L’Islanda
L’Islanda è una terra primordiale: ghiaccio, fuoco, tanti geyser e pochi abitanti che non hanno cognome e come stufa un vulcano.
L’Islanda è lambita dal Circolo Polare Artico. Reykjavik è la capitale più a nord del mondo. La sua temperatura media è di 0° C d’inverno e 10° C d’estate.
Volando con la fantasia, come in un sogno, mettete di svegliarvi una mattina con una strana sensazione di calore, innaturale per un giorno di gennaio. Mettete di andare alla finestra e di accorgervi che fuori, proprio tra le case, si è aperto un cratere che butta lava rovente. Mettete infine che l’eruzione vada avanti per sei mesi. Che fate? Ve ne andate per sempre?
Gli abitanti di Heimaey, un’isoletta a sud dell’Islanda, nel 1973 fecero tutt’altro: felici di aver scoperto che sotto le loro case c’era un vulcano attivo, attesero che la lava si placasse, poi costruirono un grande impianto di riscaldamento, usando il cratere come caldaia.
In Islanda eventi simili non capitano tutti i giorni, ma non sono nemmeno rari. Infatti in quel Paese, lambito dal Circolo Polare, lave e crateri sono dappertutto: come i ghiacciai, le cascate o le colonie di uccelli che animano le scogliere con milioni di nidi. I crateri attivi son ben 55, cui si aggiungono fenomeni vulcanici secondari: solfatare, fumarole, sorgenti calde e quegli spettacolari getti d’acqua bollente che in tutto il mondo si chiamano geyser perché il primo fu visto qui, in una località di nome Geysir.
Anche la capitale si trova in una zona di fumarole: proprio perciò si chiama Reykjavik, cioè “Baia de fumo”. I vulcani più famosi sono due: l’Hecla, un colosso di 1491 metri a sud-est di Reykjavik, e lo Snaefellsjokull, un cono ghiacciato dove Jules Verne fece iniziare il suo Viaggio al centro della Terra.
Altri vulcani sono ben nascosti sotto il mare o sotto i ghiacciai: negli anni sessanta del secolo scorso una colata subacquea creò dal nulla una nuova isola, Surtsaey; e nel 1996 un cratere entrò in attività sotto il Vatnajokull, un ghiacciaio vasto come il Friuli. La lava sciolse il ghiaccio in profondità, formò un lago nascosto che poi fece esplodere la crosta gelata sovrastante e dilagò fino al mare, distruggendo tutto su un fronte di 20 chilometri.
Un mondo ostile? Si e no: la verità è che l’Islanda è una terra primordiale, dove la natura si esprime in tutti i modi possibili, dai più terrificanti ai più delicati.
Appena le colate si placano, sulla loro lava sbocciano fiori pionieri: sottocosta nuotano merluzzi e balene; e dove il Vatnajokull si butta in mare, tra gli iceberg giocano le foche. Alberi e mammiferi terrestri sono rari, gli uccelli invece dilagano con milioni di individui e 230 specie. Nessun Paese europeo può vantare un’avifauna così ricca: sulle falesie regnano gazze marine, urie e pulcinella di mare; le spiagge sono feudo di candide sterne; in mare nuotano edredoni, smerghi e morette.
In questa strana isola di ghiacci, di fuoco e di piume, vive il popolo più rado e più isolato d’Europa. Le cifre parlano chiaro: l’Islanda intera conta solo 270.000 residenti (meno del comune di Bari) su una superficie uguale a quella di tutto il Nord Italia. In teoria la densità è di 2,6 abitanti per chilometro quadrato, cioè la metà che nella desertica Arabia Saudita; ma in realtà è ancora più bassa, perché un islandese su tre vive fra Reykjavik e immediati dintorni, quindi il resto del Paese è praticamente disabitato. Tutto ciò nonostante la natalità sfiori il 16 per mille, l’indice più alto d’Europa, più del doppio di quello italiano. Continua.