Miti – Saghe e Leggende

I campi ardenti – 3

Ma più di chiunque altro fu Virgilio il più celebre cantore di questi lidi.

Di nascita mantovana e residenza romana si lasciò soggiogare talmente dal fascino dei luoghi leggendari da trasferirsi lungo la costa flegrea rinunciando ai lustri della Roma dei Cesari dove egli possedeva case e terreni.

L’amore per questa terra che lo adottò e lo mitizzò come un mago ed un sacerdote più che come un letterato fu tale che egli la scelse come sua ultima dimora.

Da Virgilio agli antichi greci e romani il passo è breve.

Qui, storia, miti, leggende, si intrecciano in maniera indissolubile con la natura del posto. E’ questo il fascino maggiore che, dai primi segni della civiltà ellenica, ci è stato tramandato inalterato nelle migliaia di secoli trascorsi fino ai nostri giorni.

I Greci che vennero a fondare Kyme (Cuma), Dicearchia (Pozzuoli), Neapolis (Napoli), trovarono in questi fumi, in queste alte lingue di fuoco, in questa terra inquieta la giustificazione e l’ambientazione di molti dei loro miti.

La maggior parte dei racconti ambientati in questi campi ardenti riguardano tre figure: Eracle, l’eroe greco per eccellenza identificato poi dai Romani con Ercole; Odisseo (conosciuto anche come Ulisse) ed il troiano Enea, fondatore della stirpe romana.

Gli episodi legati alla figura di Ercole sono due: la Gigantomachia, ossia la lotta tra Zeus ed i Giganti e la costruzione della via Herculanea, la diga artificiale tra il lago di Lucrino ed il mare, in occasione del suo passaggio con gli armenti presi a Gerione, decima delle dodici fatiche a cui l’eroe fu condannato.

 (Nell’antichità si riteneva che nel tempio di Apollo a Cuma fossero conservati i resti del cinghiale di Erimanto, la cui cattura, come quella degli armenti di Gerione, era contemplata nella celebre saga. Le fatiche di Ercole, nell’ordine furono: la lotta con il leone di Nemea; l’uccisione dell’idra di Lerna; la cattura del cinghiale di Erimanto; la cattura della cerva di Cerinea; la caccia agli uccelli della palude di Stinfalo; la conquista del cinto di Ippolita; la pulitura delle stalle di Augia; la cattura del toro di Creta; la cattura delle cavalle di Diomede; la cattura dei buoi di Gerione; la conquista dei pomi d’oro delle Esperidi; la cattura di Cerbero.).

Circa la Gigantomachia, la maggior parte degli autori ha voluto identificare Flegra, la località dove si svolse la mitica battaglia, col territorio cumano.

Secondo Diodoro Siculo, Ercole, “avendo al suo fianco gli Dei dell’Olimpo combatté contro i Giganti, li sconfisse e pose la terra in coltivazione”. Questi, erano esseri mostruosi che avevano tentato di deporre lo stesso Giove sovrapponendo montagne su montagne per poi lanciare dall’alto di quelle alture alberi, pietre e tizzoni ardenti contro il cielo:

“… E scagliavano pure contro quelli tali scogli, che parecchi di essi ricadendo sulla terra formavano alti monti, ed isole se piombavano nell’acqua con orrendo tonfo.” (Ovidio)

“Giove stesso sbigottito chiamò in soccorso gli altri Dei, e tanta battaglia fu guerreggiata sopra i Campi Flegrei” (Omero). Continua domenica prossima.