo un cane da caccia, ma anche un discreto cane da guardia ed un piacevole cane da compagnia. Potrebbe essere classificato come razza a triplice attitudine. Da elogiare anche il suo temperamento. E’ un canino molto reattivo. E’ l’unico cane in grado di muoversi senza difficoltà sui terreni aspri e accidentati di origine vulcanica. La sua tempra e la sua classe permettono anche la sua addestrabilità senza problemi. Il suo senso più sviluppato è sicuramente l’olfatto che mette in mostra durante la caccia. Particolarità: esistono due razze molto simili: il “Pharaon Hound” e il “Podenco Ibicenco”.
Altezza: – maschi da 46 cm a 50 cm – femmine da 42 cm a 46 cm Peso: – maschi da 10 kg a 12 kg – femmine da 8 kg a 10 kg
Tronco: con lunghezza pari all’altezza al garrese. Con garrese ben elevato e torace poco più lungo della metà dell’altezza al garrese. Testa e muso: con cranio di forma ovaleggiante ed assi cranio- facciali leggermente divergenti o paralleli. Il profilo superiore del cranio è lievemente convesso. Il muso raggiunge almeno l’80% della lunghezza del cranio. Tartufo: sulla stessa linea della canna nasale e deve essere di forma rettangolare. Denti: regolarmente allineati e completi nel numero; sono ammesse chiusure a forbice. Collo: con profilo superiore molto arcuato. Lungo quanto la testa. Pelle: ben aderente in tutto il corpo. Non devono mai presentarsi macchie nere. Arti: sia i posteriori che gli anteriori devono essere in appiombo con ossatura proporzionata. Spalla: con scapole lunghe circa 1/3 dell’altezza al garrese e devono essere inclinate di 55 gradi rispetto al piano orizzontale. Muscolatura: asciutta ma ben proporzionata al corpo. Linea superiore: rettilinea sul garrese. Coda: inserita in basso, di forma uniforme, lunga fino al garretto. Proporzioni: lunghezza tronco uguale all’altezza al garrese; il muso sta al cranio come 8 a 10. Pelo: di uguale lunghezza in tutto il corpo; sempre raso e liscio. Colori ammessi: fulvo uniforme, isabella, fulvo e bianco, tollerato il colore bianco uniforme con macchie arancio. Difetti più ricorrenti: prognatismo, enognatismo, convergenza degli assi cranio- facciali, canna nasale concava, misure fuori standard, depigmentazione totale, mucose nere, colori del manto non ammessi, occhio gazzuolo, monorchidismo, criptorchidismo.
Napoletano Atlante delle razze di Cavalli – Razze italiane
Origini e attitudini
La Campania felix, la pianura che si estendeva dal Volturno al Sarno, attualmente corrispondente a parte del territorio delle province di Caserta e Napoli, è sempre stata, per le sue peculiari caratteristiche climatiche e geo-pedologiche, un’area idonea all’ippicoltura. Infatti già gli Etruschi scelsero quest’area per impiantare i loro allevamenti di cavalli, a ridosso degli insediamenti greci della costa flegrea, nell’area capuana, dove successivamente i Romani allevarono i migliori esemplari per la corte imperiale. L’avvento della Repubblica marinara di Amalfi consentì importazioni di cavalli turchi che insieme ai cavalli campani furono la base per la nascita del cavallo neapolitano, apprezzato prima come popolazione indigena e poi come razza. Il nobile cavaliere napoletano Giovan Battista Caracciolo non si risparmiò in elogi per questi cavalli che mostravano la loro grandezza al passo, al galoppo, in viaggio, in battaglia e nel salto: “… sono di buona taglia e di superba bellezza. Con la loro obbedienza incredibile seguono la musica e si mettono quasi a danzare spontaneamente …”. Nel XV secolo, l’Ercolani scrive: “I cavalli neapolitani godevano la più alta fama come cavalli da guerra”; nel trattato del D’Alessandro “Pietra paragone” (inizio ‘700) si considera il Napoletano come miglioratore di altre razze. Purtroppo i primi anni del ‘900 segnano l’inizio della decadenza di questa razza come viene riportato dal Mascheroni (1903) ed il Fogliata (1908). E’ allevato esclusivamente in Regione Campania in particolare nella provincia di Napoli. La conformazione morfologica predispone il cavallo al tiro medio leggero ed alla sella, in particolare alla disciplina del dressage e dell’alta scuola. a cura di Francesca Ciotola e Vincenzo Peretti
Registro Anagrafico delle popolazioni Equine riconducibili a gruppi etnici locali (D.M. 24347 del 5/11/2003).
Standard di razza – Cavallo Napoletano
1) AREA DI ORIGINE: Napoli e dintorni (Regione Campania).
2) ATTITUDINE: tiro medio leggero, sella (dressage/alta scuola).
3) CARATTERI TIPICI: a)mantello: baio, morello, sauro bruciato, grigio; b) conformazione: – testa: altera, quadrata, fronte ampia, occhi grandi, profilo diritto convesso nel tratto nasale ed accentuato nell’appiattimento delle narici, orecchie piccole e mobili; – collo: muscoloso, lungo elegantemente arcato, criniera folta e lunga; – spalla: muscolosa, ben inclinata, lunga, ben attaccata, alta rilevata al livello del garrese; – garrese: grosso, elevato, incluso nell’ampia base del collo; – linea dorso-lombare: dritta, di lunghezza giusta; – groppa: raccolta, larga, quasi doppia, arrotondata, coda attaccata bassa o mediana, folta e lunga; – petto: ampio; – torace: profondo; – arti: proporzionati, molto muscolosi, in particolare i posteriori, asciutti e tendini rilevati; – articolazioni: larghe ed asciutte; – andature: eleganti, rilevate, incedere maestoso; – appiombi: regolari. c) temperamento: vivace, ardito e generoso.
4) DATI BIOMETRICI (espressi in cm):
Altezza minima garrese: – Maschi: 150 – Femmine: 150
5) DIFETTI CHE COMPORTANO L’ESCLUSIONE DAL REGISTRO ANAGRAFICO: – Mantello: diverso da baio, morello, sauro bruciato e grigio. – Altezza al garrese: inferiore a 150 cm.
American Curl Longhair Atlante delle razze di Gatti
Classificazione FIFe e cenni storici
Paese d’origine: Stati Uniti. Classificazione FIFe: Category II – semi-longhair
Nel 1981, nella piccola cittadina di Lakewood, California, i coniugi Ruga adottarono una micetta randagia dal manto nero a pelo semilungo, di taglia piuttosto minuta. La chiamarono Shulamith e aveva due orecchie davvero particolari e curiose: invece di essere dritte, erano dolcemente rivoltate all’indietro, come se fossero sotto l’effetto di un ventilatore. Questa caratteristica non preoccupò a principio i coniugi Ruga, rimasti invece affascinati dal suo carattere gentile e dall’espressione tanto accattivante dovuta forse alle sue orecchie. Nella primavera del 1982 però, la gatta diede alla luce 4 sani micetti, e la metà di loro riproponeva la caratteristica piegatura delle orecchie. Il padre si ipotizzo un gatto di strada a pelo corto del tutto normale, si ebbe così la certezza che la piegatura delle orecchie era dovuta all’azione di un gene dominante, trasmesso dalla madre. Fu a questo punto che si cominciò a pensare di poter creare una nuova razza. Grace Ruga, regalò Mercedes, uno dei due gattini con le orecchie arricciate alla sorella, Ester Brinlow. L’anno dopo le inviò come compagno di Mercedes un particolare maschietto colourpoint dagli abbondanti ciuffi di pelo chiaro attaccati alle orecchie che si aprivano a ventaglio incorniciandolo e donando grazia a un musetto scuro e due enormi occhi blu. Nancy Kiester, un’appassionata catofila, oggi segretaria del North American Curl Club, affascinata da questi particolari gatti, volle due cuccioli di Mercedes iniziando un serio programma di allevamento. Il 23 ottobre 1983, in collaborazione con i coniugi Ruga, espone all’esposizione di Palm Springs, California, Shulamith e tutti i suoi discendenti. Fu subito un gran successo. Vennero presentati a innumerevoli altre esposizioni, facendosi sempre più conoscere dagli esperti e dal pubblico. Si stilò uno standard, dimostrando che la spontanea mutazione genetica era stata fissata e i soggetti, frutto di generazioni di selezione, a loro volta la trasmettevano, assicurando così la tipicità della nuova razza. Nel 1985 l’Associazione T.I.C.A. (The International Cat Association) fu la prima a riconoscere l’American Curl a pelo lungo; solo in un secondo tempo riconobbe lo stesso a pelo corto. Oggi sono riconosciute da tutte le associazioni feline.
Aspetto generale
Possiede una sana e robusta costituzione. Di taglia robusta, potente e muscoloso. Da adulto il maschio può arrivare a pesare dai 5 agli 8 Kg; la femmina dai 2,5 ai 5 Kg. La sua pelliccia, semilunga e morbida, è molto aderente al corpo, a causa del limitato sviluppo del sottopelo. La lunghezza del pelo può variare da individuo a individuo, ma deve essere comunque di lunghezza uniforme su tutto il corpo.
Carattere
E’ un gatto molto docile e dimostra un grande amore verso l’uomo. Si presenta inoltre socievole con i suoi simili dalle orecchie arricciate, quasi come si riconoscessero; invece con gli altri gatti si può dimostrare irascibile e attaccabrighe. Per indole è tranquillo ed equilibrato con tutti, anche con gli estranei. Ama essere al centro dell’attenzione; è molto vivace e spesso per questo è un combina guai e potrebbe commettere qualche dispetto, come qualche piccolo furto. E’ un gran coccolone, ama essere accarezzato e vezzeggiato, va molto d’accordo con i bambini, con il quale gioca instancabilmente, senza avere alcune reazioni violente. Ha una predilezione per i grandi spazi, ma si adatta anche alla vita in appartamento, purché non gli si neghino delle interessanti passeggiate. E’ molto intelligente, riesce ad aprire il frigorifero, le porte di casa e degli armadi, corre alla porta quando riconosce i passi del padrone, riporta oggetti che gli vengono lanciati, ed è capace di fare molti altri giochi. Conservano un carattere vivace anche in età avanzata. Soffre la solitudine, infatti è consigliato a persone che gli possono dedicare molto del loro tempo, ha bisogno d’affetto e di essere circondato da tutti i componenti della famiglia. Se viene lasciato solo per alcune ore durante la giornata, al ritorno a casa deve essere ricoperto di coccole.
American Curl Longhair – Sealpoint e Blue silver tabby (foto www.kkoe.net)
Cura
Le sue orecchie hanno bisogno di maggior attenzione: almeno una volta al mese l’interno dei padiglioni devono essere puliti con molta delicatezza, con un batuffolo di cotone imbevuto con prodotti appositi o semplicemente con dell’acqua tiepida, facendo attenzione a non irritare la cartilagine del padiglione, rigida ma molto sottile e delicata. Non ha bisogno di essere spazzolato o pettinato frequentemente, sono sufficienti una o al massimo due volte alla settimana, per mantenere il suo mantello sempre pulito e in ordine. Se viene abituato fin da piccolino, si sottopone docilmente a farsi fare il bagno.
Categoria: Pelo Lungo e Semilungo. Corporatura: intermedio o cobby. Corpo: corpo allungato e snello. Proporzionalmente è lungo una volta e mezza l’altezza della spalla. Mantello: molto sottile, setoso, aderente al corpo a causa del poco sottopelo. Non esiste gorgiera, la lunghezza del pelo deve essere uniforme in tutto il corpo. Testa: proporzionata al corpo, di forma cuneiforme senza superfici piane, leggermente più lunga che larga, dai contorni dolci. Il profilo evidenzia una leggera curvatura convessa che parte da sotto gli occhi alla fronte, questa segue poi la linea del cranio, fino alla base del collo senza interruzione. Occhi: grandi, a forma di noce: la linea superiore è ovale, quella inferiore arrotondata. Sono piazzati leggermente in obliquo verso la base dell’orecchio e la punta del naso. Il colore deve essere uniforme e vivo. Non esistono alcune relazioni con il colore del mantello, ad eccezione del colourpoint che devono essere blu. Naso: diritto, di lunghezza media. Stop non troppo accentuato. Orecchie: larghe e aperte alla base, si incurvano all’indietro in un arco regolare. Di taglia moderatamente grandi, piazzate a mezza distanza tra la sommità e i lati della testa. La punta è arrotondata e flessibile. E’ gradita la presenza del pelo all’interno del padiglione. Il grado di incurvatura deve rientrare in un minimo di 90° e in un massimo di 180°. La cartilagine deve presentarsi solida alla base. Mento: fermo, allineato con il naso e il labbro superiore. Arti: di media lunghezza, proporzionate al corpo, piazzate diritte. Piedi: di media grandezza, di forma rotonda. Coda: flessibile, larga alla base, affilata, della stessa lunghezza del tronco, deve presentarsi ben folta di pelo. Nell’American Curl a pelo lungo la coda deve presentarsi ben folta di pelo, invece l’American Curl a pelo corto. Penalità: testa tipo siamese; stop troppo profondo; occhi piccoli; orecchie piazzate basse, senza curvatura dolce, estremamente curvate o con punta dell’orecchio che tocca la base del padiglione o la testa, o troppo dritte; orecchie disuguali, molli alla base o calcificate; assenza di cartilagine alla basa dell’orecchio; corpo troppo grosso; troppo sottopelo; presenza di gorgiera; tessitura lanosa.
Vive in Europa (Italia compresa), Asia e Africa, in Australia e Papua Nuova Guinea, e in Alaska. È di passo nel Regno Unito e nell’Europa centro-occidentale (Belgio, Germania, Danimarca, etc.), in Nuova Zelanda, Maldive e Mauritius. In Italia è migratore regolare, ma mai abbondante. Durante i passi è più frequente in alcune regioni adriatiche (Veneto, Emilia-Romagna, Puglia), in Toscana ed in Sicilia; la presenza come svernante è del tutto accidentale e limitata ad alcuni individui.
Lunghezza: 22-24 cm Apertura alare: 55-60 cm Peso: 55-120 gr
Di dimensioni medio piccole e struttura esile, ha becco lungo, diritto e sottile, zampe lunghe. In entrambi i sessi il piumaggio delle parti superiori è grigiastro sfumato di bruno o di cannella con numerose macchie più o meno rotondeggianti di colore bruno-nero; le parti inferiori sono bianche. In periodo non riproduttivo la colorazione generale è più pallida ed uniforme. Il becco è bruno scuro, verde alla base; i tarsi e i piedi sono oliva scuri.
Biologia
Si ciba di Invertebrati acquatici: Insetti e loro larve, piccoli Molluschi e Crostacei. Nidifica in coppie isolate e in colonie anche associato ad altre specie. In una depressione del terreno fra l’erba viene predisposto il nido utilizzando rametti secchi per l’addobbo. Nell’anno compie una sola covata e la deposizione ha luogo tra maggio e giugno. In genere vengono deposte 4 uova, che sono incubate sia dalla femmina che dal maschio.
– Classe Mammiferi – Ordine Perissodattili – Famiglia Equidi – Genere Equus – Specie asinus domesticus
Differenziazioni con il cavallo
L’asino si differenzia dal cavallo per le seguenti principali caratteristiche anatomiche e di conformazione esteriore: minore statura; mancanza di un tipo brachimorfo; testa pesante e grossolana con arcate orbitarie e creste zigomatiche pronunciate; ganasce molto sviluppate; labbra grosse; orecchie lunghe; garrese poco sviluppato; dorso spesso insellato; groppa stretta e spiovente (mulina); ventre grande e cascante; arti sottili e asciutti; piede stretto e piccolo (incastellato), con la suola molto concava e con l’unghia durissima; pelo meno abbondante e più grossolano; criniera meno abbondante, con peli diritti; coda non interamente rivestita di peli, ma solo verso l’estremità; mancanza delle castagnette (tipici rilievi cornei alla superficie interna dell’avambraccio ed al lato interno del metatarso) agli arti posteriori. Il raglio dell’asino non è meno caratteristico, quanto tipicamente rumoroso.
L’asino e il mulo nella storia
Storicamente asini e muli furono impiegati come forza motrice per aratri, macine di mulini, per la raccolta delle olive o per pompare l’acqua dai pozzi per irrigare i campi. Nelle miniere, furono usati per trainare i carrelli carichi di minerale verso la superficie e durante la transumanza, i muli e gli asini accompagnavano i pastori, trasportando i materiali, le derrate alimentari, e i prodotti d’alpe come il formaggio e il latte. Si stima che nell’Europa del principio del ‘900 furono allevati quasi 5 milioni di capi tra asini muli e bardotti. L’Italia fu seconda solo alla Spagna per consistenza di capi allevati, con circa 1 milione di asini e 500.000 tra muli e bardotti. Una tra le principali ragioni del fiorente allevamento degli asini in Italia, nel corso dell’ottocento e della prima metà primo novecento fu per la produzione di muli da destinare all’esercito. Le razze principalmente usate furono l’asino di Martina Franca, il Ragusano e la razza francese del Poitou. Il numero di capi allevati diminuì durante tutto il corso del novecento per subire un definitivo tracollo dopo la Seconda Guerra Mondiale quando venne meno la necessità di allevare asini e muli da destinare all’esercito nonché a causa dell’incremento della meccanizzazione agricola che sostituì asini e muli con le moderne macchine agricole. Uno studio risalente al 2005 censisce in Italia 29.000 capi tra asini, muli e bardotti.
Allevamento dell’asino
L’asino viene adoperato per il tiro, per la sella e soprattutto per il basto. Il rendimento lavorativo, specie se paragonato alle sue dimensioni, all’alimentazione generalmente scarsa quantitativamente e di poco significato nutritivo, all’allevamento quasi sempre molto trascurato, è da considerare notevole e superiore a quello del cavallo, anche per la maggiore resistenza. Molto apprezzati anche gli ibridi (mulo quando lo stallone è l’asino, bardotto quando lo stallone è il cavallo). Il latte d’asina ha sempre goduto, tra l’altro, vanto di medicamentosità e di facilissima digestione. La carne è molto sapida e viene spesso usata per la confezione di insaccati, quasi sempre però mescolata alla carne suina. L’allevamento si svolge in complesso analogamente a quello del cavallo, con la differenza che il primo è assai meno esigente, più rustico e resistente e più sobrio. Possono entrare a far parte della razione quotidiana una maggior quantità di alimenti grossolani e ricchi di cellulosa (foglie e loppe di cereali e di leguminose, ecc.) meglio previamente trinciati per favorirne la digeribilità. Le asine gravide e allattanti, gli stalloni durante l’epoca delle monte, devono ricevere una sufficiente razione giornaliera di cereali (avena, ecc.) o di altri concentrati, in proporzione al peso vivo ed all’attività produttiva spiegata. L’asina presenta in genere il primo ciclo di calore ad un anno di età. La stagione delle monte corrisponde a quella dei cavalli (da marzo ad agosto). Il ciclo estruale, di norma, è più regolare che non nelle cavalle e dura 21-28 giorni ed il calore 2-7 giorni. Il calore riappare, nell’asina che ha partorito, dopo 17-18 giorni. In genere l’ovulazione sembra che avvenga 48 ore dopo l’inizio del calore. La gravidanza dura 365 giorni, con variazioni di 8-12 giorni in più o in meno. Il comportamento degli ormoni sessuali nel sangue e nell’urina e di conseguenza la possibilità di fare la diagnosi di gravidanza mediante l’esame di tali liquidi è lo stesso come nelle cavalle. L’asino stallone eiacula cc. 70-115 di materiale spermatico ed, in media, cc. 40-100, con un contenuto nemaspermatico generalmente superiore a quello dello sperma di cavallo. L’ottenimento dell’eiaculazione con la vagina artificiale, ai fini della fecondazione artificiale è, in genere, facile e lo stallone si presta a montare il manichino anche più facilmente rispetto al cavallo. L’asino usato per la produzione mulina talvolta presenta qualche ritrosia a coprire la cavalla ed allora bisogna ricorrere all’artificio di eccitarlo prima con un’asina in calore. Il tempo di preparazione, precedente alla copula, è molto più lungo che non nel cavallo.
Origine: Italia. Classificazione F.C.I.: RAZZA NON RICONOSCIUTA
Il Cane di Mannara o Cane da Pastore Siciliano o Cane Pecoraio Siciliano è una razza di origine siciliana. Un antenato del cane di mannara era presente in Sicilia sin dall’età del bronzo, come dimostra il ritrovamento di reperti ossei in siti archeologici a chiara economia agricolo pastorale. Introdotto dai Fenici nel I° millennio a.C nel corso dei loro frequenti commerci lungo le rotte del Mediterraneo e diretto discendente del Molosso d’Epiro. Tracce della sua presenza si trovano nelle monete dei Mamertini del IV secolo a.C. che raffigurano un cane di tipo mastino posto a guardia del tempio di Adrano. Ha subito poi l’influsso dei cani nordafricani dei pastori berberi nomadi, importati in Sicilia forse già durante le guerre cartaginesi tra la fine del IV e gli inizi del III secolo a.C. e poi nell’878 d.C., durante la dominazione araba che ha influenzato per più di due secoli l’agricoltura siciliana.
Finalmente è stato attivato il Registro Supplementare Aperto per il cane di mannara. L’Enci, con una lettera del 7 Ottobre u.s. ha comunicato a questa Associazione l’importante decisione, presa dopo il parere favorevole della Commissione tecnica di allevamento dell’Ente (18.10.2014) >>>
Aspetto generale
E’ un cane di mole medio-grande di aspetto rustico ma mai grossolano, fortemente costruito ma sempre molto ben proporzionato e mai pesante; dimorfismo sessuale molto marcato; la conformazione generale è quella del mesomorfo il cui tronco sta nel rettangolo; armonico rispetto al formato e disarmonico rispetto ai profili; tronco più lungo dell’altezza al garrese di circa il 10 %, non deve tuttavia sembrare basso sugli arti. Deve dare l’impressione di una grande facilità di movimento. La sua rusticità e l’armonia dell’insieme devono far pensare ad un cane di antico lignaggio.
Temperamento, carattere e attitudini
Impiegato per la guardia agli ovili ed alle greggi che difende dalla predazione di volpi e cani randagi così come un tempo difendeva dall’attacco dei lupi. Cane docile nei confronti delle persone familiari. La sicurezza nei confronti degli animali ad esso affidati deve essere considerata segno distintivo della razza. Poco esigente, adattato da secoli a un’alimentazione povera a base di pane raffermo e scarti di lavorazione del latte. Molto legato all’uomo, riservato ma non indipendente, diffidente nei confronti degli estranei che tiene costantemente d’occhio, girando loro intorno con una snervante azione di minaccia. Di notte, specie se in branco, diventa pericoloso per gli intrusi che dovessero avvicinarsi all’ovile od alla proprietà. Possiede in forma inalterata tutti i comportamenti sociali della specie.
Origine e storia: un antenato del cane di mannara era presente in Sicilia sin dall’età del bronzo, come dimostra il ritrovamento di reperti ossei in siti archeologici a chiara economia agricolo pastorale. Introdotto dai Fenici nel I° millennio a.C nel corso dei loro frequenti commerci lungo le rotte del Mediterraneo e diretto discendente del Molosso d’Epiro. Tracce della sua presenza si trovano nelle monete dei Mamertini del IV secolo a.C. che raffigurano un cane di tipo mastino posto a guardia del tempio di Adrano. Ha subito poi l’influsso dei cani nordafricani dei pastori berberi nomadi, importati in Sicilia forse già durante le guerre cartaginesi tra la fine del IV e gli inizi del III secolo a.C. e poi nell’878 d.C., durante la dominazione araba che ha influenzato per più di due secoli l’agricoltura siciliana.
Utilizzo: Non è un cane da pastore in senso stretto poiché, oltre a seguire le pecore al pascolo è sempre stato impiegato anche come cane da guardia agli annessi dell’ovile ed alla masseria. Verrebbe quindi posto nella classificazione FCI al 2° gruppo tra i cani del tipo cane da montagna.
Aspetto generale: Il Cane di Mannara è un cane di mole medio-grande di aspetto rustico ma mai grossolano, fortemente costruito ma sempre molto ben proporzionato e mai pesante; dimorfismo sessuale molto marcato; la conformazione generale è quella del mesomorfo il cui tronco sta nel rettangolo; armonico rispetto al formato e disarmonico rispetto ai profili; tronco più lungo dell’altezza al garrese di circa il 10 %, non deve tuttavia sembrare basso sugli arti. Deve dare l’impressione di una grande facilità di movimento. La sua rusticità e l’armonia dell’insieme devono far pensare ad un cane di antico lignaggio. Temperamento, carattere ed attitudini: Impiegato per la guardia agli ovili ed alle greggi che difende dalla predazione di volpi e cani randagi così come un tempo difendeva dall’attacco dei lupi. Cane docile nei confronti delle persone familiari. La sicurezza nei confronti degli animali ad esso affidati deve essere considerata segno distintivo della razza. Poco esigente, adattato da secoli a un’alimentazione povera a base di pane raffermo e scarti di lavorazione del latte. Molto legato all’uomo, riservato ma non indipendente, diffidente nei confronti degli estranei che tiene costantemente d’occhio, girando loro intorno con una snervante azione di minaccia. Di notte, specie se in branco, diventa pericoloso per gli intrusi che dovessero avvicinarsi all’ovile od alla proprietà. Possiede in forma inalterata tutti i comportamenti sociali della specie.
Proporzioni importanti La lunghezza della testa non deve superare i 3,6/10 dell’altezza al garrese La larghezza del cranio è uguale alla sua lunghezza La lunghezza del muso è uguale al 45 % della lunghezza totale della testa L’altezza del costato eguale al 50 % dell’altezza al garrese La lunghezza del corpo dalla punta della spalla alla punta della natica è superiore rispetto all’altezza al garrese di circa il 10 % Il perimetro toracico raggiunge almeno il 135 % dell’altezza al garrese testa moderatamente massiccia, larga, troncoconica, assi cranio facciali leggermente divergenti; indice cefalico non inferiore a 53, pelle aderente ai tessuti sottostanti, liscia e tesa. Cranio ampio, la sua lunghezza è pari al 55 % della lunghezza totale della testa e la sua larghezza è pressoché eguale alla lunghezza; seni frontali sufficientemente sviluppati ma non tanto alti da rendere brusco il salto naso frontale che tuttavia è evidente, solco medio-frontale pronunciato, cresta occipitale poco evidente; muso largo, le sue facce laterali sono solo molto lievemente convergenti, pieno, lungo circa il 45 % delle lunghezza totale della testa; labbra asciutte e stirate; nel maschio il muso è più pieno ma le labbra non sono mai pendenti, commessura labiale visibile. Tartufo voluminoso, visto di profilo non deve sporgere oltre la faccia anteriore del muso, mascella e mandibola ben sviluppate; dentatura corretta e completa, chiusura a tenaglia o a forbice. Occhi relativamente piccoli in rapporto alle dimensioni della testa e del cranio, non sporgenti né infossati; posizione sub frontale; il colore dell’iride varia tra il miele ed il marrone scuro; palpebre ben aderenti. Orecchie non grandi in rapporto alle dimensioni del cranio, inserite più in alto dell’arcata zigomatica,portate pendenti a riposo e per un terzo semierette in attenzione, non devono assomigliare alle orecchie di un collie; possono essere amputate cortissime dai pastori secondo la tradizione e la necessità funzionale. Se non amputate, la forma è triangolare con apice smussato. Collo lungo almeno l’85 % della lunghezza della testa, largo e ben raccordato alle spalle, con profilo superiore moderatamente arcuato, pelo abbondante; criniera e collare presenti soprattutto nel maschio adulto; presente la giogaia, sempre ben divisa. Tronco nel rettangolo fortemente costruito, dorso largo e muscoloso, linea dorsale solida e rettilinea, senza avvallamenti, regione lombare forte e ben raccordata con la groppa; per effetto dell’ottusità degli angoli del posteriore si può avere l’impressione che la linea dorsale risalga lievemente verso la groppa che deve essere piuttosto larga e muscolosa, di giusta lunghezza, non inclinata; torace ben cerchiato e ben sviluppato nelle tre dimensioni; petto largo e ben prominente; costole lunghe e ben inclinate; ventre normalmente retratto. Coda inserita sul prolungamento della linea del dorso, grossa, lunga, ricca di pelo folto; pendente in riposo, è portata alta, a scimitarra, quando il cane è in attenzione. Il suo portamento e la sua inserzione sono segno distintivo della razza. Arti anteriori con ossatura forte; ben distanziati tra loro stante la larghezza del petto; spalla relativamente lunga con buona inclinazione; braccio lungo all’incirca quanto la spalla; angolo scapolo omerale leggermente aperto, gomiti ben aderenti al tronco non ruotanti né all’interno né all’esterno; avambraccio della stessa lunghezza del braccio, dritto e forte; carpo in prosecuzione della linea verticale dell’avambraccio; metacarpo non lungo e lievemente flesso; piede rotondo e compatto con cuscinetti forti e spessi. Arti posteriori forti e muscolosi con moderate angolazioni garretto forte e spesso; metatarso robusto, asciutto; la presenza di speroni, semplici o doppi non è da penalizzare; piede come l’anteriore ma lievemente ovaleggiante. Il movimento tipico del Cane di Mannara è il trotto sciolto, elastico e relativamente veloce con scatti di velocità. Buon saltatore. Pelle piuttosto spessa, sempre ben aderente al corpo tranne alla gola dove forma una giogaia ben divisa. Pelo di copertura semilungo, folto e compatto, non deve lasciare intravedere la pelle, presenza di sottopelo, è corto su muso e margini anteriori degli arti, relativamente lungo sulle orecchie; non è mai completamente dritto, presenta sempre una leggera ondulazione ma si può presentare anche molto ondulato, oppure in riccioli larghi, forte ma non eccessivamente duro; sulla coda è folto e ricco ed, a volte, può formare una leggera frangia al suo margine inferiore; presenti, soprattutto nel maschio adulto, la criniera ed il collare. Manti ammessi sono: fulvo in tutte le sue sfumature dal mogano al crema, nero, pulce (fegato chiaro) con distribuzione del bianco più o meno estesa a formare pezzature o la cosiddetta distribuzione “ a monaca” (estese macchie bianche su gola, petto, collo calzini e punta della coda), tigrato associato ai suddetti colori, nero focato con distribuzione delle focature tipiche dei mantelli “black and tan” senza o con presenza del bianco (tricolore). Taglia al garrese: -Maschi minimo 65 cm – Femmine minimo 59 cm Taglie superiori sono ammesse solo se il cane conserva agilità e armonia senza pesantezza.
Difetti: Il presente standard provvisorio è indispensabile premessa alla creazione ed all’impianto, ad iniziativa di SAMANNARA, di un libro genealogico aperto in cui iscrivere quali capostipiti tutti i soggetti che saranno ritenuti nel loro complesso rispondenti al tipo morfologico descritto ed idonei ad essere utilizzati per l’allevamento di selezione per fissare la razza. Pertanto, in questa sede, SAMANNARA si limita ad indicare, quali elementi che non consentono l’ammissione di un soggetto complessivamente rispondente al tipo all’istituendo libro genealogico aperto, solamente i seguenti difetti: – il monorchidismo o il criptorchidismo – la vigliaccheria o l’estrema aggressività, – il manto a pelo corto, – il manto unicolore bianco.