Atlante della Fauna selvatica italiana – Uccelli

Aquila di mare coda bianca – Haliaeetus albicilla Linnaeus, 1758
Atlante della Fauna selvatica italiana – Uccelli

Classificazione sistematica e distribuzione

Classe: Uccelli
Ordine: Accipitriformi
Famiglia: Accipitridi
Genere: Haliaeetus
Specie: H. albicilla Linnaeus, 1758

La specie è diffusa in Europa settentrionale, soprattutto in Norvegia e Russia, ove è presente oltre le metà dell’intera popolazione europea, ma anche in Groenlandia, Danimarca, Svezia, Polonia e Germania. Piccole popolazioni sono segnalate anche in Islanda, Gran Bretagna, Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, Austria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Bulgaria, Romania, Ungheria, Moldavia e Grecia; il suo areale si estende in Asia, attraverso la Turchia e il Medio Oriente sino alla Mongolia, la Cina e il Giappone. Presente anche in Italia.

Aquila di mare – Haliaeetus albicilla (foto www.wildlifeinfocus.com)
Aquila di mare – Haliaeetus albicilla (foto www.sevcikphoto.com)
Aquila di mare – Haliaeetus albicilla (foto www.avibirds.com)

Caratteri distintivi

Lunghezza: 76-92 cm
Apertura alare: 190-240 cm

Il maschio e la femmina sono indistinguibili in natura. Il piumaggio è quasi completamente marron con screziature abbondanti e diffuse marron chiaro (soprattutto su collo e capo) ad eccezione della corta coda che è completamente bianca. Il becco massiccio, le zampe e l’iride dell’occhio sono gialle. I giovani sono marron scuro con la differenza (rispetto gli adulti) di avere il becco giallo alla base e nero nella restante parte e la coda marron con screziature chiare. La parte interna delle ali superiormente è screziata di chiaro e anche inferiormente presenta delle copritrici più chiare. Gli individui al secondo inverno hanno screziature biancastre sulla parte centrale superiore delle ali e sul dorso.

Biologia

Si ciba di pesci, di carogne di vari animali, nonché di mammiferi. Vola bassa sulle acque per catturare il pesce in superficie, talora si tuffa parzialmente. Il nido è costituito da una grande struttura di rametti con una depressione al centro ed è posto su una scogliera, su una cengia rocciosa o su un albero. In genere vengono deposte 1 o 2 uova.

Animali da Compagnia

Lagotto Romagnolo
Atlante delle razze di Cani

Origine, classificazione e cenni storici

Origine: Italia.
Classificazione F.C.I.: Gruppo 8 – cani da riporto cani da cerca cani da acqua.

Il Lagotto Romagnolo è un’antica razza da riporto in acqua. E’ presente dal 1800 nelle zone paludose di Ravenna e nelle pianure di Comacchio. Con la bonifica di quasi tutte le zone paludose d’Italia, avvenuta nel corso dei secoli, il Lagotto Romagnolo dovette trovare un altro “lavoro” per aiutare l’uomo e quindi si è pian piano specializzato nella ricerca al tartufo in aperta campagna e sulle zone collinari romagnole. E’ divenuta, a livello mondiale, l’unica razza riconosciuta con questa attitudine. Il suo olfatto è semplicemente infallibile ed ormai per lui, trovare un tartufo, è divenuta un’operazione molto facile.

Aspetto generale

Cane di media-piccola taglia, con proporzioni buone e di aspetto forte, robusto e rustico al tempo stesso. La particolarità estetica che lo caratterizza è il pelo riccio e lanoso su tutto il corpo, compresa la testa. Le doti di rusticità ne istituiscono la funzionalità al lavoro.

Carattere

Canino dall’espressione sempre vigile e attenta a tutto. Molto vivace e gioviale con le persone che lo circondano quotidianamente, ma anche con estranei, appena preso confidenza. Per lui essere portato a caccia di tartufi è quasi diventato una sorta di gioco. Mentre svolge il suo lavoro esibisce passione e efficienza. Si sente esperto in questo tipo di ricerca e ama mettersi in mostra con il suo insuperabile olfatto. L’istinto venatorio è stato pian piano cancellato, così da non venire distratto dal selvatico. Legato in modo incredibile al suo padrone; si dimostra un ottimo cane da compagnia per la sua intelligenza ed obbedienza. E’ una razza facilmente addestrabile.

Lagotto Romagnolo (foto www.agraria.org)
Lagotto Romagnolo (foto www.agraria.org)
Lagotto Romagnolo (foto www.svetpejsku.cz)

Standard

Altezza:
 – maschi  da 43 cm a 48 cm
 – femmine da 41 cm a 46 cm
Peso:
 – maschi da 13 kg a 16 kg
 – femmine da 11 kg a 14 kg

Tronco: quasi uguale all’altezza al garrese in lunghezza.
Testa e muso: testa di forma trapezoidale con leggera divergenza tra gli assi superiori del cranio e quelli del muso. Muso abbastanza largo. Il rapporto è cranio 56%, muso 44%.
Tartufo: sulla stessa linea della canna nasale, largo e voluminoso.
Denti: regolarmente allineati e completi nel numero; sono ammesse chiusure a forbice o a tenaglia ed un leggero prognatismo.
Collo: muscoloso, asciutto e privo di giogaia.
Pelle: aderente in tutte le parti del corpo.
Arti: ben in appiombo sia gli anteriori che i posteriori. L’avambraccio è perfettamente dritto.
Spalla: le scapole sono lunghe il 30% dell’altezza al garrese e ben stese all’indietro di circa 53 gradi. Muscolatura: buona soprattutto sugli arti posteriori.
Linea superiore: retta con garrese e mai curva.
Coda: con giusto punto di attaccatura. In lunghezza arriva fino ai garretti.
Proporzioni: lunghezza testa è pari ai 4/10 dell’altezza al garrese; lunghezza muso è minore di 2/10 di quella del cranio; la profondità del costato è circa la metà dell’altezza al garrese.
Pelo: con tessitura lanosa. Molto particolare. E’ riccio su tutto il corpo. I ricci devono essere distribuiti in modo omogeneo.
Colori ammessi: bianco sporco uniforme, bianco con macchie marroni, roano, marrone fegato uniforme, arancio unicolore.
Difetti più ricorrenti: misure fuori standard, enognatismo, depigmentazione del naso, mantello cordato, assi cranio-facciali convergenti, mantello nero, macchie nere, canna nasale concava, monorchidismo, criptorchidismo.

Animali

Dogo Sardo – Cani pertiatzu
Atlante delle razze di Cani

Origine, classificazione e cenni storici

Sardìngia/Sardegna (Italia)
Classificazione F.C.I.: RAZZA NON RICONOSCIUTA

Dogo Sardo - Cani pertiatzuDogo Sardo – Tzitzone, capostipite delle migliori linee di sangue oggi esistenti (foto Pietro Perra)

Aspetto generale

Tipico molossoide leggero, testa quadrata e muso corto che a volte può essere anche a forma di tronco di cono, con presenza di masseteri ben sviluppati. Essendo una razza da lavoro la sua selezione è stata basata sull’utilità del cane, per questo oggi esiste una grande varietà fenotipica, però riconducibile sempre al molosso leggero.

Caratteristiche morfologiche

La taglia può variare molto da esemplare a esemplare e da linea a linea, ma mediamente è alto al garrese (che ricordiamo essere più basso della groppa) dai 55 cm ai 65 cm per 30-45 kg, ha il pelo corto (ma non raso o peggio ancora lucido come il boxer, mentre i cani con pelo arruffato o cinghialesco tradiscono incroci con il cane fonnese) fulvo in varie tonalità, frumentino (colore raro considerato molto tipico e antico), tigrato in varie tonalità, raro il nero e il grigio. I muscoli masseteri devono essere prominenti e la dentuatura a forbice o tenaglia. Brachicefalo, ha l’apofisi occipitale molto pronunciata.

Dogo Sardo – Esemplari tigrati in un ovile a Gavoi (foto Pietro Perra)
Dogo Sardo – Nur, figlio di Tzitzone (foto Pietro Perra)

Attitudini e carattere

Ottimo cane da guardia veniva e viene utilizzato nelle battute di caccia grossa come cane da presa. Eccellente come cane per recuperare i bovini semi-selvatici sardi, allevati allo stato brado in montagna.

Standard

Non esiste uno standard.

Progetto di recupero

Agli inizi del 2000 lo studioso esperto cinofilo Roberto Balia ha iniziato a scrivere i risultati di anni e anni di studi nelle nostre campagne alla ricerca del dogo sardo (ma non solo, anche il cane fonnese, il levriero sardo e il volpino sardo). Numerosi articoli di qualità sui maggiori quotidiani sardi hanno fatto rinascere l’interesse su questa razza e tanti esemplari sono stati messi a disposizione per iniziare una selezione seria ed accurata e per scongiurare il pericolo di meticciamento sempre in agguato, vista la presenza di boxer e pit bull. Il punto di svolta nel processo di recupero è stata la pubblicazione nel 2005 del libro “Canis Gherradoris”, sempre di Roberto Balia.
Ad oggi si può dire che la razza, benchè rara, non sia più in rischio di estinzione.

a cura di Pietro Perra

Atlante della Fauna selvatica italiana – Uccelli

Allodola – Alauda arvensis
Atlante della Fauna selvatica italiana – Uccelli

Classificazione sistematica e distribuzione

Classe: Uccelli
Ordine: Passeriformi
Famiglia: Alaudidi
Genere: Alauda
Specie: arvensis

La specie è presente come nidificante in tutta Europa, Africa nord-occidentale e Asia. In Italia è stazionaria, svernante al sud e di doppio passo (ottobre-novembre e marzo-aprile). Le zone tipiche dello svernamento sono il bacino del mediterraneo e l’Africa settentrionale.

Allodola (foto www.ivnvechtplassen.org)
Allodola (foto Daniel Pettersson)

Caratteri distintivi

Dimensioni piccole (35-44 gr.). Il piumaggio in entrambi i sessi è bruno scuro con striature nere nella parte superiore, ventre e sottocoda bianchi con sfumature gialle, timoniere esterne bianche e inoltre presenta il caratteristico ciuffo nucale che spesso è sollevato. Altra caratteristica tipica di uccelli terragnoli è l’unghia dell’alluce molto allungata che viene usata anche nei combattimenti per la difesa del territorio di nidificazione.

Biologia

E’ una specie molto gregaria, tranne nel periodo riproduttivo che inizia in aprile; Predilige le grandi estensioni cerealicole alternate a prati falciabili e a pascoli. Il maschio compone una vera e propria parata nuziale volando sopra il territorio della cova dove è già pervenuta la femmina; Questo vola fino ai 150 m di altitudine con voli a spirale per poi discendere in ampi cerchi. Il nido è costruito a terra e vi vengono deposte 5-6 uova, bianco grigiastre che vengono covate per 15-16 giorni dalla femmina. I piccoli abbandonano il nido già dopo 10 giorni dalla schiusa. Annualmente avvengono 2-3 covate. L’alimentazione è granivora e insettivora.

Animali

Cirneco dell’Etna
Atlante delle razze di Cani

Origine, classificazione e cenni storici

Origine: Italia.
Classificazione F.C.I.: Gruppo 5 – cani di tipo spitz e di tipo primitivo.

Il Cirneco dell’Etna è una razza molto antica. Le sue origini risalgono al 1000 a.C. Si dice che questa razza derivi dai cani dei Faraoni egiziani delle ultime dinastie e da cani importati in Italia dai commercianti Fenici. Successivi studi hanno indicato che molto probabilmente il Cirneco sia una razza autoctona siciliana. Nei secoli scorsi è stato utilizzato per la caccia al coniglio selvatico. Razza poco diffusa fuori dall’Italia.

Aspetto generale

Cane di media-piccola taglia, di forma elegante e slanciata con il pelo raso su tutte le parti del corpo. Ha una muscolatura asciutta e possiede una costruzione leggera ma salda e resistente.

Carattere

Per il suo carattere, conformazione e affettuosità, Il Cirneco non può essere considerato solo un cane da caccia, ma anche un discreto cane da guardia ed un piacevole cane da compagnia. Potrebbe essere classificato come razza a triplice attitudine. Da elogiare anche il suo temperamento. E’ un canino molto reattivo. E’ l’unico cane in grado di muoversi senza difficoltà sui terreni aspri e accidentati di origine vulcanica. La sua tempra e la sua classe permettono anche la sua addestrabilità senza problemi. Il suo senso più sviluppato è sicuramente l’olfatto che mette in mostra durante la caccia.
Particolarità: esistono due razze molto simili: il “Pharaon Hound” e il “Podenco Ibicenco”.

Cirneco dell’Etna (foto www.agraria.org)
Cirneco dell’Etna (foto www.agraria.org)

Standard

Altezza:
 – maschi  da 46 cm a 50 cm
 – femmine  da 42 cm a 46 cm
Peso:
 – maschi da 10 kg a 12 kg
 – femmine  da 8 kg a 10 kg

Tronco: con lunghezza pari all’altezza al garrese. Con garrese ben elevato e torace poco più lungo della metà dell’altezza al garrese.
Testa e muso: con cranio di forma ovaleggiante ed assi cranio- facciali leggermente divergenti o paralleli. Il profilo superiore del cranio è lievemente convesso. Il muso raggiunge almeno l’80% della lunghezza del cranio. Tartufo: sulla stessa linea della canna nasale e deve essere di forma rettangolare.
Denti: regolarmente allineati e completi nel numero; sono ammesse chiusure a forbice.
Collo: con profilo superiore molto arcuato. Lungo quanto la testa.
Pelle: ben aderente in tutto il corpo. Non devono mai presentarsi macchie nere.
Arti: sia i posteriori che gli anteriori devono essere in appiombo con ossatura proporzionata.
Spalla: con scapole lunghe circa 1/3 dell’altezza al garrese e devono essere inclinate di 55 gradi rispetto al piano orizzontale.
Muscolatura: asciutta ma ben proporzionata al corpo.
Linea superiore: rettilinea sul garrese.
Coda: inserita in basso, di forma uniforme, lunga fino al garretto.
Proporzioni: lunghezza tronco uguale all’altezza al garrese; il muso sta al cranio come 8 a 10.
Pelo: di uguale lunghezza in tutto il corpo; sempre raso e liscio.
Colori ammessi: fulvo uniforme, isabella, fulvo e bianco, tollerato il colore bianco uniforme con macchie arancio. Difetti più ricorrenti: prognatismo, enognatismo, convergenza degli assi cranio- facciali, canna nasale concava, misure fuori standard, depigmentazione totale, mucose nere, colori del manto non ammessi, occhio gazzuolo, monorchidismo, criptorchidismo.

Atlante della Fauna selvatica italiana – Uccelli

Albanella reale – Circus cyaneus Linnaeus, 1766
Atlante della Fauna selvatica italiana – Uccelli

Classificazione sistematica e distribuzione

Classe: Uccelli
Ordine: Accipitriformi
Famiglia: Accipitridi
Genere: Circus
Specie: C. cyaneus L.

L’albanella reale è specie diffusa come nidificante in Europa ed Asia centrali e settentrionali e, con una distinta sottospecie, nell’America del Nord. Le popolazioni del Nord e del Nord-Est europeo sono completamente migratrici, mentre quelle dell’Europa centrale e occidentale sono parzialmente migratrici; le aree di svernamento sono situate in Europa occidentale e meridionale, in Nord Africa e nel Medio Oriente. Le popolazioni asiatiche di Albanella reale svernano dalla Penisola Anatolica alla Cina orientale e al Giappone.
In Italia l’albanella reale è migratrice regolare e svernante. La migrazione post-riproduttiva verso i quartieri di svernamento inizia alla fine di agosto, ma i contingenti più numerosi si registrano in ottobre e novembre; la migrazione pre-riproduttiva verso i quartieri di nidificazione si svolge tra la fine di febbraio e aprile.

Maschio di Albanella reale in volo – Circus cyaneus L. (foto https://lailera.wordpress.com/)
Albanella reale – Circus cyaneus L.
Femmina di Albanella reale in volo – Circus cyaneus L. (foto www.casalinimaker.it)

Caratteri distintivi

Lunghezza: 44-52 cm
Apertura alare: 100-120 cm

Rapace di medie dimensioni, con struttura intermedia tra il più massiccio C. aeroginosus e le più snelle C. pygargus /C.macrourus. Ha coda relativamente lunga e ali larghe in corrispondenza del “braccio” e più corte e arrotondate alla “mano” dove sono evidenti le 5 “dita”. Da posato le ali non superano la lunghezza della coda ma i tarsi relativamente corti fanno sembrare sia le timoniere che le primarie più sporgenti che nelle altre albanelle. Il volo di caccia è tipico di circus radente al terreno con 5-6 battiti intervallato da planate con le ali leggermente rivolte all’insù. A differenza dei suoi congeneri effettua anche scivolate ad ali piatte o incurvate verso il basso e procede in volo battuto per lunghi tratti. Il maschio adulto è caratterizzato da una colorazione grigio-bluastra sulle parti superiori ad eccezione delle primarie più lunghe di colore nero. Capo e petto dello stesso colore e nettamente distinti dalle restanti parti bianche.

Biologia

Volo basso; sul terreno salta e cammina. Si ciba di vari animali di palude, ratti, lucertole, piccoli uccelli, nidiacei e uova. E’ una specie solitaria durante tutto l’anno.
Periodo riproduttivo: depone le uova tra fine aprile e giugno; una covata l’anno.
Costruisce nidi utilizzando stecchi, steli, erbe e foglie sul terreno tra la vegetazione erbacea o cespugliosa e, a volte, nelle zone coltivate a cereali.
Depone in genere 3-5 uova.
La cova, effettuata dalla femmin, dura 29-31 giorni.
Cure parentali: i pulcini sono nidicoli e rimangono nel nido per 5-6 settimane. I giovani raggiungono l’indipendenza dopo circa 3-4 settimane dall’involo.

Animali da Compagnia

Cane da Pastore Italiano
Atlante delle razze di Cani

Origine, classificazione e cenni storici

Origine: Italia.
Classificazione F.C.I.: RAZZA NON RICONOSCIUTA

La storia del Cane da Pastore Italiano inizia intorno al 1975, quando Piero Accettella (Allevamento Little Ranch Cepagatti – Pescara) nota che in Italia, e in particolare nelle zone dell’Abruzzo, Marche, alto Lazio, Toscana e Umbria, esistevano cani dal mantello nero, di media taglia, con tratti lupoidi, che utilizzati nella custodia del bestiame, dotati di un’ intelligenza vivacissima e con grosso equilibrio psicologico, le cui origini si perdono nella notte dei tempi.
Dopo accurate ricerche, riesce ad accaparrarsi alcuni soggetti interessanti e, per conferire loro una mole più imponente, inserisce sangue molossoide abruzzese.
Il risultato che ottiene è molto interessante, perché a livello psicologico, alla duttilità del ceppo base riesce ad unire la giusta diffidenza dell’ Abruzzese, ottenendo un cane molto equilibrato, portato per qualsiasi tipo di addestramento, ma anche un guardiano tenace.
Rientra nel gruppo dei cani a pastore (gruppo 1) ed è utilizzato come cane da guardia, difesa e utilità.

Aspetto generale

Cane di taglia medio-grande, armonico nella sua costituzione. Cane che nonostante la mole è molto agile e potente, trottatore instancabile, perlustra costantemente il territorio da difendere. Molto rustico.
Adulto a quattro anni, ha una salute di ferro, molto longevo di media vive 17 anni.

Carattere

Molto serio ed equilibrato, non attacca mai senza motivo, guardiano eccezionale, diffidente e mordace con gli estranei nel suo territorio, indifferente ed inamovibile fuori dal suo ambiente (sempre vicino al suo padrone). Cane di grossa tempra ha bisogno di padrone deciso. Si adatta a qualsiasi clima e padrone che ama incondizionatamente alla follia.

Cane da Pastore Italiano (foto www.pastoreitaliano.it)
Cuccioli di Cane da Pastore Italiano (foto www.pastoreitaliano.it)

Standard

Dal punto di vista fisico, il Pastore Italiano è un cane veramente unico. Si tratta di un lupoide dalle orecchie erette, con la caratteristica della punta che tende a curvare leggermente all’ interno. Il corpo è lungo, con possente posteriore; addirittura la lunghezza del tronco è del 30% superiore rispetto all’ altezza. Altra particolarità è la crescita lenta: la maturazione infatti avviene intorno ai quattro anni. E’ un cane molto longevo: di media vive circa 17 anni. Ha una salute di ferro ed è altresì rustico e naturale. I suoi caratteri sono ormai fissati. La razza è giunta alla terza generazione e si può osservare una buona omogeneità.

ORIGINE: Abruzzo (Italia)
UTILIZZAZIONE: Cane da guardia, difesa e utilità
CLASSIFICAZIONE: Categoria 1 (cane da pastore), Gruppo 1, a.: Sottoposti a prove di lavoro

CARATTERISTICHE

Aspetto generale
Armonico nella sua costituzione.
Cane di taglia medio/grande molto rustico e naturale (adora il mare e la montagna), si adatta a qualsiasi clima e padrone che ama incondizionatamente alla follia. Molto equilibrato e duttile, senso della proprietà innato., affettuosissimo con i bambini della famiglia, ma diffidente con gli estranei (indifferente con gli animali in genere). Adulto a quattro anni, ha una salute di ferro, molto longevo ha una vita media lunga.

Taglia e proporzione
Tronco lungo orizzontale, iscritto in un rettangolo.
La lunghezza del tronco è del 30% circa rispetto all’altezza.

Altezza:
– maschi: cm 62-70 al garrese.
– femmine: cm 55-56 al garrese.

Peso:
– maschi: kg 35-45 circa
– femmine: kg 25-35 circa.

Testa e occhi
Cranio largo, collo corto e muscoloso, muso squadrato testa nell’insieme ben proporzionata.
Occhi: tondi di colore marrone, più o meno scuri.
Capacità espressiva molto alta, lo sguardo cambia a seconda la situazione che può richiedere aggressività o dolcezza.

Orecchie
Attaccate alte, erette, con punta a rientrate, (definite intorno agli 8/12 mesi circa, non vanno ne tagliate ne tanto meno manipolate).

Arti, piedi e coda
Arti anteriori: robusti, spalle ben sviluppate e inclinate, appiombi dritti e ben distanti.
Arti posteriori: Cosce ben muscolose, e potenti, garretti leggermente inclinati e forti.
Piedi: aperti, palmati.
Coda: lunga, attaccata alta (preferibilmente uncinata).

Mantello, tartufo ecc.
Pelo corto o semilungo, con fitto sottopelo, unicolore (Nero, fulvo, crema ecc..), o manto nero con sfumature (sono ammessi tutti i colori), tollerata macchia bianca sul petto.
Tartufo, gengive, polpastrelli e unghie: colore nero.

Portamento
Cane che nonostante la mole è molto agile e potente, trottatore instancabile perlustra costantemente il territorio da difendere.

Temperamento
Molto serio ed equilibrato, non attacca mai senza motivo, guardino eccezionale diffidente e mordace con gli estranei nel suo territorio, indifferente ed inamovibile fuori dal suo ambiente (sempre vicino al suo padrone.) Cane di grossa tempra ha bisogno di padrone deciso.

Difetti da evitare
Groppa bassa; Tronco corto; Muso stretto, prognatismo ed enognatismo, speroni posteriori, mancanza di diffidenza.

Isotta, femmina junior età 2 anni pelo semilungo, colore nero (foto www.pastoreitaliano.it)

Atlante della Fauna selvatica italiana – Uccelli

Albanella pallida – Circus macrourus Gmelin, 1770
Atlante della Fauna selvatica italiana – Uccelli

Classificazione sistematica e distribuzione

Classe: Uccelli
Ordine: Accipitriformi
Famiglia: Accipitridi
Genere: Circus
Specie: C. macrourus Gmelin, 1770

Nidifica nell’Europa sud-orientale e in Asia centrale. Sverna principalmente in India e nell’Asia sud-orientale. In Italia può talora essere osservata come migratrice.

Maschio di Albanella pallida – Circus macrourus
Femmina in volo di Albanella pallida – Circus macrourus
Esemplare giovane di Albanella pallida – Circus macrourus
Albanella pallida – Circus macrourus

Caratteri distintivi

Lunghezza: 40-48 cm
Apertura alare: 95-110 cm

Nell’aspetto è molto simile alle altre Albanelle (minore e reale), ma il colore nel mashio è molto più chiaro. Il maschio adulto ha le parti superiori e il capo quasi completamente grigio chiaro. Fanno eccezione delle remiganti nere e un po’ di bianco barrato di grigio sul groppone. Gola ed alto petto sono anch’essi grigio chiaro mentre addome e ventre sono bianchi. Il becco è giallo alla base e nerastro verso l’apice. Le zampe sono gialle. Le femmine adulte superiormente sono marrone con una fascia bianca sul groppone. Le ali superiormente sono marrone con macchiettature più scure e due zone marrone chiaro nelle parti più prossime al corpo. Il capo è marrone con una zona biancastra sotto l’occhio e poi una banda scura semicircolare. Un collare più chiaro parte dalla base della gola e arriva fin sulla nuca. La coda è marrone barrata di marrone scuro. Inferiormente la parte centrale delle ali, la gola e il petto sono marrone fulvo striato di marrone più scuro. Il ventre è bianco sporco e il sottocoda grigio con barrature grigio scuro. I giovani sono molto simili alle femmine adulte ma con tonalità più fulve nelle parti superiori e con gola petto, addome, ventre e parte interna inferiore delle ali fulvo arancio. La parte terminale prossima al corpo delle ali sia superiormente che inferiormente sono marrone scuro. (fonte http://www.ornitologiaveneziana.eu)

Biologia

Si nutre di piccoli uccelli come allodole e occasionalmente di polli. Da maggio in poi depone 4-5 uova incubate solo dalla femmina in un nido ben nascosto sul terreno.

Animali

Cane da Pastore di Oropa
Atlante delle razze di Cani

Origine, classificazione e cenni storici

Origine: Italia.
Classificazione F.C.I.: Gruppo 1 Cani da pastore e bovari (esclusi Bovari Svizzeri)
Sezione 1 Cani da Pastore
Senza prova di lavoro

Il Cane da pastore tipico del territorio biellese è usato da secoli e selezionato in base all’attitudine ed alla morfologia dai pastori e dagli allevatori di bovini.
La storia del Cane da Pastore di Oropa si intreccia inevitabilmente con quella di altre razze di animali domestici originarie dell’arco alpino, di cui il cane da pastore era utile conduttore e guardiano: la pecora Biellese e Bergamasca, i bovini Valdostani e la Pezzata Rossa d’Oropa tutte queste razze sono accomunate da decenni di selezione che ne ha valorizzato la capacità di adattamento ad un ambiente particolare come quello delle Prealpi e delle Alpi, caratterizzato da un clima montano e pedemontano variabile, umido e spesso molto freddo, dove per buona parte dell’anno le risorse pabulari d’alta quota sono ricoperte da una coltre nevosa. Purtroppo, il massiccio abbandono delle montagne ed il repentino mutamento dei criteri di allevamento, conseguenza della rivoluzione agricola degli anni Cinquanta, hanno prodotto una netta contrazione numerica, se non alla completa estinzione, di tutte queste popolazioni zootecniche locali, spesso sostituite dai pochi allevatori rimasti con razze alloctone e ibridi commerciali più popolari e produttivi.

Aspetto generale

Cane forte e resistente, con un fisico particolarmente agile ed attivo.

Carattere

È di carattere buono, ma se occorre sa agire con decisione e coraggio, senza essere temerario. Le sue doti di intelligenza, di moderazione e di pazienza, ne fanno un perfetto cane da pastore, guardia e utilità idoneo agli impieghi più svariati, che impara con facilità.

Cane di Oropa – Cane da pastore Biellese >>>

Cane da Pastore di Oropa (foto http://canedioropa.jimdo.com)
Cane da Pastore di Oropa (foto http://canedioropa.jimdo.com)
Cuccioli di Cane da Pastore di Oropa (foto http://canedioropa.jimdo.com)

Standard

BREVE CENNO STORICO

Il Cane da Pastore delle Alpi (Cane Pastore d’Oropa) trae le sue origini nell’antichità da un’antica razza italiana diffusa in tutto l’arco alpino e prealpino ed utilizzata come cane da pastore per la guida del bestiame. Ancora oggi è possibile vedere questi cani al lavoro che accompagnano le greggi nel loro stagionale spostamento dalla pianura alla montagna e le mandrie di bovini al pascolo sia in pianura che in alpeggio. E’ facile apprezzarne le attitudini naturali come conduttori di ovini e di bovini e ottimi custodi degli animali nelle baite e nelle aziende agricole.

ASPETTO GENERALE
Il Cane d’Oropa è un cane mediolineo, armoniosamente proporzionato, che accoppia eleganza e potenza, di taglia media, di muscolatura asciutta e forte, con tronco raccolto che tende al quadrato.

PROPORZIONI IMPORTANTI
Rapporto tra altezza al garrese e lunghezza tronco = 0,9

Rapporto tra lunghezza cranio e lunghezza muso = 1

COMPORTAMENTO / CARATTERE
E’ di carattere equilibrato, all’occorrenza sa agire con decisione e coraggio, senza essere temerario. Le sue doti di intelligenza, di moderazione e di pazienza ne fanno un perfetto cane da pastore, guardia e utilità, idoneo agli impieghi più svariati, che impara con facilità.

TESTA
La testa è proporzionata al corpo. Le linee superiori del cranio e del muso sono tra loro parallele.

REGIONE DEL CRANIO

Cranio

Il cranio è lungo quanto il muso ed è largo quanto la metà della lunghezza totale della testa. Leggermente bombato.

Stop

Evidente, ma non eccessivamente marcato.

REGIONE DEL MUSO

Tartufo

Tartufo nero, grande e ben pronunciato.

Muso

Canna nasale rettilinea.

Labbra

Labbra ben chiuse, nere come il palato

Mascelle/Denti

Mascelle forti con massetere pieno.

Dentatura completa (tollerata la mancanza dei PM1). Chiusura a forbice (tollerata la tenaglia).

Occhi

Espressione attenta e vivace. Di forma tendente al cerchio, con iride marrone più o meno scuro secondo il colore del mantello. Nei soggetti merle un occhio può essere azzurro (gazzuolo).

Orecchie

Di forma triangolare erette o semierette. Attaccate ben al di sopra dell’arcata zigomatica.

COLLO
Il collo è bene in evidenza, abbastanza diritto, ben muscoloso; si allarga gradatamente verso la spalla ed è esente da giogaia.

Pelo semilungo, più folto all’attaccatura.

CORPO
Tronco compatto.

Linea superiore

Il profilo superiore del dorso è rettilineo. Groppa spesso lievemente più elevata del garrese.

Garrese

Elevato sulla linea dorsale.

Dorso

Solido.

Rene

Regione lombare corta e solida.

Groppa

Ampia, muscolosa, leggermente inclinata.

Torace

Ampio e ben disceso fino all’altezza dei gomiti. Petto ampio.

Linea inferiore e addome

Addome tonico e ben sostenuto.

CODA
Inserita alta. Grossa e robusta alla radice va gradatamente affusolandosi verso la punta. La lunghezza non deve superare il garretto. A riposo, deve essere a “scimitarra”, mentre quando il cane è in azione la coda sbandiera, ma non curva sopra il dorso. I soggetti anuri o brachiuri sono ricercati.

ARTI
ANTERIORI

Generalità

Ossatura solida, ma non pesante; muscolatura asciutta e forte; gli anteriori sono in appiombo visti da tutti i lati e perfettamente paralleli visti di fronte.

Spalla

Scapola lunga e obliqua, ben attaccata.

Braccio

Braccio lungo e sufficientemente obliquo.

Gomiti

Gomito fermo, né scollato, né stretto.

Avambraccio

Avambraccio lungo e diritto.

Articolazione carpale

Carpo molto fermo.

Metacarpo

Metacarpo forte e corto, quanto più possibile perpendicolare al suolo o soltanto pochissimo inclinato in avanti.

Piede anteriore

Piede rotondo, piede da gatto; dita ricurve e ben serrate; cuscinetti spessi ed elastici; unghie ricurve e grosse.

POSTERIORI

Generalità

Sono potenti, ma senza pesantezza; di profilo, i posteriori sono in appiombo e spesso leggermente vaccini.

Gli speroni sono generalmente presenti singoli o doppi.

Coscia

Di lunghezza media, larga e fortemente muscolosa.

Ginocchio

Approssimativamente sull’appiombo dell’anca; angolazione normale.

Gamba

Di lunghezza media, larga e muscolosa.

Garretto

Vicino al suolo, largo e muscoloso, moderatamente angolato.

Metatarso

Solido e corto.

Piede posteriore

Può essere leggermene ovale; dita ricurve e ben serrate; cuscinetti spessi e elastici; unghie scure e grosse.

ANDATURA
Trotto. Ambio a bassa velocità.

PELLE
Pelle ben aderente e comunque elastica.

MANTELLO
Pelo

Mediamente corto o semilungo, duro o setoso o lanoso. Il pelo è corto sulla testa, la faccia esterna delle orecchie e la parte bassa degli arti. Abbondante sottopelo.

Colore

Grigio a macchie (blue merle), nero (con focature sopra gli occhi), tricolore, grigio a macchie con focature, fulvo, fulvo carbonato. Tutti i colori possono presentare aree bianche di superficie totale inferiore al 50% della superficie totale del mantello

TAGLIA E PESO
Altezza al garrese 45 / 60 cm

Peso 18 / 35 kg

DIFETTI
Qualsiasi deviazione da quanto sopra deve essere considerata come difetto, la cui valutazione deve essere in proporzione all’entità della deviazione e il cui influsso sulla salute e sul benessere del cane deve essere tenuto in conto.

In particolare:

– Groppa avvallata.

– Presenza di giogaia.

DIFETTI GRAVI
– Inversione dei caratteri sessuali (femmina mascolina o maschio femmineo).

DIFETTI ELIMINATORI
– Enognatismo, prognatismo, dentatura incompleta.

– Comportamento timido, aggressivo, cattivo, nervoso

– Insufficiente tipicità.

– Difetti gravi che riguardano struttura, mantello e colore

– Tartufo depigmentato.

N.B.: I maschi devono presentare due testicoli apparentemente normalmente sviluppati, completamente discesi nello scroto.

Atlante della Fauna selvatica italiana – Uccelli

Albanella minore – Circus pygargus L., 1758
Atlante della Fauna selvatica italiana – Uccelli

Classificazione sistematica e distribuzione

Classe: Uccelli
Ordine: Accipitriformi
Famiglia: Accipitridi
Genere: Circus
Specie: C. pygargus L., 17580

L’albanella minore è un uccello rapace, che occupa un areale abbastanza vasto, europeo, africano, asiatico. In Italia nidifica in primavera inoltrata in varie regioni del centro-nord, ma ne esistono delle colonie anche in Sardegna e nel Salento; i suoi habitat sono le zone collinari, ma con spazi aperti come terre coltivate o pascoli. Frequenta in riproduzione canneti, paludi, brughiere e campi alberati, zone steppose, savane e coltivi durante lo svernamento. Nel paleartico è specie nidificante e migratrice.

Albanella minore – Circus pygargus (foto http://focusingonwildlife.com)
Albanella minore – Circus pygargus (foto Michele Ferrato)
Albanella minore – Circus pygargus

Caratteri distintivi

Lunghezza: 43-47 cm
Apertura alare: 105-120 cm
Peso: 230-435g. Femmina leggermente più pesante del maschio.

Il maschio ha parti superiori grigio-cenere con remiganti primarie esterne nere. Sopraccoda grigio pallido. La femmina ha parti superiori bruno-castano. Sopraccoda bianco, parti inferiori crema con striature più scure. Nessuna variazione stagionale. Immaturi simili alla femmina. Vola lentamente e in modo costante perlustrando il terreno a bassa quota, planando con le ali tenute a V aperta. Muta annuale post-riproduttiva completa, con arresto durante la migrazione e completata nei quartieri di svernamento (fonte www.sterna.it). 

Biologia

Migratrice regolare su largo fronte con quartieri di svernamento nell’Africa sud-sahariana. Generalmente silenziosa ad eccezione del periodo riproduttivo. Nidifica sul terreno, in vegetazione sia erbacea sia arbustiva, spesso in coltivazioni cerealicole e foraggere. Si nutre di piccoli Vertebrati, soprattutto micromammiferi occasionalmente uova e pulli. Frequenta ambienti aperti di ogni tipo, praterie anche d’altitudine, pascoli, brughiere, coltivazioni cerealicole ecc., generalmente a quote relativamente basse.

Animali

Cane da Pastore Calabrese
Atlante delle razze di Cani

Origine, classificazione e cenni storici

Origine: Sila, Calabria, Italia.
Classificazione F.C.I.: RAZZA NON RICONOSCIUTA
Cane da pastore utilizzato per la protezione delle greggi e della proprietà

Le sue origini sono indiscutibilmente antichissime e secondo alcuni esperti questo cane discenderebbe dai cani importati dai coloni greci quando si insediarono nella regione. Viene descritto in molti diari e racconti nei due secoli scorsi. Questo cane era principalmente utilizzato per tenere alla larga i lupi dalle greggi di pecore e capre che pascolavano, ma da quando il lupo non vive più in quelle regioni italiane, questi antichi cani hanno peso la loro funzione e quindi la loro popolarità locale, ed è infatti rapidamente andato a scomparire. Nel 1972 la “razza” fece il suo esordio, fuori concorso, all’esposizione di Cosenza; vennero presentati 7 esemplari piuttosto omogenei tra loro.

Aspetto generale

Il Cane da Pastore della Sila, alias Pastore Calabrese o Silano, si presenta come un mesomorfo armoniosamente costruito, grande, vigoroso, con forte ossatura, ma mai pesante, e con una muscolatura ben sviluppata. Dotato di una grande agilità. Il tronco è iscritto nel rettangolo, ma non deve mai dare l’impressione di essere tozzo né basso sugli arti. Il dimorfismo sessuale è ben evidente. Il mantello, ricco di sotto pelo, lungo e fitto, nella stagione invernale, è di tessitura semi-vitrea, liscio, che accentua il vigore del cane.

Comportamento e carattere

Il Cane da Pastore della Sila da sempre svolge la funzione di custodia e affiancamento nella conduzione delle greggi che popolano la Sila e parte del territorio calabrese. Impavido e incorruttibile. Svolge il suo lavoro con grande serietà e dedizione, senza lasciare mai la mandria incustodita con cui trascorre tutta la sua esistenza. E’ estremamente rustico in quanto abituato a vivere nelle condizioni estreme, di ristrettezze alimentari e avversità climatiche, dell’ambiente in cui da secoli lavora. Ha espressione vigile e attenta. Dotato di un’eccellente memoria. Diffidente con gli estranei da cui difficilmente si fa avvicinare, ma in presenza del pastore/proprietario, essendo dotato di un grande equilibrio, familiarizza con grande disinvoltura. Se cresciuto a stretto contatto con l’uomo, manifesta grande docilità, grande vivacità e grande attaccamento nei confronti di chi lo ha accudito. Amorevole con i bambini, più focoso e irruento con gli adulti. Grande capacità di apprendimento. Ama farsi accarezzare. Le sue capacità psichiche, lasciano intuire che, l’utilità di questo cane, non solo è circoscritta alla guardia, la sua sensibilità e dolcezza lo vede adatto non solo come cane da compagnia ma anche per l’impiego nella Pet Therapy. Grazie alla sua capacità atletica e al suo facile apprendimento, è indicato anche per attività sportive o per utilità sociale. Il Cane da Pastore della Sila può essere considerato un cane dalla funzione poliedrica, capace di essere impiegato in diverse attività.

Cane da Pastore Calabrese

Standard

TESTA:
Di tipo mesocefalo, larga e massiccia, potente ma non pesante. Vista dall’altro è a forma di tronco di cono.

REGIONE DEL CRANIO:
Il cranio ha una lunghezza quasi uguale alla larghezza. I profili sia laterali che frontali sono leggermente convessi. Gli assi cranio facciali sono paralleli.

STOP:
Moderato, non troppo pronunciato, dolce.

MUSO:
Ampio e profondo alla radice, si assottiglia leggermente vero la punta del tartufo.

TARTUFO:
Grosso e nero, con narici ben aperte.

LABBRA:
Le labbra superiori coprono appena i denti della mandibola. I margini labiali sono sempre pigmentati di nero.

MASCELLA:
Larga e robusta.

DENTI:
Sani, forti e ben sviluppati.

OCCHI:
In posizione semi laterale con bulbo né sporgente, né infossato. Non troppo grandi rispetto alla dimensioni del cranio. Hanno forma di mandorla. Le palpebre sono ben aderenti e ben pigmentate di nero. La colorazione dell’iride varia dal ocra al marrone scuro. Espressione vivace, vigile e allegra.

ORECCHIE:
Sono inserite molto al di sopra dell’arcata zigomatica, portate aderenti alla guancia, di forma triangolare con punta leggermente arrotondata. Non troppo grandi rispetto alla testa del cane. Il portamento è pendente e mobile.

COLLO:
Di media lunghezza, forte e muscoloso, grosso e esente da giogaia. Sempre ricoperto da abbondante pelo, soprattutto nel maschio adulto. Il pelo che circonda il collo è nei maschi adulti molto più folto e lungo, quasi a formare una criniera, molto utile per la difesa.

TRONCO:
Forte e robusto. Di lunghezza leggermente superiore rispetto all’altezza al garrese. La linea superiore è rettilinea dal garrese verso la groppa.

GARRESE:
Moderatamente elevato sulla linea del dorso. La distanza delle punte della scapola risulta alquanto larga.

DORSO:
Il profilo è retto. I lombi risultano ben fusi con la linea del dorso. Solido e muscoloso.

GROPPA:
Largo, solido e muscoloso, dal profilo retto.

TORACE:
E’ profondo fino all’altezza dei gomiti, relativamente ampio, in armonia con la sua costituzione mesomorfa. Le costole, lunghe ed inclinate, spazi intercostali ampi, sono indice di grande capacità polmonare e quindi di resistenza.

VENTRE:
Il profilo sterno ventrale evidenzia una regione sternale lunga che si sviluppa a semi cerchio a corda molto larga, che rimonta dolcemente verso l’addome.

CODA:
La sua attaccatura è situata in basso, oltrepassa il garretto del cane in stazione normale; tenuta pendente in riposo, è invece portata al di sopra della linea del dorso nell’eccitazione, con la punta abbastanza ricurva, ma mai arrotolata su se stessa. E’ ben guarnita di pelo folto senza frange.

ARTI ANTERIORI:
Muscolosi e di forte ossatura. Appiombi corretti sia davanti che di lato. Lo sviluppo degli arti è in buona proporzione con lo sviluppo somatico e le singole regioni relative a detti arti lo sono pure fra loro.

Spalla:
La spalla è lunga, inclinata, fornita di forti muscoli e ben libera nei movimenti.

Braccio:
Ben saldato al tronco nei suoi due terzi superiori, è fornito di forti muscoli.

Gomiti:
Aderenti al costato, coperti di, pelle morbida e rilassata. Debbono trovarsi in un piano parallelo al piano mediano del corpo. La punta del gomito si trova sulla perpendicolare calata dall’angolo caudale della scapola.

Avambraccio:
Segue una linea retta verticale; ha forte ossatura.

Carpo:
Si trova sulla linea verticale dell’avambraccio. E’ forte, asciutto, liscio, di buon spessore, con osso pisiforme ben sporgente.

Metacarpo:
E’ ben asciutto, con minimo tessuto cellulare sottocutaneo. Visto di profilo si presenta leggermente steso.

Piede:
Grande, di forma rotondeggiante. Ha dita ben serrate fra di loro, ricoperte di pelo corto e fitto. Unghie sono pigmentate in nero Arti posteriori Gli appiombi sia di fronte che di profilo debbono risultare sempre corretti. Lo sviluppo degli arti posteriori è ben proporzionato al corpo e pure ben proporzionate fra loro risultano le diverse regioni attinenti agli arti.

Coscia:
Lunga, larga, coperta di muscoli salienti, con margine posteriore leggermente convesso. La sua direzione è alquanto obliqua dall’alto in basso e dall’indietro in avanti.

Gamba:
L’ossatura è forte e la muscolatura è asciutta, con scanalatura gambale marcata. Ginocchio Deve trovarsi in perfetto appiombo con l’arto: non deve risultare deviato ne verso l’interno ne verso l’esterno.

Garretto:
Molto larghe le sue facce. Di buon spessore.

Metatarso:
Robusto, asciutto largo. Con speroni, spesso doppi, ma anche senza.

Piede:
Come per l’anteriore ma più ovale.

Andature:
Passo lungo, trotto allungato.

Pelle:
Ben aderente al corpo e in ogni regione. Piuttosto spessa. Il pigmento delle mucose e delle sclerose è essere nero: altrettanto dicasi per le suole dei cuscinetti digitali e plantari.
Mantello:

Pelo:
Molto abbondante, lungo, piuttosto ruvido al tatto, ben aderente al corpo: tollerata una lieve ondulazione. Forma un ricco collare attorno al collo e limitate frange sul margine posteriore degli arti. E’ invece corto sul muso, sul cranio, sugli orecchi, sul margine anteriore di tutti gli arti. La tessitura del pelo è semivitrea. La lunghezza del pelo sul tronco raggiunge gli 8 cm. Il sottopelo è abbondante solo nella stagione invernale.

Colore:
I colori ammessi sono quelli simili ai colori delle capre autoctone calabresi, da secoli allevate sull’Altopiano della Sila.
Taglia e peso:

Statura al garrese:
Nei maschi da cm. 65 a cm. 73 al garrese, nelle femmine da cm. 60 a cm., 68 al garrese. Peso Per i maschi da 35-45 Kg. Femmine da 30-40 Kg. I maschi devono avere due testicoli di aspetto normale e ben discesi nello scroto.

Difetti:
Ogni deviazione dalle caratteristiche indicate nella descrizione delle varie regioni costituisce un difetto che deve essere penalizzato nel giudizio in rapporto alla sua gravità e alla sua diffusione.

Difetti eliminatori:
Testa: assi cranio-facciali convergenti, prognatismo accentuato deturpante. Coda: portata arrotolata sul dorso. Statura: al di sopra o al di sotto dei limiti indicati. Andatura: ambio continuato.

Difetti da squalifica:
Tartufo: depigmentazione totale. Canna nasale: decisamente montonina o concava. Occhi: depigmentazione moderata o bilaterale delle palpebre. Gazzuolo. Strabismo bilaterale. Mascelle: enognatismo. Organi sessuali: criptorchidismo monorchidismo, evidente deficienza di sviluppo di uno o di tutti e due i testicoli. Coda: anurismo, brachiurismo, sia congeniti che artificiali. Pelo: ricciuto. Colore: mantello pezzato.

Animali

Cane da Pastore Apuano
Atlante delle razze di Cani

Origine, classificazione e cenni storici

Origine:
Classificazione F.C.I.: RAZZA NON RICONOSCIUTA
Cane da pastore utilizzato per la protezione delle greggi e della proprietà

Il Cane da Pastore Apuano è un cane originario del comprensorio delle Alpi Apuane, da sempre utilizzato per la pastorizia con duplice attitudine: sia da conduzione che da custodia.  Allevato esclusivamente dai pastori, attualmente rischia l’estinzione  causa la diminuzione della pastorizia ed i meticciamenti avvenuti nel corso degli ultimi anni.

Femmina grigio cenere merle – Cane da Pastore Apuano (foto www.canedapastoreapuano.it)

Aspetto generale

Il Cane da Pastore Apuano è un cane di taglia media che esprime forza, resistenza ed agilità dovute da una dura selezione legata al lavoro.

Comportamento e carattere

I cani da pastore apuano attuali conservano l’attitudine al lavoro con il bestiame; la loro attitudine all’apprendimento gli consente di avere risultati eccezionali nelle discipline cino-sportive come agility, disc dog, utilità e difesa, rally-obedience, dog trekking. Molti soggetti sono adatti alla pet therapy e pet counseling.
A seconda dell’educazione e all’ambiente in cui vivono possono essere poco o molto socializzati. E’ uno straordinario cane da compagnia e di famiglia, un compagno di vita e di avventure.

Femmina grigio cenere merle – Cane da Pastore Apuano (foto www.canedapastoreapuano.it)

Standard

Altezza:
– maschi da 53 cm a 63 cm
– femmine da 51 cm a 61 cm

Peso:
– maschi da 20 kg a 35 kg
– femmine da 17 kg a 28 kg

La selezione ha uniformato sensibilmente i caratteri estetici mantenendo in parallelo un’efficacia nella capacità di apprendimento e funzionalità.

Tronco: allungato tipico del trottatore e comunque sempre più lungo dell’altezza al garrese di circa il 10%.

Testa e muso: è dolicocefala con stop abbastanza evidente. Il muso deve essere abbastanza largo e forte e misurare circa il 40% della lunghezza tot. della testa. Gli assi longitudinali cranio-facciali sono lievemente divergenti tra loro.

Tartufo: sempre sulla stessa linea della canna nasale, voluminoso con narici bene aperte, di colore nero oppure con parziale depigmentazione nei soggetti pezzati.

Denti: ben sviluppati e completi nel numero; chiusura a tenaglia con contatto tra gli incisivi superiori e quelli inferiori.

Occhi: ogiva a mandorla, dall’iride di colore bruno acceso, a volte azzurri o gazzuoli uno o entrambi, soprattutto nei soggetti con manto cenerino.

Orecchie: piccole, portate erette e terminanti a punta leggermente rivolte verso l’esterno (nei cuccioli l’erezione avviene alla fine del secondo mese).

Collo: muscoloso ma asciutto e non pesante con pelle ben aderente, lungo circa quanto la lunghezza totale della testa .

Pelle: spessa ed aderente al corpo in tutte le sue parti.

Arti: in appiombo sia gli anteriori che i posteriori; forti, robusti e con buona ossatura, con spalle potenti e posteriori ben caricati e scattanti. Spesso sul garretto è presente lo sperone semplice o doppio (lo sperone doppio è molto apprezzato).

Muscolatura: potente e lunga, ben sviluppata in tutto il corpo.

Linea superiore: retta con una lieve convessità lombare.

Coda: con inserimento basso e grossa alla radice. Viene portata alta a scimitarra quando il cane è in movimento e a manico di pompa quando il cane è in stazionamento.

Pelo: corto o semilungo, aderente, possibilmente lucido e brillante.

Colori tipici: i colori base sono nero, nero su fondo “lupo”. In manifestazione del gene merle si ha grigio cenerino uniforme o a chiazze nere di tutte le gradazioni, anche su fondo “lupo”. In tutte le versioni possono presentare pezzature bianche a partire dai piedi e dal petto, senza superare il 20% della superficie totale del corpo.

Difetti più ricorrenti: enognatismo, divergenza degli assi cranio-facciali, canna nasale montonina o camusa, criptorchidismo, monorchidismo.

Difetti lievi: dentatura tendente alla forbice, mantelli con bianco troppo esteso.

Fonte: www.canedapastoreapuano.it

Animali da compagnia

Il Furetto – 4

Il furetto è un animale domestico come lo sono il cane e il gatto. E’ un animale perfettamente adatto alla vita in appartamento, è silenzioso, facile da allevare, intelligente, affettuoso e molto vivace. Non deve essere portato fuori tutti i giorni per la passeggiata come richiederebbe un cane, anche se non sempre è preciso nell’uso della cassettina come invece lo sono i gatti.

Ciò che colpisce veramente in un furetto è la sua incredibile vivacità, il modo buffo di muoversi, l’aspetto simpatico. E’ un animale che sa veramente intrattenere e che si può stare a guardare per ore senza annoiarsi, specialmente se ha la possibilità di giocare e interagire con un altro furetto.

E’ vero che non lo si può considerare un animale molto adatto per bambini piccoli ma questa considerazione dovrebbe valere per quasi tutti gli animali.

Il furetto (Mustela putorius furo), forma domestica selezionata dalla puzzola (Mustela putorius) con la quale è interfecondo, non può essere considerato specie selvatica autoctona e non presenta popolazioni selvatiche naturalizzate nel territorio nazionale.

Tale entità faunistica non rientra pertanto tra le specie oggetto di tutela della Legge 11 febbraio 1992, n. 157.

In relazione al recente notevole aumento di furetti tenuti in abitazioni private quali animali d’affezione, si sottolinea l’importanza che essi siano detenuti in idonee strutture di captivazione per evitare il rischio di fughe accidentali che potenzialmente comportano rischi biologici per la puzzola, specie considerata vulnerabile per l’Italia. Il furetto può infatti insediarsi in natura dando luogo a popolazioni vitali; la naturalizzazione del furetto è stata per esempio registrata in Gran Bretagna e in Nuova Zelanda.

Dal punto di vista legale in Italia il furetto è considerato a tutti gli effetti un animale domestico, per il cui acquisto o detenzione non sono necessari documenti o permessi particolari.

A tale proposito ha valore legale questa dichiarazione dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (INFS), in cui si parla del furetto come di un animale d’affezione.

In seguito a secoli di selezione operata dall’uomo il furetto è diventato un animale completamente domestico e docile. Sebbene in alcune zone sia riuscito a costituire delle popolazioni allo stato selvatico, nella maggior parte dei casi è improbabile che un furetto scappato o abbandonato riesca a sopravvivere per più di pochi giorni, essendo ormai totalmente dipendente dall’uomo per le sue necessità. Basti pensare che negli Stati Uniti, dove i furetti domestici sono milioni, non esistono popolazioni inselvatichite.

Il furetto possiede un corpo allungato e arti tozzi. La colonna vertebrale è particolarmente flessibile, tanto che può girarsi all’indietro in uno spazio molto ristretto. Questa struttura gli permette di entrare agevolmente nelle tane sotterranee degli animali da cacciare, ma anche di infilarsi in spazi molto piccoli della casa, e sfuggire o mettersi facilmente nei guai.

La testa è triangolare, più larga nei maschi e più appuntita nelle femmine, con occhi piccoli e rotondi di colore variabile, dal nero al marrone al rosso (nei soggetti albini). Le orecchie sono piccole e presentano spesso del cerume brunastro, che va differenziato da una infestazione da acari parassiti. Il tartufo (la punta del naso) ha un colore che può andare dal rosa al nero; ai lati del naso sono presenti dei lunghi baffi. Il collo è lungo e ha quasi lo stesso diametro della testa, per cui se si vuole portare il furetto al guinzaglio si devono usare i collari a pettorina, in modo che non si sfilino dal collo.

Sia le zampe anteriori che quelle posteriori terminano con cinque dita munite di unghie non retrattili (al contrario dei gatti), che sono a crescita continua e hanno bisogno di essere accorciate regolarmente, dal momento che la vita da appartamento non consente un sufficiente consumo naturale. Sotto alla zampe si trovano dei cuscinetti privi di pelo, sui quali il furetto poggia il corpo.

La coda è piuttosto lunga: quando il furetto è in un ambiente nuovo, o vede qualcosa di insolito, rizza i peli della coda. Quando il furetto si rilassa, la coda torna ad assumere il suo aspetto normale.

La vista è poco sviluppata e per la caccia il furetto si basa soprattutto sull’olfatto. I 30 denti da latte iniziano a erompere a 20-28 giorni di vita, e quelli permanenti, 34 a 50-74 giorni. I furetti sono predatori e la loro dentatura adulta è quella tipica dei carnivori: hanno 12 piccoli incisivi, 4 canini ben sviluppati, 12 premolari e 6 molari.

Il mantello del furetto è composto da due tipi di pelo. Uno, principale, più lungo e rigido, è di colore solitamente più scuro. L’altro, il sottopelo, è più sottile, morbido e corto. Sulla testa, la coda e le estremità delle zampe manca il sottopelo e il pelo principale è più corto che sul resto del corpo.

La puzzola europea, da cui discende il furetto, ha il pelo principale nero e il sottopelo di colore crema, piedi e coda neri, la faccia e le orecchie di colore chiaro e una mascherina nera intorno agli occhi. Questo tipo di colorazione corrisponde nel furetto al mantello zibellino, che è la colorazione “selvatica”. Esistono solo altri due tipi di mantelli “naturali”. Uno è quello albino, in cui manca completamente la pigmentazione di pelle, occhi e pelo, per cui il pelo e il sottopelo sono bianchi o crema e gli occhi sono rossi. L’altro mantello naturale è il cannella, con il pelo principale rosso-marrone e il sottopelo color crema, che è lo stesso mantello della puzzola delle steppe.

I furetti compiono la muta in primavera e in autunno; in seguito alla muta il mantello cambia molto le sue caratteristiche: il pelo è più lungo e folto nei mesi freddi e si dirada durante la stagione calda, diventando anche più corto. Anche il colore cambia: è più chiaro durante l’inverno e più scuro d’estate. Spesso anche con l’età il mantello tende a diventare più chiaro. L’aspetto della maschera può modificarsi da una stagione all’altra, per cui il furetto cambia in continuazione il suo aspetto. Nei furetti sterilizzati questi cambiamenti sono molto meno evidenti, sebbene subito dopo la sterilizzazione si possa verificare una muta che altera l’aspetto del mantello, e in particolare quello della mascherina.

La muta può essere un fenomeno graduale, oppure può manifestarsi in modo piuttosto improvviso, lasciando l’animale con delle zone di pelle nuda e il proprietario piuttosto perplesso, finché il pelo non riprende a crescere.

I furetti hanno una pelle particolarmente spessa, soprattutto sul dorso; ciò permette ai piccoli di addentarsi tra loro per gioco senza farsi male, mentre se lo fanno con le nostre dita può sembrare che stringono in modo eccessivo. La pelle dei furetti presenta due caratteristiche peculiari:

  1. È priva di ghiandole sudoripare, il che significa che essi sono incapaci di regolare la loro temperatura corporea sudando, quindi sopportano male il calore; se si trovano in un ambiente particolarmente caldo possono anche subire un colpo di calore, che può essere fatale.
  2. E’ ricca di ghiandole sebacee, in grado di produrre una sostanza oleosa che rende la pelle untuosa e il pelo giallastro. Le ghiandole sebacee sono responsabili dell’odore intenso che hanno i furetti non sterilizzati, specialmente durante il periodo riproduttivo. Poiché sono controllate dagli ormoni sessuali, la loro attività si riduce molto con la sterilizzazione. Continua

Animali

Cane Fonnese
Atlante delle razze di Cani

Origine, classificazione e cenni storici

Origine: Italia (Sardegna).
Classificazione F.C.I.: Gruppo 2 – cani di tipo Pinscher e Schnauzer
Molossi e cani bovari Svizzeri
Cani da Montagna

È una razza autoctona sarda diffusa da tempo immemorabile in tutta la Sardegna. E’ stata riconosciuta ufficialmente nel 2013.

Cane Fonnese (foto Gian Piero Canalis)

Aspetto generale

Cane di media mole, struttura solida, muscolatura possente, ossatura ben proporzionata. La sua conformazione è quella di un mesomorfo il cui tronco supera di poco l’altezza al garrese.
Pelo ruvido, di lunghezza e colore variabile (vedi standard).
Agilissimo, si muove con eleganza e potenza allo stesso tempo.
Sguardo cupo, intenso ed inquietante.

Carattere

Forte e deciso con tendenza a dominare.
Cane da guardia e da difesa, ottimo guardiano contro i possibili predatori (volpi o cani randagi), molto valido anche come cane da caccia grossa (cinghiale), ma paziente con gli animali di cui si prende cura. Deve essere trattato come un vero compagno sul quale si può sempre fare affidamento, rispettando la sua spiccata intelligenza e la sua dignità.
Diffidente con gli estranei ma tendenzialmente ubbidiente e affettuosissimo con il proprietario. È quel che si dice: “un cane di un solo padrone”.
A volte comunica la presenza di un intruso con un semplice tocco di zampa e con un particolare brontolio.
Notevole la tendenza sin da cucciolo di un mese, a dare la zampa  al padrone in segno di ubbidienza, spontaneamente, senza nessun addestramento.
Era l?inseparabile compagno dei banditi sardi nella loro rischiosa vita alla macchia.

Cane Fonnese (foto Gian Piero Canalis)
Cani Fonnesi (foto Gian Piero Canalis)

Standard del Cane Fonnese

1 Altezza al garrese:
– Maschi 56-60 cm
– Femmine 52-56 cm

Tolleranza +/- 4 cm.

2 Peso:
– Maschi 29-35 kg
– Femmine 25-30 kg

3 Tronco: – la sua lunghezza supera del 5-10% l’altezza al garrese.
– La groppa, robusta e muscolosa, presenta una inclinazione rispetto all?orizzontale di circa 15 gradi
– Petto moderatamente ampio con muscoli ben sviluppati e la sua larghezza è in stretto rapporto con l’ampiezza del costato. Il manubrio dello sterno è situato al livello della punta dell?articolazione scapolo-omerale.

4 Testa e muso: Testa: mesomorfa, con cresta occipitale ben rilevata
Il rapporto lunghezza del cranio e lunghezza del muso è di 1 a 1.
Il cranio è leggermente convesso e la sua lunghezza bizigomatica è pari alla sua lunghezza.
Regione cranica: Le arcate bi zigomatiche sono evidenti e i seni frontali non sono molto pronunciati.
Regione facciale: Il muso è di grande potenza, con facce laterali leggermente convergenti verso il tartufo. Frontalmente si presenta come iscritto in un quadrato. Il limite inferiore del muso è dato dalla mandibola.

5- tartufo largo, carnoso e nero, posto sulla stessa linea della canna nasale, deve essere voluminoso, con narici larghe e aperte.

6- Denti: bianchi, ben sviluppati, regolarmente allineati, completi per numero. I canini sono in opposizione tra loro (chiusura a tenaglia) o quelli della mascella sfiorano, con la loro faccia posteriore, la faccia anteriore di quelli della mandibola (chiusura a forbice).
– Labbra devono essere ben stese e aderenti e presentano mucose sempre pigmentate.
– Occhi: lo sguardo di questi animali è molto intenso e caratteristico e rappresenta un elemento di tipicità della razza. L’espressione è un po’ triste, profonda, autorevole, tra loro ravvicinati, in posizione frontale, con arcate sopraciliari di notevole sviluppo. Il loro colore è ambra in tutte le sue tonalità e le palpebre devono essere pigmentate e ben aderenti al bulbo oculare.
– Le orecchie: sono di forma triangolare, non troppo lunghe (7-8 cm) al disopra dell’arcata bi zigomatica, portate pendenti e, in attenzione, ben aderenti alle guance.

7- Collo: vigoroso, solido e muscoloso, di media lunghezza, pari a circa un terzo dell’altezza al garrese, privo di giogaia, si raccorda armoniosamente alle spalle e al garrese.

8- Pelle: Spessa ben pigmentata, aderente alle varie parti del corpo, non presenta giogaia al collo.

9- Arti:
Arti anteriori:
– solidi e asciutti, dritti, si presentano in appiombo sia di fronte che di profilo. I piedi sono ovali, con dita raccolte e con cuscinetti plantari neri, duri e resistenti. Le unghie sono sempre nere e solide.
– Avambraccio leggermente più lungo del braccio che risulta inclinato di circa 60 gradi rispetto all’orizzontale.
– Gomiti ben aderenti. Metacarpo moderatamente lungo e non molto inclinato (circa 10 gradi rispetto alla verticale), presenza di speroni.

Arti posteriori:
– solidi e muscolosi, con buoni appiombi, tanto da dare l’immagine della potenza e della agilità.
– Coscia larga e flessa (circa 75 gradi rispetto all’orizzontale) l’angolo femoro-tibio-rotuleo è di circa 125/130 gradi.
– Gamba moderatamente lunga e muscolosa.
– Garretto lungo in proporzione alla lunghezza della gamba. Verticale.visto da dietro è parallelo al piano mediano del corpo. Presenta un angolo tibio-tarsico di circa 150 gradi. Piedi compatti, con cuscinetti plantari duri e pigmentati. Unghie forti, nere e solide. Presenza di speroni.

10- Spalla con muscolatura ben solida e con articolazione scapolo/omerale di 110-120 gradi. Fermamente aderente al corpo.

11- Muscolatura: forte, potente e ben sviluppata.

12- Linea superiore: retta ed orizzontale, con garrese poco pronunciato.

13- Coda: inserita non molto alta, ha una base larga, grossa alla radice, robusta, che va via via affusolandosi verso l’estremità. La sua lunghezza supera di poco l’articolazione al garretto. In riposo ha la forma di manico di pompa. Non dovrà mai essere portata eretta e in movimento supera di poco la linea del dorso. Alcuni esemplari possono nascere anuri o brachiuri. La coda non potrà mai essere amputata.

14- Proporzioni: Il dorso è largo e lungo circa un terzo dell’altezza al garrese.
– La regione lombare si fonde armonicamente con il dorso.
– Il costato è moderatamente ampio, con costole un po’ cerchiate. La circonferenza del torace, misurata ai gomiti, è superiore del 25% dell’altezza al garrese.

15- Mantello:
Il pelo è caprino, munito di folto e denso sottopelo lanoso, di una lunghezza di 5-7 cm, più corto agli arti, quasi raso al muso, dove presenta ispide difese agli occhi e barba al mento. Esiste una varietà a pelo raso, per altro oggi rara. I colori ammessi sono il nero, il cenere, nelle sue varie tonalità, ed il miele. Questi ultimi possono essere anche tigrati, e sono ritenuti i più antichi.
Nei maschi il pelo forma una criniera al collo.

16- Andatura:
Agile e sciolta. Al trotto il posteriore imprime una notevole spinta e l’anteriore allunga moderatamente. Al galoppo si muove con grande agilità, superando di slancio le asperità del terreno in cui opera.

Difetti: prognatismo, mancanza di sostanza o eccesso di peso, bianco alle estremità, depigmentazioni alle mucose palpebrali e labiali o al tartufo, andatura pesante, taglie inferiori o superiori di 3 cm rispetto ai massimi e minimi previsti dal presente standard, – coda arrotolata e ripiegata sul dorso, unghie depigmentate

Animali da compagnia

Il Furetto – 2

E’ molto semplice capire di che sesso è un furetto, anche quando è giovane o sterilizzato. Infatti nel maschio si può osservare il prepuzio poco sotto l’ombelico; il pene è poco visibile, ma presenta per quasi tutta la sua lunghezza un osso, detto osso penieno, che è facilmente palpabile lungo l’addome. Quest’osso ha una curiosa caratteristica, rilevabile in radiografia: è fatta a forma di “J”. Nei maschi maturi non sterilizzati sono evidenti i testicoli.

La femmina si riconosce per la presenza della vulva, che ha l’aspetto di una piccola fessura posta in prossimità dell’ano.

Il maschio ha una taglia molto più grande della femmina. Infatti può raggiungere i 2 kg di peso, mentre la femmina pesa 1 kg. Il peso adulto viene raggiunto a circa 6 mesi di vita, ma può subire ampie variazioni a seconda della stagione: durante l’inverno può aumentare fino al 40%! Tuttavia queste oscillazioni sono meno evidenti nei furetti sterilizzati, che anche durante l’inverno tendono a mantenere lo stesso peso estivo.

La lunghezza, coda compresa, va dai 40 ai 60cm.

Gli organi interni del furetto non sono molto diversi da quelli del cane o del gatto, a parte il fatto che ha una struttura molto allungata che si riflette anche nella sua costituzione interna. Le coste sono 14-15 paia, le prime 10 unite allo sterno, le ultime 4-5 libere. Il torace, separato dalla cavità addominale tramite il diaframma, contiene i polmoni e il cuore. Il polmone di sinistra è composto da due lobi, quello di destra da 4. Il cuore si trova al centro del torace.

Dietro al diaframma, nell’addome, si trova il fegato, e dietro a questo lo stomaco. Lo stomaco è in grado di dilatarsi per contenere grandi quantità di cibo. L’intestino è quello tipico di un carnivoro, ossia relativamente corto in rapporto alla taglia del furetto: circa 2 metri. Infatti un’alimentazione basata sulla carne, alimento molto nutriente e facilmente assimilabile, richiede processi digestivi piuttosto semplici e rapidi rispetto a un’alimentazione vegetariana, più lunga ed elaborata. Il tempo che impiega l’alimento assunto dal furetto ad attraversare tutto l’apparato digerente è di appena 3-4 ore.

Associato all’apparato digerente è il pancreas, una ghiandola che produce sia gli enzimi digestivi sia l’insulina. Vicino allo stomaco c’è la milza, che nel furetto può avere dimensioni molto variabili.

Nella cavità addominale si trovano anche i reni (quello di sinistra è un po’ più indietro rispetto a quello di destra) e la vescica, piuttosto piccola. Nel maschio alla base della vescica c’è una piccolissima prostata. Davanti a ciascun rene si trova la ghiandola surrenale.

L’utero è composto da due parti, dette corna uterine, molto allungate, collegate alle ovaie, che si trovano dietro i reni.

Posteriormente le corna uterine si uniscono a costituire il breve corpo uterino, che continua nella vagina.

I furetti sia maschi che femmine, presentano ai lati dell’ano un paio di ghiandole ben sviluppate, dette sacche anali, che producono un liquido dall’odore molto intenso. Quando sono spaventati o si sentono minacciati svuotano il contenuto di queste ghiandole, allo scopo di disorientare l’aggressore con l’odore pungente e sgradevole. In genere i furetti non spremono le sacche anali senza motivo e attualmente si ritiene inutile asportarle nel furetto domestico, in quanto l’operazione non modifica sostanzialmente l’odore emesso dall’animale, che per essere controllato richiede invece la sterilizzazione chirurgica.

Se le sacche anali vanno incontro a qualche patologia o il furetto le spreme con troppa frequenza, può rendersi necessaria la loro rimozione chirurgica. Alcuni furetti in commercio, soprattutto quelli importati dall’estero, sono già stati sottoposti a questo intervento. Un veterinario esperto può facilmente riconoscere la presenza o la mancanza delle sacche anali, toccando la zona ai lati dell’ano.

La vita media dei furetti è di 8-10 anni, anche se alcuni hanno raggiunto i 12 anni. I furetti americani hanno una vita media inferiore, circa 5-8 anni, probabilmente per la forte consanguineità che favorisce l’insorgere di varie malattie, soprattutto tumorali, molto più rare nei furetti europei.

Continua.

Animali

Atlante delle razze di Cani

Bolognese
Bolognese
Atlante delle razze di Cani

Origine, classificazione e cenni storici

Origine: Italia.
Classificazione F.C.I.: Gruppo 9 – cani da compagnia.

Il Bolognese è una razza di origine molto antica. La sua esistenza già al tempo degli antichi romani è provata da molte raffigurazioni su terrecotte e vari vasi di quell’epoca. Era ritenuto un cane di enorme pregio ed era considerato molto prezioso, specialmente dall’undicesimo secolo. Appartiene al gruppo dei Bichon, quindi le sue origini provengono da quei piccoli cani bianchi che Aristotele chiamava “Melitensi”, che ebbero la loro diffusione nel Mediterraneo grazie ai commerci marittimi, e quindi grazie al continuo spostamento delle navi mercantili da un paese all’altro. Nell’epoca rinascimentale era abitudine regalare tra le varie corti nobiliari, piccoli cani di questo genere. E’ documentato che anche Caterina II di Russia ebbe uno di questi cani. Oggi la sua popolazione non è molto vasta, perché è una razza che è allevata principalmente in Italia ed è poco conosciuta all’estero.

Aspetto generale

Cane di piccola taglia, mesomorfo con un corpo corto e particolarmente compatto, costruito nel quadrato. La particolarità che rende unica questa razza è il pelo che è lungo, sollevato e di colore bianco.

Carattere

E’ un canino che possiede il carattere tipico dei cani da compagnia. E’ un cane che ha sempre bisogno di una persona da prendere come punto di riferimento per la propria vita e non può fare a meno dello stretto contatto con il padrone e con la propria famiglia. E’ molto vivace e intelligente e ha una brillante capacità di apprendimento, perciò può essere anche sottoposto ad addestramento. Instancabile nel gioco e eccezionalmente affettuoso. E’ una delle razze più adatte per tenere compagnia alla famiglia.

Cane Bolognese (foto www.agraria.org)
Cane Bolognese (foto www.agraria.org)

Standard

Altezza:
– maschi da 27 cm a 30 cm
– femmine da 25 cm a 28 cm
Peso: dai 2,5 kg ai 4 kg

Tronco: raccolto e compatto con garrese elevato e torace ampio. Lunghezza pari all’altezza al garrese.
Testa e muso: la testa è mesocefala e di lunghezza raggiunge 1/3 dell’altezza. Gli assi cranio-facciali sono paralleli. La lunghezza del cranio è leggermente superiore a quella del muso. Il muso è pari ai 2/5 della totale lunghezza della testa.
Tartufo: voluminoso, nero e sulla stessa linea della canna nasale.
Denti: con chiusura a forbice anche se è tollerata anche quella a tenaglia. Devono essere completi nel numero e nello sviluppo.
Collo: con lunghezza pari a quella totale della testa.
Pelle: ben aderente in tutto il corpo.
Arti: perfettamente in appiombo e ben solidi. Di buona ossatura visti nell’insieme.
Spalla: lunga 1/4 dell’altezza al garrese e abbastanza oblique.
Muscolatura: soda e di buono sviluppo.
Linea superiore: rettilinea, leggermente convessa ai lombi.
Coda: inserita sulla linea della groppa, portata ricurva sul dorso.
Proporzioni: costruzione nel quadrato, testa abbastanza corta rispetto alle misure del tronco.
Pelo: lungo su tutte le parti del corpo e piuttosto sollevato; forma boccoli ma non forma mai frange.
Colori ammessi: bianco uniforme senza macchie e sfumature.
Difetti più ricorrenti: misure fuori standard, enognatismo, depigmentazione del tartufo, iride gazzuolo, anurismo, canna nasale montonina, convergenza o divergenza degli assi cranio-facciali, monorchidismo, criptorchidismo, prognatismo, colori non ammessi.

Animali

I Canidi – 10

Non è possibile distinguere con sicurezza i Dingo dai Cani domestici in base al confronto della struttura dei denti e dello scheletro, o di qualsiasi altro carattere anatomico o etologico. Secondo una teoria oggi comunemente accettata, i Dingo sarebbero giunti in Australia in un epoca geologica molto recente al seguito dell’uomo, quando alcune popolazioni primitive si insediarono nel continente. Taluni zoologici affermano che un Dingo di razza pura dovrebbe sempre avere un’uniforme colorazione rossastra, ma questa teoria non può essere sostenuta in quanto esistono Dingo selvatici maculati, bruno scuri e neri, che certamente non si sono mai incrociati con Cani domestici; si conoscono anche esemplari che sono in grado di piegare le orecchie o di sollevare la coda al di sopra del dorso. In Australia i bianchi disprezzano questi cani al punto che il termine Dingo è per loro divenuto sinonimo di grave ingiuria, mentre gli aborigeni mostrano una certa simpatia nei confronti di essi, essendo stati abituati fin dai tempi più antichi a catturarne e allevare i piccoli, che divennero col tempo loro fedeli compagni. Pur essendo capaci di ringhiare, ululare e guaire, i Dingo abbaiano assai di rado, tanto che un tempo venivano chiamati Cani muti. (La capacità di abbaiare è infatti tipica delle razze domestiche; in molte parti dell’Africa, si usa appendere un sonaglio di legno al collo dei Cani indigeni, anche essi incapaci di abbaiare, che vengono utilizzati per snidare la selvaggina.) Il completo disinteresse degli australiani per i Dingo ha permesso di raccogliere solo scarse notizie sulla vita allo stato libero di questi Canidi: si sa che vivono in branchi non molto numerosi, ciascuno dei quali dispone di un territorio personale marcato con urina. Come si è detto, un tempo i Dingo si nutrivano in prevalenza di Canguri, che del resto catturano talvolta anche oggi: in simili casi, quando la caccia volge ormai al termine, i Marsupiali si appoggiano con il dorso a un cespuglio o a un albero e si puntellano con la robusta coda tentando di afferrare l’avversario con le zampe anteriori e di lacerargli l’addome con gli aguzzi artigli di quelle posteriori; in altri casi i Canguri cercano invece scampo nell’acqua, e dopo essersi immersi fino al petto tentano di afferrare i Dingo che via via si avvicinano nuotando e di spingerli sott’acqua.

Secondo talune fonti questi Canidi compierebbero delle regolari migrazioni, che li porterebbero in inverno verso le coste orientali e in estate verso occidente, sempre seguendo sentieri antichissimi. In Australia vivrebbero ancora almeno 200.000 Dingo; tale affermazione si basa su valutazioni ormai superate. In realtà gli allevatori australiani avrebbero forse già sterminato completamente i Dingo (a causa delle razzie che compiono negli allevamenti di Ovini, in alcuni Stati la loro uccisione è addirittura compensata) se altri europei non avessero introdotto nel continente i Conigli. Questi ultimi infatti, riproducendosi a milioni, hanno consentito ai Cani di sopravvivere anche là dove essi non avevano alcuna possibilità di avvicinarsi agli allevamenti degli Ovini, e di rivelarsi addirittura utili nell’ostacolare l’ulteriore e abnorme moltiplicazione dei conigli stessi. I Dingo possono essere facilmente allevati e portati alla riproduzione nei giardini zoologici, ma a causa della somiglianza che essi presentano con i cani domestici non vengono apprezzati in modo particolare. Dopo una gestazione di 9 settimane, la femmina dà alla luce in media 4 o 5 piccoli; questi vengono allattati per due mesi e seguono i genitori durante la caccia per un anno, e spesso anche per più anni, in modo analogo a quanto fanno i cuccioli dei Lupi e dei Licaoni. Secondo i dati rilevati nei giardini zoologici i Dingo non aggrediscono mai l’uomo e possono vivere circa quanto i cani domestici: un esemplare dello zoo di Washington morì addirittura all’età di 14 anni e 9 mesi.

Altre razze canine un tempo domestiche e oggi in parte inselvatichite vivono nei Balcani, in Nordafrica, nell’Asia Minore, nell’Iraq, in India, nell’Asia sudorientale e nelle Isole della Sonda; questi cani, i cosiddetti Paria, non costituiscono però una singola razza, come i Dingo, bensì differiscono profondamente gli uni dagli altri nella forma, nelle dimensioni, nella colorazione e nella struttura del mantello; è presumibile che si tratti di discendenti di antiche razze, con cui sono state talvolta incrociate anche razze odierne. Oltre a forme che ricordano il Dingo, ve ne sono talune che somigliano ai Pastori e ai Levrieri. Dai Paria hanno tratto origine i Cani nudi, grandi quanto i Terrier e con il corpo quasi completamente glabro; essi sono stati più volte allevati e portati alla riproduzione, e oggi sono diffusi in alcuni paesi tropicali dell’America centrale e meridionale, in Africa, Asia meridionale e Cina: in Africa hanno sovente una tinta sabbia chiara e vengono chiamati Sandterrier dell’Abissinia, mentre in Cina hanno il capo ornato da una sorta di pennacchio; la loro colorazione è tuttavia abbastanza variabile.

Continua 10

Animali

Bracco Italiano
Atlante delle razze di Cani

Origine, classificazione e cenni storici

Origine: Italia.
Classificazione F.C.I.: Gruppo 7 – cani da ferma.

Il Bracco Italiano è stata una razza molto popolare soprattutto nell’epoca rinascimentale. Era una razza molto apprezzata dai nobili e dai regnanti in diversi paesi d’Europa. Fu allevato anche dai Gonzaga e dai Medici e venivano impiegati in larga misura nelle cacce che si svolgevano nei boschi dei dintorni, a quei tempi ancora ricchi di selvaggina. Ebbe un grosso declino verso il diciannovesimo secolo ma nell’ultimo secolo è stato rivalutato. Usato per la caccia alla selvaggina da piuma.
L’andatura in caccia e’ il trotto, caratteristica questa condivisa solo con lo spinone, tutte le altre razze cacciano al galoppo.

Aspetto generale

Il Bracco Italiano è un cane di costruzione forte che deve dimostrare l’aspetto di un cane vigoroso e armonico nell’insieme. E’ un cane che si distingue con il suo aspetto asciutto e la sua particolare testa con un evidente cesello suborbitale.

Carattere

A differenza di alcune razze inglesi da ferma, i quali hanno maggiori possibilità di grande cerca e notano con velocità la presenza della preda, il Bracco Italiano è più lento, ma in compenso può essere utilizzato in ogni tipo di terreno e zona. E’ una razza molto intelligente ed affettuosa e con una sorprendente capacità di apprendimento. E’ una razza dalle doti uniche sia nell’aspetto che nel comportamento e perciò dovrebbe essere valorizzata e pubblicizzata sempre di più in tutto il mondo.

Bracco Italiano (foto www.agraria.org)
Bracco Italiano (foto www.agraria.org)
Bracco Italiano (foto www.bracco-italiano.hu)

Standard

Altezza:
 – maschi da 58 cm a 67 cm
 – femmine da 55 cm a 62 cm
Peso: tra i 25 kg ed i 40 kg.

Tronco: la sua lunghezza è pari all’altezza al garrese e in alcuni casi leggermente superiore. Il garrese è rilevato ed il torace è ampio e profondo.
Testa e muso: la testa si dimostra stretta nelle arcate zigomatiche e misura i 4/10 dell’altezza al garrese. Gli assi cranio facciali sono divergenti. Il muso misura la metà della lunghezza totale della testa e la sua altezza è pari ai 4/5 della sua lunghezza. Le sue facce laterali, viste di fronte, sono lievemente convergenti. La caratteristica principale della testa e’ quella di avere gli assi cranio facciali divergenti mentre il cesello e’ importante perche’ sinonimo di distinzione. La divergenza indica il tipo, come nel pointer devono essere convergenti e nel setter paralleli.
Tartufo: voluminoso e visibilmente sporgente sulla linea anteriore delle labbra.
Denti: completi nello sviluppo e nel numero con chiusura a forbice. Le arcate dentarie devono combaciare.
Collo: deve essere almeno i 2/3 della lunghezza totale della testa. Il distacco della nuca deve essere ben marcato. La gola deve avere una leggera giogaia.
Pelle: elastica ma consistente. Mai con macchie nere.
Arti: con appiombi corretti e con tendini forti e staccati; metacarpi di giuste proporzioni, di discreta lunghezza, inclinatura ed asciutti.
Spalla: è forte e fornita di una buona muscolatura. Deve presentarsi lunga e sufficientemente inclinata.
Muscolatura: ben sviluppata ed evidente.
Linea superiore: si compone di due linee. La prima inclinata quasi retta che dal garrese arriva all’undicesima vertebra dorsale. La seconda leggermente convessa che si raccorda con la groppa.
Coda: dritta e robusta alla radice. Viene portata orizzontale. Viene amputata intorno ai 15-25 cm.
Proporzioni: lunghezza tronco uguale a quella del garrese, lunghezza cranio e muso sono uguali.
Pelo: si deve presentare corto, molto fitto e lucente. Più corto su arti, testa e orecchie.
Colori ammessi: i colori ammessi sono due, il bianco arancio ed il roano marrone: lo standard recita “bianco punteggiato di arancio pallido (melato) e bianco punteggiato di marrone (roano marrone).
Difetti più ricorrenti: misure fuori standard, prognatismo, mancanze di denti, assi cranio-facciali convergenti, enognatismo, depigmentazione totale, mantello di colore diverso da quelli ammessi, monorchidismo, criptorchidismo.

a cura di Vinattieri Federico – www.difossombrone.it

Atlante della Fauna selvatica italiana – Uccelli

Airone cinerino – Ardea cinerea L.
Atlante della Fauna selvatica italiana – Uccelli

Classificazione sistematica e distribuzione

Classe: Uccelli
Ordine: Ciconiformi
Famiglia: Ardeidi
Genere: Ardea
Specie: A. cinerea L.

L’Airone cinerino ha un areale riproduttivo che si estende dal circolo polare artico fino al sud della Spagna, alla Sicilia e alla Grecia e dall’Irlanda alla Russia; l’areale di svernamento si estende invece dall’Europa centrale all’Africa centro-settentrionale. Tra l’inizio del secolo e gli anni ‘60-‘70 ha subito un drastico declino; da allora la popolazione è aumentata e l’areale è in espansione anche in Italia.

Airone cinerino – Ardea cinerea L. (foto D. Maglione http://ups.provincia.so.it)
Airone cinerino – Ardea cinerea L. (foto Centro di Ricerca del Padule di Fucecchio)

Caratteri distintivi

Lunghezza totale: 90-100 cm
Apertura alare: 175-195 cm
Peso: 1,1-2,0 kg

Presenta un corpo slanciato, un po’ più piccolo della cicogna bianca. Il piumaggio superiore è grigio con collo biancastro striato di nero, inferiormente biancastro con striature nerastre; nei giovani esemplari il colore è più uniforme e grigiastro.
Il pecco è lungo, diritto e appuntito, di colore giallo mentre è aranciato nel periodo della riproduzione; bruno nei giovani.
La testa allungata, superiormente bianca e nera negli adulti, e grigia nei giovani, con collo lungo.
Occhi con iride aranciata (gialla nei giovani) e area periorbitale bruno-giallastra o gialla (verdastra nei giovani).
Le ali sono nere, lunghe e larghe; la coda è grigia, corta e quadrata.
Le zampe sono molto lunghe, con tarsi giallo-rossastri (grigi-verdi-brunastri nei giovani).
Non presenta un evidente dimorfismo sessuale.
I pulcini presentano un lungo piumino argentato, formante un ciuffo che ricopre la testa.

Airone cenerino (foto Alessio Bartolini – Padule di Fucecchio)
Airone cenerino (foto Alessio Bartolini – Padule di Fucecchio)

Biologia

Nel volo le ali vengono battute lentamente, mentre la testa è rientrata tra le spalle ed il collo è piegato a Z. In volo emettono regolarmente un rauco e potente “khraaik”; nel nido la voce è generalmente gracchiante.
Vive di preferenza nei pressi di fiumi, laghi e stagni. Specie abbastanza comune, nell’epoca di nidificazione vive in colonie. Il nido è un’enorme costruzione, formata con rametti sulle cime degli alberi. La covata è formata da 4-5 uova blu-verdastre. L’incubazione dura 25-26 giorni e normalmente si ha una cova all’anno. La prole è nidicola e abbandona il nido a circa 4 settimane e s’invola a 42-55 giorni.
Si nutre soprattutto di pesci (anche anfibi, micromammiferi, rettili, insetti, molluschi) catturati stando in una posizione d’attesa particolare.
Specie migratrice parziale.
La vita massima registrata in libertà è di 25 anni.

Animali

I Canidi – 9

Gli esperimenti compiuti a Kiel hanno dimostrato soprattutto che è possibile, mediante un adeguato allevamento e un’opportuna selezione artificiale, ottenere in brevissimo tempo delle nuove razze. Allo stato libero, ove la vita è dominata dalle severe leggi della selezione naturale, la maggior parte di queste non riuscirebbe a sopravvivere, ed è perciò che le specie selvatiche sono abbastanza omogenee sia nel comportamento sia nell’aspetto. Sotto la protezione dell’uomo le più singolari combinazioni geniche possono invece essere conservate, e utilizzate per costituire nuove associazioni mediante un’opportuna selezione. Dai primi Lupi divenuti domestici si è in tal modo originata, nel periodo di circa 10.000 anni, una grande molteplicità di razze canine (dal Pinscher al Terranova) che esteriormente non hanno quasi più nulla in comune con il modello di partenza, pur conservandone l’organizzazione anatomica. Lo scopo principale di taluni allevatori è quello di ottenere animali dotati di resistenza e coraggio; tuttavia solo un numero limitato di razze canine possiede queste due qualità che sono state acquisite attraverso una riproduzione selettiva e non mediante semplici incroci con i Lupi. Un simile metodo non consente inoltre di ottenere nuovamente tali doti nel caso esse siano state gradualmente perdute nel corso dell’allevamento, poiché la natura timida e circospetta del Lupo costituisce, negli incroci con i Cani, una caratteristica ereditaria dominante.

Il processo di addomesticamento è stato accompagnato nel Cane da trasformazione degli organi interni: rispetto al Lupo, le razze domestiche hanno infatti l’encefalo più piccolo e conseguentemente meno pesante (di circa il 31%), e inoltre la vista, l’udito e l’olfatto meno sviluppati; l’olfatto no raggiunge neppure nei più abili segugi la capacità di percezione che ha nel Lupo. La riduzione dell’encefalo non significa peraltro che il cane sia meno intelligente del proprio antenato: esso è semplicemente un animale diverso, che si è abituato a vivere in continuo contatto con l’uomo così come il Lupo si è adattato alla vita allo stato libero. Mentre infatti la sopravvivenza dell’animale selvatico dipende essenzialmente dalle sue capacità sensoriali, il cane si avvale della protezione del padrone, e quindi è meno condizionato dall’acutezza dei sensi. Grzimek constatò che presentando a un Lupo numerose ciotole coperte, l’animale impiegava solo qualche minuto per scoprire in quale di essa fosse stata nascosta la carne, mentre i diversi Cani sottoposti all’esperimento avevano bisogno anche di un’ora per scegliere la ciotola giusta. In un’altra prova lo sperimentatore faceva nascondere la carne nel terreno dal Lupo stesso, che veniva poi privato della possibilità di utilizzare l’olfatto. In tal caso l’animale scavò per oltre 16 ore alla ricerca del punto in cui aveva interrato la carne.

Il fatto che presso gli Egizi vivessero già forme simili ai Levrieri, ai Cani da caccia e ai Bassotti, e nell’Asia Minore esistessero grandi Cani da guardia e da caccia, non significa che le razze odierne si siano originate da tali forme; ciò indica semplicemente che già 3000 o 4000 anni fa veniva attuato l’allevamento di diverse razze domestiche. Il Dingo australiano (Canis lupus familiaris dingo), un tempo considerato da taluni un vero e proprio Cane selvatico, è invece senza dubbio una forma domestica inselvatichita, poiché presenta molte affinità con razze indonesiane. Ciò vale anche per il Canis lupus familiaris hallstromi, scoperto in Nuova Guinea solo alcuni anni fa. La trasformazione del Dingo in predatore di bestiame domestico coincise con l’introduzione dell’allevamento degli Ovini nel continente australiano e con la contemporanea riduzione numerica dei Canguri, che in precedenza costituivano le sue principali prede, a opera dei colonizzatori europei. Allo stato libero vive oggi un numero abbastanza modesto di Dingo di razza pura, mentre la maggior parte di questi Cani giallo-rossi, che in talune caratteristiche ricordano ancora i propri antenati Lupi, viene allevata nei giardini zoologici. Continua – 8