Animali da compagnia – Il comportamento del Gatto domestico – 3

Gatto accaldato alla ricerca di un po’ di fresco

Per intimorire un Cane o un grande Carnivoro che lo sta minacciando, il Gatto ricorre alla notissima tecnica di inarcare il dorso e arruffare il pelo del dorso e della coda che tiene rivolta leggermente di lato, in modo da apparire al nemico più grande di quanto sia in realtà; tale impressione è accentuata anche dal fatto che il Felino si dispone parzialmente di lato rispetto all’avversario. A rendere più intimidatorio tale atteggiamento, che ricorda quello di imposizione di taluni Pesci, concorre una ben precisa mimica: le orecchie vengono appiattite, gli angoli della bocca tirati all’indietro, il naso arricciato, mentre un brontolio leggero, ma inequivocabilmente minaccioso, sale dal petto dell’animale e si trasforma a poco a poco in un soffio rabbioso; le fauci vengono allora spalancate e i canini scoperti, mentre il naso diviene sempre più increspato.

Questa mimica minacciosa, che di per sé ha senza dubbio uno scopo difensivo, si osserva con particolare frequenza quando un Gatto si trova inaspettatamente davanti un grosso Cane, prima di poter fuggire; se questo, nonostante il minaccioso avvertimento, si fa ancor più vicino e supera la “distanza critica”, il Gatto non fugge, ma passa all’attacco, e lanciandosi sul Cane comincia a graffiarlo sul muso con gli artigli e con i denti, cercando di colpirlo nei punti più sensibili, possibilmente sugli occhi e sul naso. Se l’avversario indietreggia, sia pure per un istante, il Gatto approfitta regolarmente di questa momentanea pausa per darsi alla fuga: il breve attacco è dunque un semplice mezzo per sottrarsi al nemico.

Tuttavia, quando una femmina ritiene che i propri piccoli siano minacciati da un Cane, l’aggressività del Felino si manifesta allora in un caratteristico atteggiamento di minaccia: in simile eventualità, la Gatta non esita infatti a lanciarsi contro il nemico anche da una distanza superiore a quella critica e, poiché tiene il dorso inarcato e il corpo rivolto leggermente di lato, finisce per avanzare con un’andatura assai singolare, galoppando obliquamente rispetto al proprio asse longitudinale. Non si è mai osservato un simile comportamento in un maschio adulto, se non durante il gioco, senza dubbio perché esso non si spinge mai al punto da essere costretto ad affrontare un avversario fisicamente superiore. Per le femmine che allattano, l’aggressione di un nemico in simili condizioni significa un’incondizionata e completa abnegazione, ma anche la Gatta più dolce, quando viene a trovarsi in tale situazione, è pressoché invincibile: io stesso ho visto imponenti Cani capitolare e fuggire di fronte a un simile attacco, mentre Ernest Seton Thompson riferisce di una Gatta che, nel parco di Yellowstone, mise in fuga e inseguì un Orso finché questo, terrorizzato, non cercò scampo arrampicandosi su un albero (oserei dire che si trattava del famoso Orso Yoghi di Hanna e Barbera che vedevo in tv da ragazzino).

Ancora diversa, e in questo caso viene allora manifestata con atteggiamenti di sottomissione, è l’espressione di minaccia di un Gatto eccessivamente molestato da una persona amica: questo tipo di minaccia repressa, cui si sovrappongono gesti di sottomissione che implorano clemenza, si osserva sovente nelle esposizioni, ove i Gatti vengono a trovarsi in un ambiente estraneo e sono costretti a lasciarsi toccare da persone sconosciute, ad esempio dai giudici. Se questo complesso di condizioni particolari lo spaventa, l’animale si rannicchia su se stesso, appiattendo il corpo fino a farlo aderire pressoché completamente al suolo: le orecchie sono allora minacciosamente abbassate, la parte terminale della coda ondeggia qua e là, e se l’eccitazione si fa più violenta il Gatto comincia a emettere sordi brontolii. In un simile stato d’animo l’animale cerca sempre di coprirsi le spalle, spingendosi con fulminea rapidità sotto un armadio, in un camino o dietro un termosifone; se non trova un rifugio adatto, si rannicchia contro una parete, in modo da rivolgere sempre il dorso al muro, aderendovi con il corpo disposto obliquamente. Tale posizione viene assunta anche quando l’animale deve stare sul tavolo davanti al giudice, e indica chiaramente che esso è pronto a colpire con una delle zampe anteriori l’estraneo; via via che la sua paura aumenta, il Gatto assume una posizione sempre più obliqua e infine solleva una zampa con gli artigli sporgenti pronto a colpire. Se la paura si accresce ulteriormente il Gatto ricorre all’ultima e disperata misura difensiva, sdraiandosi supino, arrotolandosi su se stesso e rivolgendo verso l’importuno tutte le armi di cui dispone. Perfino un esperto conoscitore di questi Felini rimane meravigliato nel vedere con quale calma i giudici tocchino un Gatto che ha spalancato le fauci e sollevato le zampe per colpirli, e che sta emettendo dei sordi brontolii. Sebbene in simili casi l’animale intenda inequivocabilmente dire: “Non mi toccare, altrimenti ti morderò e graffierò”, nel momento decisivo non mette tuttavia in atto la minaccia o, tuttalpiù, in modo limitato e con forza ridotta.

Il Gatto, dunque, non si comporta prima amichevolmente per poi mordere e graffiare all’improvviso, bensì minaccia i giudici per sottrarsi a quelle che considera delle insopportabili molestie, senza peraltro avere il coraggio di rendere effettive tali minacce: questa, in sostanza, è dunque la pretesa falsità del Gatto.

L’allevamento delle forme domestiche non è mai stato operato, come avviene per i Cani, in modo da ottenere razze capaci di assolvere determinati compiti; i popoli asiatici hanno allevato i Siamesi e i Persiani esclusivamente per la loro bellezza e per diletto personale, anche se in Cina si è scoperto un modo del tutto insolito per utilizzare questi Felini: in taluni territori, infatti, gli occhi dei Gatti vengono usati in sostituzione dell’orologio, poiché è possibile calcolare l’ora basandosi sulle dimensioni delle loro pupille. A questo proposito è interessante rilevare che già nell’antica Eliopoli il dio egizio del sole, Ra, veniva raffigurato con le sembianze di un Gatto, e la sua statua, troneggiante nel tempio, aveva le pupille forgiate in modo da dilatarsi o restringersi a seconda della posizione del sole, e quindi da consentire di determinare le diverse fasi del giorno. Continua.

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