Come le altre nuove aree protette italiane, il Parco
Nazionale del Vesuvio viene previsto dalla legge quadro sulle aree protette (la
numero 394 del 6 dicembre 1991), ma diventa realtà solo tre anni e mezzo più
tardi, con un Decreto del Presidente della Repubblica del 5 giugno 1995.
Più piccolo tra i nuovi parchi italiani, il Vesuvio è
subito uno dei più attivi. Si iniziano a sistemare i sentieri, viene quasi
eliminato il bracconaggio, tonnellate di rifiuti vengono tolti dai luoghi più
pittoreschi del vulcano.
Nel giugno del 1997, il Parco viene inserito nella
rete delle Riserve della Biosfera messa a punto dall’Unesco nell’ambito del
progetto MAB.
Nel Parco del Vesuvio, però, i problemi del territorio
sono più difficili che altrove. Nel battersi contro le discariche illegali e l’abusivismo
edilizio (117 casi vengono identificati nel primo anno di vita dell’area protetta),
l’Ente Parco si trova ad affrontare la malavita organizzata che resta forte
sull’intero territorio.
Oltre che del sostegno morale di ambientalisti e
cittadini, il Parco del Vesuvio ha bisogno della collaborazione della
Magistratura e delle forze dell’ordine. Grazie a questa, nei primi anni di vita
dell’area protetta viene affrontato con buoni risultati il problema dell’abusivismo
edilizio.
I boschi del Parco stanno riacquistando gradualmente
la loro naturalezza. Tra i castagni si crea un habitat favorevole a molte
specie di uccelli come colombacci, succiacapre e tortore.
Specie
diffuse e rarità del Parco Nazionale del Vesuvio
La fauna
Beccaccia (Scolopax
rusticola)
Uno degli uccelli più mimetici della fauna italiana,
la beccaccia frequenta i boschi umidi, dove sonda il terreno in cerca di
lombrichi e altre prede con il suo sensibilissimo becco. In Italia è
migratrice.
Cardellino (Carduelis
carduelis)
Colorato e vivace, il cardellino vola in folti gruppi
alla ricerca dei semi di cardi e altre erbe di cui si nutre. Si distingue da
tutti gli altri uccelli europei per il brillante rosso intorno al becco.
Quercino
(Eliomys quercinus)
Piccolo roditore dalla mascherina nera e dalla lunga
coda. Parente del ghiro e del moscardino, vive nei boschi dove si nutre di
nocciole, bacche e altri semi, ma non disdegna piccoli uccelli, insetti e uova.
Il topo quercino è uno dei più piccoli mammiferi del
Parco. Poco più grande di un ghiro, possiede una coda lunga e sottile e ha una
maschera nera sul muso. E’ notturno e di giorno rimane nascosto in qualche
cavità.
Volpe (Vulpes
vulpes)
E’ il più diffuso predatore italiano. Sfuggente ed
elusivo, è anche estremamente adattabile. Riesce a vivere anche relativamente
vicino alle strutture umane, e ne approfitta per catturare topi e altri piccoli
mammiferi.
Corvo
imperiale (Corvus corax)
Grande corvo completamente nero. Volatore ed acrobata
eccezionale, vive dovunque, dalla cima delle montagne al mare. Grande opportunista,
si nutre di qualsiasi cibo riesca a trovare.
Sono le imponenti dimensioni a rendere inconfondibile
il più grande uccello del Parco Nazionale del Vesuvio. Capace di raggiungere un’apertura
alare di 135 centimetri e un peso di 1400 grammi, il corvo imperiale frequenta
soprattutto gli ambienti rupicoli dell’area protetta. Grande opportunista dell’alimentazione,
questo corvide è capace di cibarsi di insetti, uova, nidiacei, molluschi,
rettili, anfibi e carogne. Presente in buona parte del bacino del Mediterraneo,
costruisce di preferenza i suoi nidi sulle pareti rocciose, e non teme di
attaccare i rapaci (inclusa l’aquila reale) che gli si avvicinano troppo. Di grande
interesse per gli ornitologi sono le sue elegantissime parate nuziali, che si
svolgono tra febbraio e marzo e nelle quali il maschio effettua una lunga e
complessa danza intorno alla femmina.
Congilo
(Chalcides ocellatus)
Piccolo rettile simile a una lucertola, ma parente
degli scinchi del Sud del mondo, abita le zone aride e quelle umide. Lungo fino
a una trentina di centimetri, di cui la metà spetta alla coda. Molto veloce e
agile, si nasconde appena viene avvicinato.
Coniglio
selvatico (Oryctolagus cuniculus)
Il più piccolo lagomorfo italiano scava lunghe e
complesse tane dotate di più uscite. E’ stato diffuso in gran parte dell’Italia
per ragioni venatorie, ma spesso la caccia accanita lo ha distrutto.
Gheppio
(Falco tinnunculus)
Il più diffuso dei piccoli falchi è un ottimo
cacciatore. Rimane sollevato in aria controvento per avvistare le prede,
lucertole, rettili e piccoli mammiferi, nella posizione dello “spirito santo”. Nidifica
al riparo delle pareti di roccia.
Cervone
(Elaphe quatuorlineata)
Uno dei più lunghi serpenti italiani, che può
raggiungere i due metri. E’ molto agile, si arrampica e nuota bene, ma non è un
buon corridore. Si nutre di piccoli uccelli, uova e lucertole, topi e altri
piccoli mammiferi.
Polana (Buteo
buteo)
Un rapace bruno ma dal piumaggio molto variabile
diffuso in Italia e in Europa. Grande veleggiatore, si nutre di piccoli
mammiferi e rettili. Nidifica ovunque riesca a trovare un luogo riparato.
Picchio rosso
maggiore (Dendrocopos major)
Il contrastante piumaggio bianco, nero e rosso lo
fanno identificare facilmente. Tamburella frequentemente sugli alberi per
cercare le prede (bruchi di farfalle, coleotteri e altri insetti) e per
segnalare la sua presenza nel territorio.
La flora
Castagno
(Castanea sativa)
Questa fagacea si presenta come un albero alto sino a
25 metri, con chioma rotondeggiante e tronco massiccio che, negli esemplari più
vecchi, può raggiungere anche i 10 metri di circonferenza.
Biancospino Crataeugus
monoogyna)
Arbusto o alberello non più alto di 3-4 metri, con
foglie incise e lobate e rossi frutticini insipidi e farinosi, appetiti dagli
uccelli.
Leccio (ilex
aquifolium)
Specie termofila tipica della macchia mediterranea, si
trova di solito sui suoli poveri e non troppo ricchi di argilla. Esemplari secolari
sono presenti nel parco della Villa reale di Portici.
Ginestra dell’Etna
(Genista aetnensis)
E’ un elegante alberello alto 5-6 metri, con rami
verdi giunchiformi. Negli anni Cinquanta si tentò, con scarso successo, di
introdurlo a scopo forestale sulle pendici del Vesuvio.
Pteris
vittata
Questa felce, tipica dell’Italia meridionale viva bene
nel microclima umido e caldo. Le sue fronde sono generalmente pennate e munite
di peli.
Pino
domestico (Pinus pinea)
Impiantato a partire dal 1912 sulle lave del versante
meridionale del vulcano caratterizza il paesaggio vesuviano, tra i 300 e i 900
metri di quota.
Elicriso
(Helicrysum rupestre)
Chiamato anche perpetuino, questo elicriso ha
portamento lussureggiante e capolini sottili privi di profumo.
Robinia
(Robinia pseudoacacia)
Introdotta nei rimboschimenti del primo Novecento,
questa fabacea forma in alcune zone una fittissima boscaglia.
Roverella (Quercus
pubescens)
E’ una quercia decidua tipica della fascia
submediterranea: indifferente al tipo di substrato, cresce di preferenza in
posizioni bene esposte.
Stereocaulon
vesuvianum
Questo lichene si osserva sulle lave del 1944,
traversate dalla strada che sale da Ercolano alla base del cratere.
Valeriana
rossa (Quercus pubescens)
Cresce sui muri, nelle crepe e nei detriti rocciosi
questa valerianacea dalle foglie e dal fusto verdi-azzurri che produce fiori
rosa-rossi riuniti in corimbi.
Betulla
(Betula pendula)
Questa specie pioniera e consolidatrice del terreno,
si può osservare nell’Atrio del Cavallo, nella Valle del Gigante e sui Cognoli
di Sant’Anastasia sulla cresta sommitale del Monte Somma. Continua – 9.