Ma in un’arte i Celti soprattutto eccellevano: la lavorazione dei metalli. Padroneggiavano la fusione del ferro dolce con risultati che furono perfezionati solo 2 mila anni dopo, verso la fine del 1800, ottenendo lamine sottilissime senza bisogno di laminatoi. Furono i primi a ricorrere al mercurio, ricavandolo per distillazione, per stagnare o argentare oggetti in rame. Per gli oggetti in ferro battuto, molto richiesti da Greci e Romani, si può parlare di vera e propria esportazione. E le armi? Molto dell’armamento tipico del legionario romano era di origine celtica, l’elmo per esempio.
Donne “capitaliste”
Il territorio di una tribù era generalmente esteso: apparteneva alla comunità, e non ai singoli. Era organizzato in diversi insediamenti, costituiti da villaggi o fattorie isolate, uno dei quali, che sarebbe diventato una città (come Mediolanum-Milano, o Lutecia-Parigi), era scelto come centro della difesa comune e sede delle attività commerciali e religiose. La società celtica non era maschilista. Il contratto matrimoniale prevedeva una divisione dei beni tra i membri della nuova coppia e la donna poteva disporre in proprio di “capitali”, come i capi di bestiame. Poiché al numero dei capi corrispondeva il prestigio sociale, donne molto ricche giunsero anche ad essere elette regine. Il marito poteva essere scelto dalla donna e il matrimonio non era mai stipulato senza l’assenso della sposa.
L’omosessualità maschile era molto diffusa e accettata naturalmente, un fatto comune ad altri gruppi guerrieri dell’epoca classica (basti pensare ai legami sentimentali degli eroi dell’Iliade).
Secondo le descrizioni dei contemporanei, i Celti erano molto puliti e ben curati e indossavano vesti molto sgargianti e colorate, antenate del tessuto “tartan” scozzese. Oltre ai pantaloni che chiamavano bracae, famose e comode erano le scarpe in cuoio, molto esportate in tutto il mondo antico.
Pazzamente appassionati di gioielli, uomini e donne portavano al collo il torquis, un collare in metallo più o meno prezioso.
La struttura tribale, condizionata dall’aristocrazia guerriera, impedì ogni possibile formarsi di federazioni stabili e durature sotto un’autorità unica, capace di creare un vasto impero. Così la fase espansiva dei Celti si esaurì definitivamente tra il II e il I secolo a. C., di fronte all’ostacolo rappresentato dai Romani (che compirono genocidi e deportazioni, in Italia e in Francia, contro le popolazioni celtiche) e dalle popolazioni germaniche provenienti da oriente, contro le quali i Celti non opposero resistenza compatta.
Tra tutti gli insediamenti celtici in Europa, l’unico che riuscì a mantenere intatti i caratteri originali fu quello degli Scoti e Gaeli delle isole britanniche, parte dei quali fu spinta, dal V secolo d. C., dall’invasione degli Angli e dei Sassoni, a rifugiarsi nella penisola di Armorica che da allora fu chiamata Bretagna (nell’odierna Francia). In particolar modo i Gaeli, abitanti dell’Irlanda, pur subendo l’influenza di Angli, Sassoni e Vichinghi, serbarono una forte identità culturale. E l’Irlanda è oggi il solo Stato in Europa a maggioranza celtica, e l’unico diretto erede di quell’antico gruppo di popoli. Continua