I miti della vegetazione
Mito Polinesiano – La noce di cocco
Una volta ci fu a Tahiti tale carestia che la gente spogliò la terra di tutto quanto era commestibile e si ridusse a mangiare argilla rossa.
I bambini piangevano dalla fame insoddisfatta, i genitori piangevano disperandosi per loro e molte famiglie morirono d’inedia.
In quel tempo c’era un uomo chiamato Pitri-iri con sua moglie che aveva nome Pito-ura; e avevano tre bambini, due maschi e una femmina. La madre morì per i suoi sforzi nel procurar cibo ai bambini, senza prenderne lei stessa, e il padre afflitto condusse gli orfani nell’interno dell’isola sopra un altipiano chiamato Oro-fero, dove costruì per loro residenza una comoda capanna. Poi avendo ordinato al figlio maggiore di aver cura dei due più piccoli, li lasciò e andò in cerca di cibo.
Penetrò nei recessi della valle; ma dové constatare che altri c’erano stati prima di lui e avevan preso tutto quanto c’era di mangiabile. Poi fu sorpreso dalla notte e il giorno seguente s’arrampicò sui fianchi della gran montagna in cerca di banani. Per due giorni continuò a ricercare senza risultato, ma il terzo giorno i suoi occhi, ormai offuscati per le lacrime e la fame, furono allietati dalla vista d’un gruppo dei tanto desiderati banani cresciuti ai piedi di un picco torreggiante e carichi di frutta mature. Subito s’impossessò d’una quantità di banane, ne mangiò alcune senza cuocerle, e s’affrettò a tornare dai figli; ma non poté raggiungerli che il giorno seguente, il quarto dacché li aveva lasciati, e quando arrivò, li trovò morti, lì fuori della capanna dove s’erano riuniti per aspettarlo. Avvicinatosi si accorse che le loro teste crescevano, e presto le vide dar luogo a piante mai prima vedute.
Nel seppellirli ad uno ad uno ebbe cura di disporre le teste in modo che le piante potessero seguitare a crescere. Esse si svilupparono in tre palme di cocco, che in pochi giorni diedero frutti, e furono i primi alberi del genere che crebbero in queste isole. Da loro son derivate tutte le varietà di palme da cocco, e quando Tahiti e Mo’orea ne furono piene, il mare ne portò alcune, disperse, alle varie isole, gettandole sui banchi sabbiosi degli atolli e dei promontori, dove da allora hanno vigoreggiato.
Da R. Pettazzoni, Miti e leggende – Utet