Francesco
Petrarca
La vita
La vita del Petrarca fu caratterizzata da una
instabile mobilità e, nello stesso tempo, dalla mancanza di avvenimenti
decisivi che determinassero svolte brusche e profonde.
Nato ad Arezzo nel 1304 da Eletta Canigiani e dal
fiorentino ser Petracco, un notaio esiliato nel 1302, nel 1312 fu condotto dai
genitori ad Avignone, sede dal 1305 della curia papale e diventata perciò un
centro cosmopolita e importante. Il padre lavorò in curia, il figlio visse con
la madre a Carpentras, dove studiò con il grammatico Convenevole da Prato; fu
poi a Montpellier, dove studiò diritto, e passò nel 1320, assieme al fratello
Gherardo, a Bologna, per tornare ad Avignone nel ’26 dopo la morte del padre.
Furono, questi, anni di studi ma anche di mondanità e
di galanterie, continuate ad Avignone, dove si legò con la potente famiglia
romana dei Colonna; aveva preso intanto gli ordini minori che potevano aprirgli
la via a cariche e a benefici. Fino al ’44 al centro della sua vita furono
Avignone e il borgo vicino di Valchiusa, anche se queste dimore furono
interrotte da viaggi frequentissimi in Francia, in Germania, a Roma; e la sua
vita si andò sempre più raccogliendo intorno agli studi e all’attività
letteraria: cominciò molte opere latine, compose liriche volgari, ricercò e scoprì
scritti classici. Questi stessi anni furono segnati da tre avvenimenti
fondamentali: la conoscenza e l’amore per Laura, vista per la prima volta il 1327
in una chiesa di Avignone; l’inizio di una crisi interiore; l’incoronazione
poetica, per la quale aveva ricevuto contemporaneamente l’invito da Roma e da
Parigi, e per la quale scelse Roma. Essa ebbe luogo la Pasqua del 1341, dopo
che il poeta si era sottoposto a Napoli a un pubblico esame tenuto da re
Roberto d’Angiò
Il decennio 1343-1353, pur vedendolo impegnato nei
soliti viaggi e in rapide dimore ad Avignone e in più centri italiani, parve
raccogliersi intorno alla sua dimora a Parma presso i Correggio. Intanto,
mentre continuava nella sua indefessa attività di scopritore di classici e di scrittore,
fu colpito dalla monacazione del fratello Gherardo (1343), che rafforzò nel
poeta la crisi religiosa iniziatasi anni prima. Altro fatto importante di
questi anni fu il suo accostarsi a Cola di Rienzo, del quale parve condividere
gli ideali di restaurazione democratica e classica; ma poi, nella seconda fase
dell’attività del tribuno, il Petrarca si allontanò da lui. Nel 1348, mentre
era a Parma, ebbe notizia della morte di Laura, avvenuta ad Avignone.
Nel 1353 si stabilì definitivamente in Italia. Prese dapprima
dimora a Milano, presso il cardinale Giovanni Visconti, tra la meraviglia
scandalizzata degli amici repubblicani fiorentini, fra i quali era il
Boccaccio, conosciuto nel 1351, quando era venuto a lui per offrirgli, a nome
del Comune di Firenze, la restituzione dei beni confiscati al padre e una
cattedra nello Studio fiorentino. Presto però riprese la vita errabonda e
inquieta che gli era congeniale: fu a Praga (1356); a Padova; a Venezia (dal ’62),
in un palazzo concessogli dal Senato a condizione che lasciasse alla Repubblica
la propria biblioteca; si ristabilì (1368) a Padova; prese infine dimora ad
Arquà sui colli Euganei, dove nel 1374 morì.
Nota saliente della vita del Petrarca pare essere una
mobilità irrequieta, nella quale, però, stranamente, riaffioravano sempre i
medesimi temi, quasi che egli non riuscisse mai a portare a risoluzione le sue
crisi. Per questo la critica ha insistito sulla sua instabilità, sulla sua
indecisione e su una sua immobilità sostanziale, fino a definirlo,
erroneamente, un uomo e un poeta senza storia, immobile, nella sua perplessità,
dal principio alla fine. Continua.
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